il gioco delle tre carte copertina

1° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

2° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

3° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

4° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

5° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

6° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

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8° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

9° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

Lei dà disposizioni per la cena, e si assenta; lo statista e Cristiano parlano di argomenti rilassanti, e lasciano per una volta da parte, la politica, il grande vecchio comunica a Cristiano che l’indomani conoscerà molti particolari su una miriade di avvenimenti che hanno percorso la storia della nostra nazione, e che tra due giorni arriverà il suo coetaneo Francese.

La mattina Cristiano è sveglio di buon’ora, in controtendenza all’usanza di alzarsi non al suono della sveglia, ma quando effettivamente si sente sveglio abbastanza da decidere che la giornata può iniziare.

Ha questa abitudine solo quando deve andare alla sua vigna, e quando si trova a casa dello statista, probabilmente le sue altre attività non lo attirano alla stessa maniera.

Stavolta è lo statista che lo trova in cucina indaffarato a preparare il tradizionale caffè.

Un’ora dopo sono nello studio, è arrivato per Cristiano il momento di venire informato dei più reconditi segreti che la storia nazionale nasconde.

“Come ben sai, il conflitto contro gli alleati, durante la seconda guerra mondiale, è terminato con la firma di un armistizio, che ha gettato nella più totale confusione il nostro esercito, alle dipendenze di personaggi inetti che non hanno fatto chiarezza sulle prossime incombenze, disinteressandosi di analizzare fatti a cui sarebbe andato incontro.

Non contribuì a fare chiarezza, era composto unicamente da frasi che elencavano i doveri a cui la nostra nazione avrebbe dovuto ottemperare, probabilmente fu redatto in fretta e furia.

Giudico quei fogli, per come sono stati redatti, come la massima espressione della rozzezza, ma non mancavano elementi di una certa raffinatezza: il controllo di banche e valuta era di competenza dei vincitori, la nostra diplomazia al loro servizio, controllo dei fondi e consegna di qualsivoglia informazione, era stato scritto in italiano e inglese, ma aveva valore solo il testo nella loro lingua.

Ma esiste un altro accordo tra la nazione italiana, e gli stati uniti d’america, molto più particolareggiato e ancora più tassativo riguardo agli obblighi della nostra nazione verso gli Americani.

Quando l’ho letto ho rabbrividito.

È stato firmato lo stesso giorno, e se il primo, quello reso pubblico dopo pochi giorni, si poteva considerare un contratto capestro, il secondo mi è risultato addirittura orripilante.

Primo perché è segreto, e impegna per sempre il nostro popolo ad assoggettarsi al loro volere, secondo, perché contiene norme così assurde che hanno inficiato, e inficiano, la corretta gestione della democrazia.

Non ti nascondo che da allora si può affermare tranquillamente che l’italia ha goduto solo di una sovranità limitata.

Il nostro territorio era, in quegli anni, e anche successivamente, un crocevia di spie, e mentre quelle Sovietiche contavano sull’appoggio di un solo partito politico, quelle Americane potevano scorrazzare in lungo e in largo nel nostro territorio, godevano anche di tutti i tipi di immunità, e della collaborazione dei nostri servizi segreti, che hanno sempre agito prevalentemente al loro servizio, e non al nostro.

Il motivo è semplice, erano abbondantemente foraggiati dagli Americani.

Abbiamo dovuto consegnare loro ampi tratti di territori, dove sono stati piazzati senza ritegno, basi missilistiche, aeroporti militari, poligoni di tiro, basi navali e rifugi per sottomarini, oltre varie strutture che erano funzionali all’attività spionistica dei loro agenti, inoltre erano a loro disposizione innumerevoli supporti logistici e militari che eravamo obbligati a fornire.

Inoltre, quando loro si degnavano di aiutarci in qualche maniera, dovevamo dare grande risalto alla loro generosità, mentre i passi che abbiamo dovuto fare in loro favore, dovevano essere accuratamente nascosti.

