HELLAS HELLAS, UBER ALLES ?

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di Marco Scarpa

Mentre parla Georghius fa penzolare mollemente la sua gamba sulla parete pietrosa del moletto e i residui della barba ispida luccicano nel sole ormai al tramonto.
Dietro la sua testa verdeggia la chioma imponente del fico, l’unico albero presente in tutta la piazzetta del paese.
“Pare che le banche di mezza Europa si sono messe d’ accordo per comperarci la terra”- mi dice con fare noncurante – “si vede che è il modo attuale di invadere un paese. Una volta se si voleva occupare un territorio si dichiarava guerra.
Oggi ti impongono le regole.
Ti trovi pieno di debiti senza aver fatto nulla di male.
Così o paghi o vendi.”
L’ intercalare di Georghius è aspro, come le pietre dello scoglio che chiude la piccola baia: millenni di roccia vulcanica arrotondata dalle onde alla base, ma ancora aguzza in sommità.
“Ma non mi sembri preoccupato, Georghius.” – obietto – “non ti fa star male il fatto che un domani tutto questo paradiso apparterrà a qualche milionario tedesco invece che alla Grecia?”
La testa di Georghius ruota impercettibilmente e sul suo viso appare un mezzo sorriso, proprio su metà labbra, dalla parte del fico.
“Ma credi che sia la prima volta?
Mio padre e suo padre e il padre del padre di mio padre, tutti abbiamo perso e abbiamo vinto.
Abbiamo perso la terra.
Di qui sono passati tutti.
Anche voi Italiani insieme ai Tedeschi.
Ma prima i Veneziani e i Turchi.
E prima ancora i Macedoni, e prima i Romani, e i Fenici.
Ma noi Greci siamo ancora qui.
Cosa vuoi che importi a me di pagare in Euro, in Marchi, in Lire, in Ducati, in Sesterzi ?
Cosa vuoi che importi a me se devo salutare l’Autorità che passa ?
Passa.
E quando è passata è passata.
Panta rei.
A me resta la barca e la fiocina per andare a polipi.
Anche il sole e il sale restano.
Il mare è sempre blu e il Meltemi soffia sempre uguale.
Io faccio parte del sole, del mare e del vento.
Non faccio parte dell’Autorità che passa.
Come può un capitalista tedesco o belga capire questo?
Non capirà mai.
Tremila anni di cultura pesano più dei soldi.
Lui vede i soldi e sa che con quelli può comperare tutto.
Può comperare.
O può vincere anche le guerre, se vuole.
Più soldi ha, più vince.
Così accumula, accumula.
E insegna ai suoi figli a fare altrettanto.
Ma cosa vince ?
Questo mare ?
Questo vento ?
Queste braccia ?
Questa barca ?” – Georghius indica la sua immacolata barchetta con la riga azzurra che dondola compiaciuta venti metri più in là – “Era di mio nonno; è ancora qui che dondola.
A me questo basta perché di questo faccio parte.
Qui può arrivare un soldato con le bombe o un banchiere con i soldi, è lo stesso.
Egli può invadere o comperare.
Può pretendere che io lo saluti come lui vuole essere salutato.
Può anche cambiare i colori della bandiera.
Ma non farà mai parte di questo.”
Georghius assume una espressione stranamente compiaciuta, come se non gli importasse nemmeno di avermi parlato, come se io non fossi lì a perdermi con lui nella luce dorata del tramonto.
Mi sta facendo sentire improvvisamente solo, in un paradiso terrestre di cui anch’io non posso far parte.
Io non provengo dall’Europa del latte della birra e dei wurstel.
Dentro di me si mescolano le fragranze delle Alpi con quelle del Mediterraneo, tuttavia comprendo che non faccio parte di quelle pietre e di quel vento.
Anche io sono stato un invasore, come Italiano, come Veneziano e prima ancora come Romano.
Anche io sono stato padrone di quella isola, ma oggi non lo sono più.
Né in realtà lo sono mai stato.
La terra è di chi ci nasce sopra, sempre.
Mi allontano.
Georghius sembra assopito.
Il mattino seguente lascio l’ isola sulla mia barca.
Passando a dritta dello scoglio fuori del molo lo rivedo, all’opera ritto sulla sua barca con il lungo manico della fiocina che luccica.
Mi manca il coraggio di salutarlo e un vago senso di vergogna si impadronisce di me.
Mi vengono in mente i formaggi e i wurstel miscelati al sale e ai polipi.
No, no.
Portami via, barca !
Portami via di qui, presto.
Non è vero che con i soldi si compra tutto.
Non è vero che la cultura e la filosofia non cambiano il mondo.

Perché la cultura è filosofia.
Perché la filosofia è il mondo degli umani.
Georghius è il degno figlio dei suoi antenati filosofi.
E noi quando riusciremo ad insegnare ai nostri figli che i soldi servono al rispetto reciproco ?

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Marco Scarpa

Marco Scarpa

HELLAS HELLAS, UBER ALLES ?

2 pensieri su “HELLAS HELLAS, UBER ALLES ?

  • 21 Luglio 2015 alle 10:55
    Permalink

    Evidentemente in Grecia stanno messi meglio che in Italia, qui Equitalia metterebbe il fermo amministrativo sulla barca, la pignorerebbe e la lascerebbe a marcire in qualche deposito impedendo a Georghius di lavorare e vivere.

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    • 21 Luglio 2015 alle 12:23
      Permalink

      come su facebook…. ehehehehe
      ……ma noi le riforme chieste le abbiamo già in gran parte fatte e le subiamo… loro sono economicamente in crisi più di noi perchè devono essere “stimolati” a farle… capisci a me!

      Rispondi

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