European redemption fund, ERF

I leoni del WEB

di Francesco Amodeo

European redemption fundCom’è frustrante capire i meccanismi dei tecnocrati europei e rendersi conto che usano sempre le stesse strategie per ingannare i popoli, quei popoli che continuano a caderci perché non hanno nessuno che abbia la reale volontà di metterli in guardia.
Guardiamo il caso del fiscal compact, quello sconosciuto fino a qualche mese fa ma che in realtà ha dei vincoli che sono gli stessi dal 1992 salvo qualche inasprimento che però ancora non è in vigore. Ora tutti si scagliano contro quei parametri e c’è anche chi promette di stracciarlo ottenendo nel contempo degli eurobond.
State tranquilli, non vi sbracciate, non vi affannate, il fiscal compact altro non è che l’agnello sacrificale gettato in pasto ai media e all’opinione pubblica. È già carne da macello tenuta in vita con lo scopo di far credere ai popoli che saranno stati loro a bloccarlo. Ed ecco che i media aprono le loro porte a chiunque purché racconti che è tutta colpa del fiscal compact purché lo scrivano nei loro programmi. Purché diventi una priorità metterlo in discussione.
La realtà è che il fiscal compact ha già cambiato faccia. Ha già cambiato nome. Ha già cambiato vincoli. Si chiama ERF. Esso prevede anche una sorta di eurobond in modo da permettere agli eurocrati di prendere due piccioni con una fava fingendosi allo stesso tempo pentiti e redenti del vecchio trattato.
Il nuovo fondo infatti si chiama proprio fondo di redenzione a dimostrazione che chi vi sta prendendo per il culo non sono io che scrivo queste cose ma sono sempre loro che ormai la truffa non la nascondono neanche più.
In questo fondo i paesi metteranno i propri assets il proprio oro, e parte della propria fiscalità dove con “propria” si intende ovviamente di provenienza dal popolo ignaro.
Tutto pronto. Ora deve solo scattare la campagna mediatica. Dobbiamo tutti diventare attivi oppositori del fiscal compact. I media hanno trovato il loro nuovo spread. La colpa non è della moneta unica la colpa è che non abbiamo gli eurobond ed abbiamo il pareggio di bilancio. Questo è il messaggio che deve passare. Chi non vuole cadere in questo tranello, chi non vuole essere complice di questa ennesima truffa deve sostenere senza se e senza ma l’uscita dalla moneta unica perché la permanenza nell’eurozona avrà sempre dei vincoli per tenere gli stati legati con un guinzaglio di filo spinato. Cambierà il nome ma mai la sostanza. Allora chi non vuole il fiscal compact chi aspira agli eurobond deve immediatamente chiarire che non accetterà mai che il raggiungimento dei primi due obiettivi passi attraverso qualcosa chiamato ERF. Non è un dettaglio da poco ma qualcosa di vitale importanza da imprimere col marchio a fuoco in ogni programma europeo. Il popolo non può saperle queste cose ma un leader non può esimersi dall’ anticipare le mosse di chi vuol soggiogare quel popolo stesso. Ancora una volta bisogna tracciare una linea netta. Altrimenti ‪#‎vinconosempreloro‬

Francesco Amodeo I leoni del WEB

Francesco Amodeo

European redemption fund, ERF

Un pensiero su “European redemption fund, ERF

  • 1 Maggio 2014 alle 10:07
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    LO DICO DA STUDIOSO DEL DIRITTO DELL’UE: il 20 febbraio 2013, il Consiglio dell’UE, il Parlamento europeo e la Commissione europea hanno raggiunto un accordo su un testo comune, poi approvato dal Parlamento europeo, da sottoporre per l’approvazione definitiva del Consiglio. L’accordo prevede, tra le altre cose, l’impegno della Commissione europea a istituire un gruppo di lavoro (formato da esperti di diritto, economia, finanza pubblica, mercati finanziari e estione del debito sovrano) con il compito di preparare
    un rapporto, presentato il 30 marzo 2014, relativo ai vantaggi e ai rischi connessi alla sostituzione parziale delle emissioni nazionali di debito con una emissione comune, sotto forma di un fondo di Redenzione (redemption fund) o di eurobills. Al fondo di redenzione, proposto originariamente dal Consiglio degli esperti economici della Cancelleria tedesca e di altri Paesi, tranne il nostro, e sostenuto a più riprese dal Parlamento europeo, confluirebbe l’importo dei debiti pubblici dei paesi membri per la parte eccedente il 60 per cento del Pil; il fondo emetterebbe titoli per una durata massima di 20-25 anni garantiti dal gettito delle imposte riscosse a livello interno e da asset (cespiti) pubblici dei Paesi assistiti.
    Gli eurobills, invece, individuano una soluzione alternativa al fondo di redenzione, suggerita dalla Commissione europea per favorire l’integrazione dei mercati finanziaridella zona euro e per stabilizzare i mercati dei titoli pubblici. Gli eurobills avrebbero una durata fino a due anni e dovrebbero sostituire gradualmente l’attuale debito a breve termine dei singoli Stati senza aumentare l’importo complessivo del debito nazionale a breve termine della zona euro.
    A giorni pubblicherò un analisi più dettagliata su quest’aspetto del DERF e degli Eurobills.

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