Il business delle armi: affari d’oro in Medio Oriente

di C.Alessandro Mauceri

Notizie Geopolitiche

armiLo scorso anno l’Arabia Saudita ha conquistato il primo posto tra i paesi importatori di armi e armamenti, superando l’India che, per contro, ha più di un miliardo e 200 milioni di abitanti contro i poco meno di trenta milioni di abitanti del Paese mediorientale. A renderlo noto è il Rapporto sulla difesa globale pubblicato dalla società di consulenza IHS, dove si legge che l’Arabia Saudita ha speso in armi e armamenti 6,5 miliardi di dollari, con un incremento rilevante rispetto all’anno precedente.Le vendite globali di armi e armamenti sono aumentate per il sesto anno consecutivo trainate dalle tensioni regionali in Medio Oriente e dalla domanda record delle economie emergenti.
Secondo i dati della IHS ogni sette dollari spesi nel mondo per importazioni militari, uno è stato speso dall’Arabia Saudita. A conferma del trend crescente del mercato delle armi nei paesi arabi anche la performance degli Emirati Arabi Uniti. Insieme le due monarchie hanno importato armi per oltre 8,7 miliardi di dollari, più del valore delle importazioni di armi dell’intera Europa occidentale.
Secondo David Cortright, direttore dell’Istituto di Studi internazionali di Pace dell’Universitè di Notre Dame, il motivo di una simile corsa agli armamenti da parte dell’Arabia Saudita sarebbe dovuta al timore di una prossima svolta geopolitica in Medio Oriente. Di sicuro la performance di Riyadh è segno dei cambiamenti in corso nell’area, tant’è che il Medio Oriente è oggi l’area con il più alto tasso di concentrazione di conflitti dovuti anche al cambiamento del ruolo delle monarchie del petrolio, sia per le cifre dedicate all’acquisto di armi e armamenti, sia per la loro decisione di diventare attori protagonisti nello scenario territoriale; molti paesi arabi non si limitano più a finanziare operazioni e cambiamenti, ma partecipano attivamente e militarmente, come nel caso dei bombardamenti degli EAU e del Bahrein. Di notevole importanza è tuttavia anche la crescita degli scambi di armi in molte zone del mondo, cosa che sta assumendo dimensioni rilevanti e potrebbe cambiare equilibri geopolitici fino ad ora resi possibili dal rispetto (entro certi limiti) degli accordi internazionali per la compravendita di armi. Accordi che, visto quello che sta avvenendo in Medio Oriente, sembrano oggi aver perso ogni valore.
Scontri, guerre e conflitti che sono costati solo lo scorso anno sono costati 120 miliardi di dollari, stando alle stime del Paramount Group, il 12% in più rispetto l’anno precedente.
Una situazione che certo non dispiace agli Stati Uniti d’America, stabilmente in testa alla classifica dei Paesi esportatori di armi e armamenti (da soli gli Usa gestiscono un terzo del mercato a livello globale, con un guadagno che, ogni anno, supera i 21 miliardi di dollari). E tra i maggiori acquirenti degli Usa ci sono proprio i Paesi mediorientali che, lo scorso anno, hanno lasciato nelle casse delle imprese americane produttrici di armi 8,4 miliardi di dollari, due miliardi in più dell’anno precedente. In questa classifica l’Italia occupa attualmente il sesto posto, dopo Usa, Francia, Regno Unito e Germania, seguita da Israele, Cina, Spagna e Canada. E l’italiana Finmeccanica è al decimo posto tra le aziende esportatrici globali.

C.Alessandro Mauceri

CAlessandro Mauceri

Il business delle armi: affari d’oro in Medio Oriente

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.