il gioco delle tre carte copertina

1° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

2° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

3° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

4° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

5° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

6° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

7° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

8° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

9° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

10° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

Possiedo un patrimonio enorme, ho giocato continuamente in borsa, forte dello sfruttamento di risoluzioni che venivano adottate dai miei stessi governi, e potete immaginare come ogni volta andavo a colpo sicuro.

La politica ai livelli di cui ho goduto io, è equiparabile ad una  fabbrica di soldi.

Ma il denaro e il potere di cui ancora godo, non mi hanno regalato mai, nemmeno una parvenza di felicità, che sto gustando ora che ho deciso di mettere risorse per ribaltare la spirale iniqua che io stesso ho favorito.

Chi, fra trent’anni, leggerà la storia del mondo che mi ha visto protagonista, potrebbe farsi un’idea negativa sulla mia personalità, che ormai ho rinnegato, bene, mi piacerebbe che tra azioni politiche poco etiche, che talvolta ho favorito, ma che altre volte ho reso meno incisive, venga ricordato anche il fatto che ho creato la fondazione che lavorerà a beneficio della gente, con armi finanziarie immensamente inferiori di quelle a disposizione di autentici criminali, ma pur sempre rilevanti.

Per una volta nella storia, potremo contrastarli con le loro stesse armi”.

“Benissimo”, è il momento per Cristiano di venire a contatto con la personalità del Francese.

“Sono contento che, per una volta, denari acquisiti in maniera truffaldina, siano stati messi a disposizione per fini nobili.

In genere succede il contrario, denari guadagnati onestamente diventano oggetto di ladrocinio, e finiscono nelle mani, spesso in maniera forzosa, di finanzieri che hanno tutti i difetti del mondo: io li definisco con due parole, criminali senza sentimenti e cocainomani.

Soprattutto a beneficio di Cristiano, vorrei fare un excursus storico molto sintetico sul cammino dell’umanità.

Mi scuserete, ma è necessario.

La costruzione delle prime società, penso, sia avvenuta in tempi preistorici, quando i nostri predecessori, forse, avevano aspetti più simili alle scimmie che ai nostri canoni attuali di conformazione fisica, bene, proviamo a immaginare i primi ordinamenti di gruppo che animali, dotati di cervello dove predominava la razionalità, piuttosto che l’istinto, hanno messo in piedi.

Io immagino che tale sistema fosse poco democratico, probabilmente dominava chi aveva maggiore forza fisica, ma penso che tale predominio, abbia subito variazioni nel corso del tempo.

Mi piace immaginare che in seguito, con l’esercizio mentale, che per forza di cose, ha giovato all’umanità per il suo percorso successivo, abbiano preso il sopravvento soggetti dotati di intelligenza superiore, che sono riusciti a stabilire priorità comuni, e a capire che le azioni concordate sarebbero state dominanti su chi avesse avuto la sola forza fisica a disposizione.

Posso immaginare che una sola di quelle persone, non avrebbe avuto possibilità contro la forza bruta, e il successivo cammino abbia decretato la convenienza di riunire un insieme di persone ragionanti, che abbiano fatto fare il salto di qualità ad animali che non differivano troppo dagli altri abitatori del pianeta.

Può essere solo derivato da casualità, o forse dal fatto di poter usare il cervello in maniera più consona per trovare soluzioni, ma quei gruppi che si sono formati, composti da elementi che non saprei come definire,  hanno capito che lo stare insieme portava vantaggi a tutti, niente di più, comunque dell’istinto degli animali che prediligevano stare in branco.

Li distingueva dalla totalità degli altri abitatori del pianeta, però, la capacità di costruire oggetti funzionali ai vari scopi, questo fu fondamentale, la sola intelligenza razionale, e non istintiva, il capire che il gruppo sarebbe stato più forte del singolo, non sarebbero bastati, forse, a prendere il sopravvento sugli altri esseri viventi.

Mi piace immaginare che i prototipi delle prime società fossero regolati da meccanismi democratici, e, vista la semplicità del pensiero dei componenti, nessuno mirasse ad ottenere vantaggi personali.

Mi piace immaginare che avessero sentimenti, e se qualcuno si trovava momentaneamente o perennemente in difficoltà, veniva supportato da azioni favorevoli del gruppo.

