I think tank fondamentali per la politica estera italiana

di Augusto Grandi

girano

Montagnaga di Pine'Se un ambasciatore turco sceglie il convegno di un think tank italiano, in una amena ma piccola località del Trentino, per lanciare un invito all’Armenia in vista della costituzione di un tavolo per la riappacificazione, significa che qualcosa è cambiato nella politica internazionale. Perlomeno in quella gestita dai Paesi che contano sullo scacchiere mondiale. Paesi che apprezzano intelligenze e competenze e disdegnano la retorica dei soliti luoghi di ritrovo di chi ha i galloni ma non ha nulla da dire. Così, a Montagnaga di Pine’, le ambasciate di Turchia, Kazakhstan e Azerbaijan hanno dialogato tra loro e con esponenti delle organizzazioni economiche indiane o con un docente dell’Universita’ di Rabat che invitava l’Italia a riprendersi il ruolo strategico nel Mediterraneo. Su quali basi? Per il docente marocchino si deve partire proprio dalla forza e dalla capacità di un think tank come Il Nodo di Gordio, in grado di far discutere esperti di agricoltura europea mediterranea ed esponenti del mondo alpino, formatori internazionali e profondi conoscitori dei problemi energetici, professionisti che possono aprire all’Italia nuove opportunità in Iran ed operatori culturali in arrivo dalla Francia. Tutti impegnati a discutere ed a proporre, confrontandosi tra loro e con ambasciatori italiani. Senza sprecare neppure 5 minuti per la retorica dei buoni sentimenti e del politicamente corretto. L’Italia, con il convegno del Nodo di Gordio, ha offerto una dimostrazione di capacità e di competenza. Con la creazione di reti internazionali, di rapporti diretti, con la proposta di idee innovative, di nuove relazioni su scenari sempre più vasti. Nell’indifferenza, ovviamente, di chi preferisce continuare con la solita politica del nulla nelle sedi istituzionali o nelle località alla moda.

Augusto Grandi

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