Contratti commerciali a noi favorevoli erano pubblicizzati all’inverosimile, mentre nostri acquisti, specie di tecnologie militari, risultavano invisibili.

La paura che nel nostro paese si instaurasse un regime comunista era allora molto reale e temuto, e furono adottate tecniche tra le più disparate per contrastare quell’eventualità.

Gli anni successivi decretarono discutibili alleanze tra i loro servizi segreti, gruppi neo fascisti, banditi e mafiosi, non mancava nemmeno il finanziamento tramite la droga, la faceva da padrona, in quel periodo, il famigerato lsd.

Tutti avevano le tasche piene di dollari, non ultimi, personaggi appartenenti al nostro servizio informativo, spudoratamente al loro servizio.

Esisteva un esercito segreto italiano, che faceva il bello e il brutto tempo, abbiamo inconfutabili prove che quando accadevano fatti oscuri, loro agivano sempre in combutta con gli Americani, fui io a sciogliere e neutralizzare, in seguito, quella così ingombrante presenza.

Gli anni sessanta, tanto per tornare al discorso di mia moglie, giovarono di provvedimenti economici che oggi potrebbero sembrare obsoleti, e si assistette al decollo della nostra economia, lo stato, in quegli anni, riforniva abbondantemente il sistema economico di grandi quantità di denaro, l’economia divenne florida, tutta europa ci invidiava, i più severi con noi erano gli economisti che ci bacchettarono spesso a causa dell’inflazione e del debito pubblico in continua ascesa, ma avevamo riacquistato finalmente la speranza di un futuro migliore, e la popolazione era onorata di far parte della nostra repubblica.

L’economia tedesca, in quegli anni, era drammaticamente, per loro, impossibilitata a contrastare la nostra forza economica, le economie francesi e britanniche si domandavano da dove derivassero i progressi italiani, che a quel punto, venivano definiti come boom economico.

Un nuovo soggetto economico era sorto per contrastare vittoriosamente le loro economie, e toglieva spazio ai loro commerci continentali.

Era nata un’entità da combattere e distruggere.

Corruzioni, tangenti, collusioni dappertutto, nefandezze economiche, nepotismi, ci stava tutto nell’enorme calderone che la nostra economia si poteva permettere di foraggiare, ma almeno la gente progrediva e riacquistava fiducia.

Questo dava fastidio a molti.

Dove sono queste cose, ora?

Restano solo le negatività, ma molto più accentuate; allora le banche assolvevano egregiamente ai loro compiti, le società finanziarie non erano assenti verso la gente e le imprese, il commercio veniva strutturato in maniera organica, non esisteva un settore produttivo che non avesse registrato progressi rilevanti, nel nostro sistema economico circolavano quantità di denaro incredibilmente sostanziose, molto più importanti di quello che effettivamente serviva, in quel periodo la gente si poteva permettere di risparmiare, e riforniva abbondantemente le banche, per realizzare tutto questo un motivo doveva pur esistere.

Si chiama sovranità monetaria, quella che ci è stata espropriata dai burocrati comunitari, almeno per questo non sarò ricordato per lo statista che ha favorito quello scempio.

Ho sempre contrastato apertamente quell’eventualità, e talvolta sono stato accusato di essere retrogrado, ma forte delle considerazioni di mia moglie, che non capiva il cammino che l’europa stava percorrendo, ma ne immaginava le conclusioni: la perdita della nostra seconda sovranità.

E il prossimo passo sarà quello che i burocrati ci imporranno: la perdita della sovranità della gente; già ora, per venire eletti in parlamento, è sufficiente avere buoni contatti all’interno dei partiti, e non necessariamente avere ottenuto la candidabilità attraverso il volere popolare, questo è un sistema oligarchico, mentre io agivo in un sistema democratico, ecco qual è la differenza.