E si evolvevano, e fin quando i loro obiettivi erano essenziali, indirizzati a soddisfare la fame, o trovare, o costruire posti sicuri per difendersi e trascorrere la notte, penso che la loro democraticità non abbia subito scossoni.

La quantità e la qualità di bisogni primari si dovevano per forza di cose espandere, man mano che capivano che le comodità potevano avere una certa valenza.

Per esempio, perché affrontare lunghi cammini e pericoli alla ricerca di carne, o cibo in generale, se potevano pianificare metodi più comodi, più alla portata di mano, come l’allevamento o il piantare un albero da frutto?

E l’umanità si evolveva, e se prima i pensieri erano rivolti ad azioni essenziali, ora restava tempo per immaginare nuove strade.

Penso che anche in quella fase il cammino di quei gruppi avesse un indirizzo democratico.

Fino a quando possiamo immaginare un cambiamento di rotta?

Secondo me fino a quando non si è verificata l’opportunità di eseguire un’altra pianificazione, che posso immaginare potesse essere, per esempio, tra le altre, l’esigenza di delegare, perché meno dispersivo, a qualcuno, certi lavori specialistici, che so, accendere un fuoco, o costruire archi e frecce, una ruota, o altri attrezzi.

Ciò, potrebbe essere funzionale ad una visione diversa di ciascun componente il gruppo, decretando di fatto la separazione dei compiti.

È ovvio che in qualche modo l’impegno che ciascuno avrebbe avuto all’interno della rudimentale società, li distingueva in un certo qual modo dagli altri.

Mi sembra chiaro che quei processi avrebbero avuto bisogno di concertazione, parola che tornerà prepotente tra qualche giorno.

Ma sopportatemi ancora per un po’, vorrei puntualizzare certe analogie o differenze con la società attuale.

Non sto a perdere tempo su come, in un certo qual modo, abbiano avuto bisogno di inventare un qualche oggetto, che in seguito avrebbe perso conformazioni simili alle attuali valute monetarie.

Processo indispensabile, che però ha decretato ulteriori disparità tra i soggetti.

Posso immaginare che i vari gruppi, avessero scelto valute differenti tra loro, e ciascuno di essi utilizzava la valuta per rendere più comoda la sua vita, e quella della sua famiglia, presumibilmente numerosa.

Penso che si innescassero meccanismi del tipo: “la mia conchiglia è più bella e più colorata della tua”, “ ma la mia è più grande”, oppure: “ti do la mia conchiglia se mi dai quattro galline”, “ no, te ne do tre”.

Oppure: “ho venduto un maiale al gruppo che sta sulle colline, e mi hanno dato questi tre minerali lucenti, se te ne do uno, mi dai dieci galline e dieci conchiglie?”

Era stata messa in funzione la prima borsa valori dell’umanità.

Ma non solo, il fatto stesso che una famiglia possedesse dieci galline in più di quella a fianco, ma meno conchiglie, la invogliava a valorizzare ciò che possedeva, il primo capo famiglia le galline, il secondo, le conchiglie.

Bene, anzi, malissimo, questa fase è la fine dell’ordinamento democratico tenuto presumibilmente in piedi fino ad allora.

Per la prima volta nel nostro cammino appaiono parole che rispondono al nome di egoismo, bisogno di arraffare, imbrogliare il vicino, prevaricare, dominare, conquistare.

Quei soggetti non mirano più ad un comune obiettivo, chi pensa di possedere più del vicino, è invogliato a sopraffarlo, in virtù di una maggiore potenza, che definiamo per comodità, economica.

Avere troppo più del necessario porta anche a questo.

Qualcuno ha capito che da dieci galline, se ne possono ricavare quindici, anche cinque galline in più non hanno tutta quella importanza per i suoi bisogni, ma possono essere messe in gioco per acquisire altro potere commerciale e finanziario, chiamiamolo così.

Allora, fermo restando che la circolazione del denaro, stiamo parlando dei tempi attuali, porti certi vantaggi a chi desidera commerciare, e in fin dei conti non trovo sia una pratica eccessivamente negativa, l’istituzione delle borse azionarie, pur con innegabili possibilità che offrirebbero se fossero utilizzate correttamente, sono il grande strumento per prevaricare, conquistare, e assumere potere, ad esclusiva disposizione di chi ha risorse immensamente superiori a quelle di cui ha effettivo bisogno.

Un cercare continuamente di far soldi dai soldi, soldi da informazioni, soldi da beni materiali.

