DOVE SONO I FRATELLI D’ITALIA?

di Luca Lauro

Oggi ho avuto questo pensiero:

“Se con un’ipotetica macchina del tempo si tele-trasportasse nel presente Goffredo Mameli, cosa direbbe del suo inno, nell’ attuale anno 2013?

Mameli

Quale Italia vedrebbe dinanzi ai suoi occhi?”

L’Italia è cambiata molto, sia per ovvii motivi interni (dettate da logiche nazionali, legate alle tantissime vicende storico-politiche e socio-culturali del paese) e sia per cause esterne (come ultima, una globalizzazione forzata e imposta da chi cerca di far vincere il pensiero unico affinchè prevalga).

Ci si potrebbe anche domandare se Mameli lascerebbe inalterate le parole dell’ inno, oppure le cambierebbe.

L’inno è stato scritto in un periodo di fervore patriottico (nell’anno 1847, in cui si precludeva la guerra con l’ Austria), ufficializzato poi inno nazionale successivamente nel 1946.

Dopo oltre 150 anni di avvenimenti, ci ritroviamo a vivere una situazione molto delicata del paese, in cui c’è chi è anestetizzato dalle più grandi delusioni della classe politica italiana e ne rimane sfiduciato e inerme, e chi per la stessa delusione, reagisce invece con nervi tesi e rabbia propositiva, cercando di ritrovare da qualche parte, questo amore patriottico per il nostro belpaese.

Voglio qui riportare un verso dell’ inno nazionale, che senz’altro è meno conosciuto rispetto ad altri versi più noti:

“Noi fummo da secoli  
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi. “

Questa parte del poema sicuramente è ancora attuale, poiché questo paese è ancora calpestato, deriso, sfruttato da molte persone, tutti i giorni; spesso quelle persone, le prime, sono proprio quelle al potere, che indegnamente ci rappresentano, e che sembra facciano gli interessi di tutti, tranne che dell’Italia e degli italiani, calpestando anche la nostra costituzione.

bandiera

E allora cosa possiamo fare? In che modo si può ritrovare la nostra unità, la nostra fratellanza, la nostra italianità, in un mondo che cambia così velocemente e che ci porta a confrontarci con la globalizzazione?.

Io credo che si possa affermare, senza demagogia ma con pragmatismo, che non possiamo riuscire a  comprendere gli altri se prima non comprendiamo chi siamo noi stessi: capire il valore delle nostre tradizioni e delle nostre radici, per poi comprendere e rispettare le altre, affinchè possano convivere, insieme e serenamente.

Diverse battaglie sono da portare avanti e non voglio elencarle tutte: è sufficiente semplicemente  pensare all’ importanza di salvaguardare i nostri prodotti, il vero  “made in Italy”, o alla necessità ormai impellente di riprenderci la nostra sovranità monetaria; ma il motivo di questo post è invece quello di soffermarci sulla realtà che mostra un’ Italia divisa e non unita.

Ora è giunto il tempo di uscire da inganni, illusioni, trappole e ideologie che finora hanno avuto solo l’unico scopo del divide et impera.

Ora è giunto il tempo di uscire da fazioni ed etichette quali “destra e sinistra, italiani e stranieri, etero o diversamente etero”.

Uniamo le nostre diversità, le nostre divergenze, per salvare questo paese.

Le diversità sono sempre un confronto e un’ opportunità di crescita, e non sono mai un limite.

Ma ora è il tempo di pensare a quello che a tutti noi ci accomuna: il bene del paese.

Quindi, ad alta voce, io ora grido:

Dove sono i fratelli d’ Italia?

Perché voglio dirgli questo:

<Fratelli d’Italia, l’italia non è sveglia, ma forse si sta destando>.

Luca Lauro

luca lauro

 

 

DOVE SONO I FRATELLI D’ITALIA?
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