La gente, se non lo meritavi, non ti rieleggeva, ora invece il popolo conta meno di niente.

E passiamo agli anni tristi delle stragi.

Mafie, gruppi neofascisti, spie americane e italiane, al soldo prevalentemente dei governi americani, infiltrazioni politiche pesanti, il piccolo esercito che ho citato prima, interventi di organizzazioni segrete internazionali, e la cosiddetta alta finanza non ne erano sicuramente esenti, un’accozzaglia di tristi personaggi che avevano il solo scopo di destabilizzare la nazione.

Davamo fastidio a qualcuno.

Piazza fontana, milano, siamo nel sessantanove, sedici morti e ottantotto feriti.

L’anno dopo, gioia tauro, su un treno, sei morti e settantasette feriti.

In provincia di gorizia, una telefonata avverte i carabinieri che c’è un’auto sospetta, quando aprono il cofano, esplode, tre di loro uccisi, uno ferito, siamo nel settantadue.

L’anno dopo, a milano, una bomba sulla folla, quattro morti e quarantasei feriti.

L’anno successivo, brescia vede la morte, per un’esplosione, di otto persone e un centinaio di esse, ferite.

Lo stesso anno, treno italicus, dodici morti e una cinquantina di feriti.

Nell’ottanta, alla stazione di bologna, una cifra che fa rabbrividire, ottantacinque morti e duecento feriti.

Quattro anni dopo, su un altro treno, sedici morti e trecento feriti.

Anni di terrore e tentativi di golpe, per lo più portati avanti con approssimazione, ma approssimative non erano certo le tecniche messe in atto, carente era certamente la capacità di ragionare di esecutori e mandanti, rimasti tutti nell’ombra, a parte l’attentatore Friulano.

Ottantanove, cade il muro di berlino, la potenza sovietica si dissolve due anni dopo, gli avvenimenti italiani interessano meno agli Americani, il pericolo rosso, è meno assillante.

Si interessano qua e là di avvenimenti complessivamente meno importanti, tanto per gradire uccidono un politico contrario all’installazione di loro basi missilistiche, o gente particolarmente fastidiosa che non aveva ancora capito chi comanda nel mondo.

Due anni prima del cambio di millennio, un aereo americano trancia i cavi di una funivia, venti morti appartenenti a sei diverse nazioni europee.

In base al trattato capestro siglato nel quarantatre, e ad un altro trattato bilaterale, naturalmente anch’esso segreto, del cinquantaquattro, i responsabili del massacro non possono essere giudicati da tribunali italiani.

Un uomo politico Italiano di rilievo minaccia con forza, l’anno dopo, di rendere pubblici i due trattati, e consegnare certi documenti alla magistratura, è una bolla di sapone che scoppia senza nessun rumore, sono onnipotenti, e i trattati restano segreti, e al popolo Italiano viene negato il diritto di processare i piloti dell’aereo, lo farà un tribunale militare americano.

Anche questo si chiama sovranità limitata.

I vari governi Americani affermano a più riprese che noi siamo i loro migliori alleati, chi è capace di ragionare su una frase del genere, la ritiene una frase particolarmente preoccupante.

Il nostro territorio, accoglie, o ha accolto, novanta bombe atomiche americane, ciascuna delle quali dieci volte superiore alla bomba che ha raso al suolo la città di hiroshima.

Ricordo che la volontà popolare aveva decretato, tramite un referendum, che non gradisce centrali nucleari, figurarsi come può giudicare la presenza di bombe di quella potenza, per giunta straniere, in seno al suo territorio.

Che nome vogliamo dare a questo fatto?

Fai tu, Cristiano, io la chiamo sovranità limitata.

Molto limitata.

Poligoni di tiro in località che prima erano incontaminate, ora sono appestate da uranio cosiddetto impoverito, tanto impoverito che ha decretato la morte di persone e la nascita di ovini con due teste.

Sovranità limitata, certo.