Uno scoprire che si può vivere senza lavorare, quella è pratica che cedono volentieri al popolino povero, idiota e ignorante, che non chiede altro che venire imbrogliato.

Millenovecentoquarantatre, anno fatidico riguardo al nostro continente, la guerra, se pure non terminata, ha preso connotazioni irreversibili, a livello storico si stanno pianificando i futuri assetti territoriali e strategici del pianeta, ma a noi, per ora, questo non interessa, ci interessa analizzare il mondo, prima dal punto di vista storico, poi economico.

Facciamo un rapidissimo balzo indietro in ambito storico.

Due, solamente due, sono stati gli avvenimenti essenziali che hanno dato un’impronta benefica all’esistenza dell’umanità, entrambi avevano connotazioni teoriche, ma anche pratiche, due avvenimenti nati da due distinti concetti filosofici, gli insegnamenti di Gesù Cristo, e i pensieri che hanno caratterizzato la rivoluzione francese.

La prima ha evidenziato nuovi concetti che spingevano a guardare dentro noi stessi, e capire, in un certo qual modo, che il vivere senza sotterfugi, in maniera naturale, poteva essere utile a ciascuno e alla collettività, ed elevava il povero, chi soffriva, chi era sottomesso, alla stessa stregua di chi dominava, anzi, qualche gradino più su.

Se ci pensate, ciò ha portato benefici, ha fatto capire ai sottomessi che il valore della loro vita non era affatto inferiore a quella dei potenti, e preconizzava un futuro in un’altra dimensione nettamente dissimile dall’ordine di cose del tempo.

Aveva dato una speranza, e in un certo qual modo, aveva unito destini.

Non capisco come certe persone siano aprioristicamente contrarie a considerare la grande funzione che il cristianesimo ha reso evidente, si tratta di una religione, ma anche di un sistema comportamentale personale e collettivo, un valorizzare il sottomesso, fargli capire che può mettersi alla pari di chi domina, non vorrei usare una frase abusata, ma effettivamente il Cristo è stato il più importante rivoluzionario che la storia abbia conosciuto.

Ed aveva enunciato nuovi valori universali, una nuova, fondamentale filosofia, la più coinvolgente, un dare una personalità comune alla stragrande maggioranza dell’umanità, quella sottomessa, farla sentire un’entità, e non solo un’accozzaglia di singoli individui.

La rivoluzione francese, invece, aveva decretato che era possibile, da parte del popolo, per la prima volta, sconfiggere i poteri monarchici e tirannici che avevano fino ad allora sottomesso il mondo, e se pure la storia ha continuato il suo cammino ancora a favore dei potenti, la strada per la povera gente era tracciata, sapevano che si sarebbe potuto lottare per il proprio benessere, era nata ancora una volta la speranza.

Non sarebbe trascorso troppo tempo, da allora, per il naturale evolversi delle cose, e nuovi avvenimenti certificarono che la speranza si era trasformata in democrazia.

Era la fine, in ampi tratti del pianeta, per i poteri assolutistici che avevano fino ad allora dominato il mondo, ai quali però, pur avendo perso potere politico, restava il potere economico, lavorarono continuamente con quello strumento per ristabilire, in altra forma, la conformazione sociale che avevano dovuto abbandonare a malincuore.

E torniamo al quarantatre, già da decenni prima si sviluppavano  teorie economiche che influenzavano i governi, a volte suggerivano guerre, altre volte esplicitavano teorie per creare crisi economiche, altre ancora suggerivano metodi per dare scosse positive all’economia.

Spesso travalicavano i loro confini e suggerivano sistemi politici funzionali alla loro materia, la democrazia, in genere, era per loro uno strumento che rallentava processi economici, specie se in presenza di azioni alla luce del sole, erano come vampiri che preferivano il buio, ma pian piano teorie economiche assumevano rilevanze anche politiche, e le due materie camminarono fianco a fianco, non potevano più essere scisse in due tronconi, non si sarebbe potuto immaginare una materia, se non in presenza dell’altra.

Quell’anno fu pubblicato un libro di un economista del mio paese, dai concetti chiari, ma dagli obiettivi oscuri, ora noi sappiamo che quelle teorie, e le loro evoluzioni, puntualizzate da altri economisti Europei e Americani, erano funzionali al ritorno prepotente dei poteri dispotici, anche se in altre forme.

