Il modello americano non è perfetto. Quello che Renzi non ha detto

di  C. Alessandro Mauceri

dazebaonews

bandiera americanaROMA – Per decenni i Paesi europei hanno organizzato le proprie vite copiando quelle degli americani. Fino a non molti tempo fa gli Stati Uniti d’America erano considerati (e, stando alle affermazioni di Renzi durante la sua ultima visita a Obama, lo sono ancora) il modello da imitare.

Il “modello americano”, non è poi così “perfetto”. Almeno stando ai numeri. Numeri come il debito pubblico americano che ha raggiunto la cifra spaventosa di quasi 20 trilioni di dollari (18,153,788,150,890.29). Sembra quasi di leggere un fumetto di Paperone, con la differenza che questa cifra è reale. Eccome. Tanto che per pagare, almeno parte di questo debito,  negli ultimi trent’anni le spese per gli americani sono cresciute in misura sconvolgente. A cominciare dalla pubblica istruzione: i costi sono aumentati del 1200% (dati Bloomberg). Anche la spesa medica è cresciuta: di ben sei volte rispetto al 1978. La conseguenza è che gli americani non possono più permettersi di curarsi. Il modo di gestire la sanità pubblica e i costi di quella privata lasciano milioni di cittadini senza assistenza. Oggi le condizioni dell’assistenza sanitaria negli USA sono simili a quelle di molti Paesi in via di sviluppo. Al punto che, come è stato denunciato in un documentario Remote area medical di Jeff Reichert, alcune ONG, nate per assistere i malati in Paesi in via di sviluppo, sono costrette a svolgere buona parte del proprio lavoro proprio negli Stati Uniti.

Anche disoccupazione e difficoltà nel trovare un lavoro sono preoccupanti: il 50% dei laureati, due anni dopo aver finito gli studi, non riesce ancora a mantenersi e sono costretti a  chiedere aiuti alla famiglia.

A 50 anni dal discorso del presidente Lyndon Johnson che annunciava al Congresso l’inizio della “War on poverty” (guerra alla povertà), a vincere pare essere stata proprio quest’ultima. Durante la presidenza Obama, il livello di povertà ha raggiunto livelli mai visti. Nel 2012, secondo i dati del rapporto Supplemental Poverty Measure, sono quasi 50milioni i “poveri”. Di questi, più di venti milioni vivono in “estrema povertà”. Ma altri cento milioni di persone “galleggiano” appena al di sopra della soglia di povertà.

Una povertà che ha conseguenze pesanti. Secondo i dati dello “Snap”, il “Programma americano di assistenza per la nutrizione supplementare”, nella patria dei fastfood (scelto anche come sponsor ufficiale dell’EXPO 2015 – Nutrire il Pianeta), si allungano ogni giorno di più le file di quanti che chiedono buoni alimentari per i meno abbienti. A confermarlo è anche un rapporto dell’Ufficio per il budget del Congresso Usa (Cbo): nell’anno fiscale 2011 sono stati forniti buoni alimentari a «quasi 45 milioni di americani, circa uno su sette». Un record storico osserva l’analisi dell’agenzia di Washington.

Negli USA la gente non riesce più a vivere in modo “normale”. Nella classifica stilata dalla Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani delle città al mondo con più senzatetto, New York e Los Angeles occupano il secondo e il terzo posto; all’undicesimo posto c’è San Francisco, seguita da Seattle, da San Diego (al quattordicesimo posto), e poi Tampa, in Florida, Chicago, Washington e Baltimora.

