Il dialetto non ha un colore politico!
di Gabriele Garzoli
E’ un patrimonio comune di cui bisogna esserne fieri tanto quanto il rispetto e la difesa del proprio territorio. L’aspetto animale dell’uomo si identifica con le varie differenze della comunicazione verbale e il modo di segnare il proprio territorio di caccia, la difesa della propria razza e delle proprie tradizioni. Sia ben chiaro una volta per tutte che coloro che confondono la libertà con la licenza sono i veri razzisti in qunto creano spazi negativi che interferiscono con l’equilibrio preesistente, sulla continuità e le costanti della tradizione. I valori come l’ospitalità, la solidarietà, la tolleranza e l’accettazione non devono favorire spazi intermedi che giustifichino: l’invasione selvaggia, le pretese, le presunzioni e le imposizioni di una controparte che si stabilisce in casa tua. Qualora si accentuino le richieste incondizionate da parte dell’ospite in termini culturali subentra il razzismo. Reazione più che giustificata e non come viene abitualmente descritta da qualche asino patentato attribuibile al differente colore della pelle o dalla provenienza. E’ chiaro che l’ospite deve adeguarsi, diversamente stia a casa sua e non pretenda di essere accolto e aiutato. Quando sessant’anni fa andai a Milano, 75 chilometri in linea d’aria, con i veneti venni trattato peggio dei “ Mandarini “. Mi adeguai e mi attivai imparando il dialetto e le abitudini locali. Non costruimmo il ghetto piemontese . quando ritornai a casa dopo quarantenni mi riadeguai con fatica alla mentalità e alle tradizioni locali, valorizzando quanto di positivo poteva esserci. Questo significa essere figli del proprio territorio. Quando qualche stupido mi da del fascista o del razzista mi sento onorato del titolo perché ho a che fare con una controparte che usa a sproposito questi termini in quanto denuncia la propria pochezza culturale e la scarsa educazione alla vera ospitalità. Se ho tanti amici meridionali di vecchissima data ci sarà un motivo! Nella mia grande famiglia hanno convissuto soggetti di tutte le estrazioni politiche, ma che non hanno mai litigato per le diverse appartenenze. Democristiani, comunisti, socialisti, liberali e fascisti si rispettavano e davano del loro meglio. Io difendo la storia e la buona fede. La gestione del potere da sinistra a destra ha sempre prodotto santi e diavoli, pertanto chi difende a spada tratta una propria posizione come simbolo di onestà, correttezza e giustizia è solo un piccolo uomo sprovveduto. Io mi autorappresento e mi sforzo di dare ai figli e ai nipoti un esempio di correttezza e pulizia mentale frequentando persone degne di stima e di rispetto, indipendentemente dal loro colore politico. Tanto di cappello a Berlinguer e ad Almirante! Oggi tanto di cappello a chi?
Gabriele Garzoli