Furono istituite fondazioni, fatte corpose donazioni, messi a disposizione capitali, tutte azioni volte a diffondere quelle teorie.

Approfittando di quell’inestinguibile conto, fecero si che le loro teorie risultassero dominanti, furono istituite scuole elitarie di economisti che teorizzavano solo i loro concetti, chi non si adeguava veniva emarginato da giornali e reti televisive, avevano infatti pianificato tutto il percorso da compiere, ed erano nelle loro mani la stragrande maggioranza dei canali di informazione e le facoltà economiche.

Successive teorie derivate da quella di fine guerra, teorizzavano sistemi politici favorevoli alla grande finanza, tra gli altri obiettivi c’era la costruzione della comunità europea.

Ricordo le molte azioni politiche, che tu, mon ami, hai messo in atto, per bloccare quell’iniziativa, ma non so se erano supportate da informazioni o dal tuo istinto razionale, fatto sta che la storia ti ricorderà come uno dei pochi statisti e politici europei che aveva visto giusto, e contrastato quel disegno.

Ricordo quanto ti sei battuto per avversare concetti condivisi dalla stragrande maggioranza dei politici del tuo paese, contenti di cedere sovranità politica e monetaria alla comunità europea, in nome del concetto che è utile ampliare confini economici e politici, ma avevi ben capito che la gente non avrebbe tratto alcun vantaggio da quella pianificazione,  anzi, sarebbe stata penalizzata.

A mano a mano che venivano ratificati trattati, gli stati europei perdevano rilevanza, sia politica che commerciale, non ho paura di affermare che l’antico disegno dei poteri assolutistici si è compiuto in quegli anni, quando tu, pur essendo ancora attivo in politica, non avevi più la rilevanza del passato.

Ora il continente è nelle loro mani, conosco i loro nomi, e la loro vita, il loro modo di pensare, e posso immaginare i loro futuri obiettivi, mentre conosco quali strategie stanno adottando in questi anni.

Hanno tra le mani il mondo intero, e non sono necessariamente  tutti Europei, meno di una ventina di loschi individui in tutto, senza cuore, cocainomani all’ennesima potenza, corruttori e perennemente in vacanza, col telefonino sempre a portata di mano, strumento peggiore di mille guerre, che decidono loro stessi, come decidono crisi, strategie commerciali funzionali ai loro sporchi interessi, dai conti in banche di loro stessa proprietà, immensamente superiori al valore della ricchezza che la totalità delle nazioni possiede, governi ed eserciti a disposizione, il traffico di tutte le peggiori espressioni che il genere umano abbia a disposizione, con la predisposizione a monopolizzare tutto, non saprei come descriverli ancora, ma conosco per certa quale sia la loro attuale strategia, già abbondantemente concordata, e parzialmente attuata.

Stanno completando di impadronirsi di tutti i settori primari non ancora posseduti, scelte mirate verso il controllo di tutte le società che forniscono servizi nei settori che ora vi chiedo di elencare, e che sono indispensabili alla vita delle persone.

Cristiano, ti chiedo di illuminarmi sui servizi essenziali di cui non potresti fare a meno”.

“ Beh, direi la fornitura dell’acqua, l’uso di telefoni e computer, l’energia, i trasporti, la raccolta dei rifiuti …”

“Si, hai colto nel segno, tutti servizi inderogabili, aggiungi altri servizi municipali, che controllano strade, parcheggi, biblioteche, enti che potrebbero essere gestiti anche da società esterne, servizi cimiteriali … la tua fantasia può spaziare dove le pare.

Bene, se siete d’accordo, questa sera approfondiremo le nuove situazioni che si sono materializzate nel nostro continente”.

Il primo, proficuo contatto col Francese, è avvenuto, i tre si accomodano per consumare il pranzo, e Cristiano si mette virtualmente da parte, lasciando spazio allo statista, a sua moglie, e al Francese, che hanno molto da dirsi, è convinto sempre più che qualcosa di indecifrabilmente grande li accomuni.

Terminato il pranzo, Cristiano si ritira nella sua stanza, non ha voglia di riposare, mette mano al computer, sa perfettamente che la valenza più significativa che regola il mondo è la moneta, da essa dipende il benessere o il malessere della gente, e se entrasse nell’ordine di idee prospettato dal Francese, ci sarebbe ben poco da stare allegri, ma pensa che comunque le cose siano proprio così.