Pochi lo sanno, ma in America si stanno diffondendo le tendopoli. Di solito di “tendopoli” si parla in occasione conflitti in Medioriente o di rifugiati. Oggi negli USA esistono centinaia “tent cities” (città-tenda). E il loro numero è in crescita. Sorgono principalmente vicino le grandi città di Stati come Alaska, California, Hawaii e Connecticut. Solo a New York sono state registrate 11.984 famiglie senzatetto, un incremento del 18% rispetto all’anno precedente. Di questi 21mila sono bambini. “New York sta fronteggiando una crisi di senzatetto peggiore di quella dei tempi della Grande Depressione”, ha detto Mary Brosnahan, presidente della Coalition for the Homeless. Un problema che peggiora giorno dopo giorno: secondo alcune stime, il numero delle famiglie senza tetto a New York è aumentato del 73% dal 2002. L’allarme è stato lanciato anche dal National Center on Family Homelessness: il numero di bambini senza una casa continua ad aumentare e la povertà infantile è cresciuta dell’8% l’ultimo anno. Tendopoli a volte completamente abusive che vengono rimosse dalle autorità. Ai “rifugiati” non resta altro da fare che rifugiarsi sottoterra:  solo a New York sono almeno 30.000 le persone che vivono in gallerie decine di metri sotto terra.

Non sorprende che in una simile situazione la criminalità abbia raggiunto numeri spaventosi. Gli Stati Uniti d’America hanno la più numerosa popolazione carceraria del mondo: con meno del 5% della popolazione mondiale, negli USA si trova circa il 25% della popolazione carceraria mondiale. Di questi oltre tremila (dati Naacp National association for the advancement of colored people) sono i detenuti rinchiusi  nei bracci della morte: le esecuzioni capitali nell’ultimo periodo hanno subito una nuova impennata. Gli USA detengono anche il primato per il più alto tasso di “incarcerazione”: circa 751 persone in prigione ogni centomila abitanti. Ben maggiore anche del secondo Paese in questa particolare graduatoria, la Russia (627).

Proprio  il confronto con la Russia, ha dato lo spunto per un recente sondaggio che ha fornito “numeri” sorprendenti. Uno studio del Guardian, riportato anche da Reuters/Ipsos, ha mostrato che un terzo dei repubblicani crede che il presidente Barack Obama rappresenti una minaccia imminente per gli Stati Uniti, più del presidente russo Vladimir Putin e del presidente siriano Bashar al-Assad. Nel complesso, il 20% del campione vede Putin come una minaccia imminente, ma il 18% ha detto la stessa cosa di Obama.

Ma non basta. Un sondaggio Gallup dei mesi scorsi condotto in ben 65 Paesi, ha mostrato che circa un quarto degli intervistati considera gli Stati Uniti come la più grande minaccia alla pace nel mondo.

Al termine del suo viaggio negli USA, Renzi ha detto: «gli Usa, un modello per noi e per l’Europa». Per una volta, c’è da sperare che, anche in questo caso, si sia sbagliato…..

C. Alessandro Mauceri

CAlessandro Mauceri

 

Il modello americano non è perfetto. Quello che Renzi non ha detto
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4 pensieri su “Il modello americano non è perfetto. Quello che Renzi non ha detto

  • 22 Aprile 2015 alle 22:06
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    un’atra conferma dell’errore pacchiano insito nella mentalità capitalistica , il paese capitalista per eccellenza ,preso a modello dal neoliberismo europeo e al collasso . ma quando i sostenitori di quella nefandezza che è il capitalismo capiranno il loro enorme errore?

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    • 22 Aprile 2015 alle 22:55
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      …. ma non è un errore, noi lo consideriamo un errore, “loro” lo considerano un mezzo per radunare e centralizzare il potere e il controllo. Un modo diverso rispetto al comunismo o alla dittatura del singolo, ma con lo stesso fine. Non a caso liberismo per confondere rispetto a liberale. Jak

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      • 23 Aprile 2015 alle 16:13
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        se facciamo caso , da quando c’è obama il debito è aumentato vertiginosamente , e per fare cosa ? il nulla . lui , il nero , ha fatto stampare moneta , ha sistemato le banche e l’economia è ripartita . noi invece ? renzi ha aumentato il debito , ha regalato i soldi ai soliti noti , e ai soliti amici , e non ha stampato moneta . sbaglio ?

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        • 23 Aprile 2015 alle 18:18
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          …. anche perchè non può stampare moneta…. non può fare nulla, solo ricevere ordini! Jak

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