Il segreto di stato imposto per una tragedia aerea, quello di ustica, millenovecentottanta, ottantun morti.

E qui entriamo nel campo di avvenimenti controversi, e forse, in tali fatti, non è stata applicata alcuna risoluzione riferibile ai trattati segreti, o forse si, in ogni caso, su quei cieli, agivano militarmente Americani, Italiani, Francesi e Libici, ma stai certo che la grande finanza occulta ha firmato la regia di altri fatti nostrani.

Stragi di mafia, la comparsa delle brigate rosse, con la sua manifestazione più eclatante, l’assassinio di un importante leader politico, e della sua scorta, l’assurda cifra di novemila bambini spariti nel nulla, i controversi fatti che hanno azzerato parte della mia classe politica, quella più ingombrante, quella che si rifiutava di assecondare logiche lobbistiche, riferibili anche alla nostra partecipazione alla comunità europea, processi che però hanno lasciato in pace il nostro più temuto concorrente al potere, quello forse più integrato con logiche nascoste, perché aveva una struttura che bene o male poteva essere utile a poteri forti, e che pubblicamente cercava di dimostrare la sua vicinanza alla gente, ma segretamente prendeva accordi con la grande finanza internazionale.

La mia classe politica doveva essere messa in condizioni di non nuocere perché aveva margini di azione, che non si concretizzavano sempre a favore di quei poteri segreti, ed effettivamente rappresentava il popolo, perché eletta più democraticamente dell’attuale, e se pur in presenza di comportamenti poco etici, aveva espresso personalità di rilievo, a differenza di questi insipidi personaggi che non possiedono né rappresentatività, né prestigio politico, né intelligenza analitica, autorevolezza e carisma non appartengono al loro dizionario, sono dei vermiciattoli senza spina dorsale, lontani centomila anni luce dalle grandi potenzialità di cui dispone chi è rappresentato da loro, delle sanguisughe ributtanti, personaggi che non sono stati eletti dalla gente, bensì dai partiti, le peggiori espressioni di essi, succubi di teorie nefaste, fossilizzati in concezioni comunicate loro da formulette derivate da concezioni neo liberiste, facilmente applicabili, fornite loro da personaggi, quelli si, che sanno cosa vogliono, tutte teorie inequivocabilmente di destra, una classe politica e finanziaria plagiata pesantemente, che io definisco idiota, non volendo usare la parola criminale, perché non sanno nemmeno loro cosa stiano combinando, le marionette dei palazzi del potere.

Ora tutti i partiti, dico, tutti, sono sotto dettatura dei poteri forti occulti, che hanno capito quali siano i metodi più efficaci per assoggettare interi popoli, e chi li contrasta a livello istituzionale, ha anch’esso una funzione, scaricare le tensioni della gente, che altrimenti potrebbero risultare pericolose; ai miei tempi la gente contava ancora qualcosa, ora no, non conta più nulla, se non agisce, ma di questo ti parlerà, domani, il mio coetaneo Francese”.

Una giornata proficua, per Cristiano, ora può dare un volto a chi ha decretato stragi, limitato la sovranità del nostro paese, la certezza che bisognerebbe svincolarci da alleanze nefaste, pensare ad un nuovo ordine di cose, ora è certo che qualsiasi avvenimento cruento è stato portato avanti da regie segrete, e se pure qualcuno all’esterno di esse, ha commesso azioni delinquenziali, è stato inconsciamente plagiato da questi tristi personaggi nascosti, dalla rilevante capacità di inquinare cervelli.

Ha capito che la crisi attuale del nostro continente è fittizia, e non si sarebbe verificata se i singoli stati avessero avuto la possibilità di adottare provvedimenti in totale autonomia.

E chissà di quante altre novità sarebbe venuto a conoscenza l’indomani, con l’incontro col personaggio Francese.