Avendo una preparazione eccellente in ambito politico, ma solo infarinature in ambito finanziario, si vuole informare delle tendenze che regolano quel mondo, e si avventura in viaggi virtuali informatici, alla ricerca delle stesse, per avere più chiaro il panorama su cui si sta discutendo.

Non vuole subire passivamente le argomentazioni del Francese, e cerca di informarsi quanto più possibile, tra l’altro spulcia le sue attività passate, e si accorge che è stato il più importante economista transalpino, soppiantato dalle nuove, infami teorie neo liberiste che hanno annichilito tutte le altre; nel corso di pochi anni perse improvvisamente tutto il suo prestigio, perché non si volle inchinare alle teorie dominanti, dovette abbandonare cattedre universitarie, collaborazioni con i vari governi, rubriche di quotidiani e settimanali, un  popolarissimo programma televisivo di cui è stato per anni, il conduttore, relegando le sue attività a due soli indirizzi, lo scrivere saggi, per lo più auto pubblicati, visto che l’informazione era tutta nelle mani di chi stava osteggiando, e tenere conferenze, sempre meno affollate.

E mentre, analizzando il suo incedere pubblico, in passato era ben presente in varie antologie evidenziate dal sistema di internet, da una quindicina d’anni, il suo nome è quasi assente, potenza di organizzazioni che creano personaggi fittizi a loro piacimento, tenendo lontani dalla ribalta i loro detrattori.

Vede un mondo costruito ad uso e consumo di ipotetici pastori, con i loro cani da guardia contenti di assecondare il padrone, e tenere sistemate in uno scomodo e puzzolente recinto, le pecore di loro proprietà.

Vede un branco di cani che fanno la voce grossa, ma pronti a scodinzolare soddisfatti quando viene concessa loro un po’ di attenzione, e che si  accontentano delle briciole del padrone.

Bene, ha scoperto che il Francese non fa parte del branco di vigliacchi, e da quel momento non farà resistenza ad assorbirne le teorie.

Decide anche di scrivere un memorandum, sugli attuali incontri, le esperienze vissute, e i prossimi fatti, destinati a vederlo protagonista.

La sera tiene banco, ancora, il Francese.

“Parliamo di comunità europea, e di come abbia fatto a far precipitare un intero continente nell’abisso.

Parliamo di fruizione del denaro, chi non è assolutamente digiuno di economia, sa che una società è florida quando al suo interno circolano quantità di denaro sufficienti a pagare stipendi, costruire ospedali, infrastrutture, alimentare scuole, ricerca, e centomila altri elementi.

Denari messi a disposizione, diciamo anticipati, dallo stato, parlo di stati pienamente sovrani in ambito economico e finanziario, bene, se i conti preventivati su quanta moneta è conveniente far circolare all’interno del suo sistema economico, sono ben fatti, il sistema girerà correttamente, dovrà, prima di tutto garantire la piena occupazione lavorativa, poi tornare alle casse statali, tramite le tasse, non tutto, ma buona parte di esso, e consentire alla gente di avere margini sufficienti a garantire un’esistenza senza troppi problemi, l’allevamento dei figli, un certo risparmio, o un piccolo capitale per le emergenze.

Il complesso gioco dell’economia è tutto qui, avranno influenza anche gli scambi commerciali internazionali, ma solo in funzione alla quantità di moneta che circola all’interno del sistema.

Più denaro circola, all’interno del sistema, più si innescano meccanismi virtuosi, favorevoli sia alla nazione che alla gente.

Prendete per buona la mia seguente affermazione, che potrebbe sembrare errata, ma in seguito vi renderete conto che non sono troppo distante dalla realtà quando affermo che uno stato crea ricchezza, quanto più anticipa denari al sistema economico, cioè in altre parole, quanto più si indebita, e l’equazione a questo punto è definibile in modo semplice: uno stato è tanto più povero quando più i suoi cittadini stanno bene: stipendi adeguati, servizi efficienti, disoccupazione prossima allo zero, edifici pubblici e infrastrutture funzionali, cittadini felici e stato, diciamo così, magro.

Attenzione, però: lo stato si indebita, il sistema, però, composto da persone, aziende e cose, risulta più ricco, la gente ha meno problemi per mandare avanti la sua vita, ed ha risorse sufficienti per pagare tranquillamente le tasse.