Se lo trova presentato di fronte, nella tarda mattinata del giorno dopo, alto, magro, lo sguardo penetrante, con atteggiamenti che sembrerebbero analizzare la personalità di chi gli sta di fronte, vestito in maniera elegantemente classica, una minuscola e volutamente non appariscente farfallina al posto della cravatta, un golfino dalla fattura che definirebbe ricercata, e un paio di calzoni gessati che ricordano altri tempi, dai modi di fare che risultano autorevoli, probabilmente ha personalità da vendere, una gestualità che sembra artefatta, ma che invece potrebbe derivare dalla sicurezza personale che dimostra di possedere, e i suoi atteggiamenti sembrano godere di una forza inimmaginabile per un vecchio della sua età, ma la cosa che salta fuori prepotente è soprattutto il suo modo di esprimersi che comunica autorevolezza.

Si abbraccia in maniera che si potrebbe definire più che amichevole con il coetaneo statista, Cristiano ha l’impressione che i due si apprezzino vicendevolmente, saluta poi con modi gentili e fare galante, alla classica maniera transalpina, la moglie dello statista, e finalmente dedica la sua attenzione anche a lui.

“Bon jour, mi chiamo, Jaques, qualcuno mi ha già parlato bene di te”.

“La ringrazio, mi chiamo Cristiano, sono onorato di conoscerla”.

Sono onorato di conoscerla … ma come è potuta uscir fuori quella frase, dato che finora non l’aveva mai pronunciata?

Nemmeno al cospetto dello statista gli è venuto in mente di pronunciare una frase del genere, pensa che non si deve far condizionare dalla personalità del Francese, ma una frase così, uscita spontaneamente, deve farlo riflettere, per non farsi soggiogare dal suo indubbio carisma.

I quattro gustano i caffè che la signora Luisella, questo è il nome della moglie dello statista, è stata felice di preparare lei stessa, discorrono di argomenti estranei alla politica, e Cristiano capisce che i tre si sono incontrati spesso, in passato.

Un’ora dopo sono nello studio, la signora si defila elegantemente, e lascia la compagnia, affermando che deve dare disposizioni per il pranzo.

E allora si comincia a parlare seriamente di politica e sociologia.

“Gli argomenti che dovremo trattare avrebbero bisogno di molto tempo per poter essere analizzati a fondo, ma io mi stanco dopo breve tempo, siate comprensivi, penso che in cinque, sei giorni, discutendo due ore di mattina, e due ore la sera, riusciremo a mettere a punto le nostre strategie, sperando che siano comuni, vi assicuro che il mio cambiamento di rotta, fa leva su convinzioni e concetti nuovi, tu Jaques, ti renderai subito conto che ho finalmente imparato a dare peso ai miei pensieri più intimi, e la figura storica che ne salterà fuori, riguardo al mio cammino politico, dovrà essere stupefacente.

Ho già messo a disposizione di una fondazione, che gestirete insieme, dopo la mia morte, metà del mio patrimonio monetario, che comprende titoli di stato, azioni borsistiche, e quant’altro, più un grande palazzo in questa città, dal valore rilevante, che figurava di proprietà di un prestanome, ma che ora è intestato alla fondazione.

Per una volta, a parte pochi esempi, una fondazione sarà a disposizione di chi farà veramente qualcosa per la gente.

Tu, Cristiano, sei stato scelto perché ho notato che sei attaccato ancora ai valori di un tempo, e sei esente da logiche che cercano di sfruttare il potere per interessi personali.

Tu, invece Jaques, sei sempre stato una persona che ho ammirato per la tua logica lineare, sempre indirizzata verso il benessere della gente.

Abbiamo partecipato tante volte a dibattiti, conferenze, incontri, e quant’altro, che ci hanno visti sempre su posizioni contrastanti, ma sappi che ogni volta che ti incontravo, mi veniva spontanea la voglia di ridimensionare le mie azioni politiche, che in genere andavano contro la gente.

115 SEGUE…

 

 

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