Seppure lo stato si è indebitato, la nazione risulta più ricca.

Dal nulla, si è creata ricchezza.

Ripeto il concetto: dal nulla.

Ammettiamo che lo stato, quest’anno, decida di immettere nel sistema la metà della moneta anticipata l’anno precedente, bene, anzi, malissimo, molte persone si troveranno in ristrettezze economiche, aumenterà la disoccupazione, e la capacità di pagare le tasse sarà drasticamente ridimensionata, i cittadini ritireranno parte dei loro risparmi, aziende chiuderanno, e la realizzazione di infrastrutture, risulterà bloccata, il sistema entrerà in crisi, e, se pure lo stato avrà sborsato meno denaro, e quindi ipoteticamente sarà più ricco, le sue entrate, in percentuale, saranno scarse.

Hanno però raggiunto uno degli assiomi della cultura finanziaria dominante, ridimensionamento del debito pubblico, e controllo dell’inflazione.

Secondo loro, ma solo secondo loro, fattori decisivi.

Ecco, gli economisti annidati nelle varie commissioni comunitarie, non eletti democraticamente, piazzati là da poteri nascosti, tramite la banca centrale europea, che è privata, perché composta dalle banche centrali nazionali, per lo più private, hanno decretato che bisognava lasciare alla gente e alle aziende pochi denari a disposizione, in nome di un non meglio definito beneficio che il sistema avrebbe ottenuto dalle due conseguenze dell’azione che hanno compiuto: diminuzione dell’inflazione e tentativo di ridimensionare i vari debiti delle nazioni che aderiscono al sistema euro.

Un metodo per affamare la gente.

Sanno perfettamente, che il debito che tanto combattono, è l’unico strumento, per di più gratuito, che consente una ripresa economica, e il fatto che preferiscano centellinare le monete che circolano all’interno dei singoli stati, rende il sistema asfittico, sanno benissimo che stanno favorendo un disegno criminale per sottrarre risorse e speranze a tutto un continente.

Il debito pubblico non è dei cittadini, ma non è nemmeno dello stato; ammesso che esista un debito, l’affermazione, per essere vera, dovrebbe prevedere un creditore, giusto?

E chi sarebbe il creditore?

Ditemelo voi, io non saprei, e non saprei nemmeno immaginare chi potrebbe essere.

Dal nulla si è creato ricchezza.

E allora perché obbligare milioni di persone a condurre una vita grama?

Assiomi delinquenziali esplicitati dalle teorie di fine guerra, ho l’intima certezza che la costruzione dell’europa, e la sostituzione delle monete di stati sovrani, sia stata pianificata allora.

Disegno nefasto, che porta immancabilmente al declino dell’europa, come lo volete chiamare altrimenti?

I poteri tirannici hanno avuto la loro bella rivincita, hanno anche una carta rilevante da giocare: “siamo in democrazia, ragionate, non siamo più nel medio evo …”

“Di che vi lamentate? Siete uno stato sovrano, no?”

I denari non devono stare in mano ai cittadini, guai!

Potrebbero rialzare la testa, non sia mai!

Spenniamoli, sfruttiamoli, ma senza ammazzarli, fino a quando saranno utili!

Vittoria completa, sono riusciti persino a creare una nuova schiavitù!

Il massimo che potessero ottenere!

Gente costretta a lavori disumani, ad impegnarsi per troppe ore, a non poter godere delle piccole soddisfazioni che una vita regolare può offrire, a ricevere uno stipendio insoddisfacente, disossato da mille servizi irrazionalmente troppo dispendiosi, da tasse inique, imposte pesantemente su beni essenziali, che non dovrebbero essere tassati, la prima casa che svolge il compito di accogliere le famiglie, l’auto indispensabile per il lavoro, il lavoro stesso tassato troppo pesantemente, scuole e salute carenti sotto tutti i punti di vista, stati opprimenti e ingiusti, che tassano i poveri, e lasciano indisturbato chi gioca in borsa, stati che, non potendo immettere risorse economiche, perché hanno delegato ad altri questo diritto, opera tagli dappertutto, tagli essenziali, hanno creato finalmente una nuova schiavitù, in maniera molto più subdola di quando la adottavano in modo palese.

Schiavitù per i dipendenti, ma anche per chi decide di rischiate tutto e mettere su un’azienda, tartassata ancora più pesantemente.

131 SEGUE…

 

 

10° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

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