CAlessandro Mauceri

di C.AlessandroMauceri

http://www.dazebaonews.it/italia/fatti-opinioni/item/38039-l-italia-e-diventata-la-patria-dell-ignoranza.html

 

Per strano che possa sembrare, l’Italia, nell’antichità culla della cultura e del sapere, oggi è diventata patria dell’ignoranza.

Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio Perils of Perception, per Ipsos-Mori, la maggior parte delle persone “ignora” la realtà che e non conosce come stanno realmente le cose.

La ricerca ha analizzato le conoscenze dei cittadini su diversi temi di pubblico interesse: dal tasso di disoccupazione agli immigrati, dall’aspettativa di vita alla percentuale di cristiani e di musulmani e molte altre. Ebbene in tutti i paesi analizzati (oltre all’Italia, Polonia, Francia, Spagna, Germania, Belgio, Ungheria, Svezia, Gran Bretagna, Giappone, Corea del sud, Australia, Canada e Stati Uniti), la conoscenza di molti temi di pubblico interesse sono risultate bassissime. Decenni di cattiva informazione e di disinformazione hanno ottenuto i risultati sperati e oggi gli italiani non sanno cosa avviene intorno a loro.
Nel Bel Paese, la gente pensa che il 30 per cento della popolazione sia composta da immigrati, ma in realtà questi sono “solo” il 7 per cento; se è pur vero che l’età media sta aumentando, non è vero, però, come crede la maggioranza degli italiani, che il 48 per cento della popolazione è over 65 (in realtà è solo 21 per cento). Per non parlare di aspetti legati all’economia: la maggioranza degli intervistati pensa che il tasso di disoccupazione sia del 49 per cento (in realtà è circa il 12 per cento).

Una situazione tragica sintomo di una voglia di sapere che in Italia ormai non c’è più. Lo confermano i dati dell’Aie, l’associazione italiana editori, presentati pochi giorni fa alla Buchmesse, la Fiera del libro di Francoforte. Gli italiani non leggono più. E, ma questo non sorprende, i dati peggiori sono manager, dirigenti e politici: più della metà della popolazione (il 58,8 per cento) non legge nemmeno un libro in un anno. Ben diversa la situazione in altri paesi: in Spagna a non leggere è il 37,8 per cento, e il 30 per cento in Francia.

Una mancanza di “fame di sapere” che riguarda anche i “dottori”: oltre un quarto dei laureati dopo aver conseguito il titolo smette di leggere per svago o nel tempo libero. E se si cerca tra i politici e i dirigenti la situazione è ancora peggiore: il 39,1 per cento non legge, nemmeno un volume ogni dodici mesi. Ancora una volta impietoso il confronto con altri paesi: in Spagna e Francia i laureati, i politici e i dirigenti che non sentono il bisogno di apprendere sono meno della metà rispetto all’Italia.

“Un dato impressionante – ha detto Federico Motta, presidente dell’Aie – che porta a una semplice riflessione: viviamo nella società della conoscenza, dove la capacità competitiva del paese risiede nella sua cultura. Con questi dati siamo destinati al declino”.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: politici e manager che leggano così poco sono un problema dato che come ha ripetuto Motta “è questa la categoria che amministra l’Italia”. Ma questo loro “probabilmente nemmeno loro lo sanno”.
Un problema che comincia già in tenera età: i giovani, distratti da social network, programmi tv e discoteche, non sono più stimolati a leggere (e ad apprendere oltre che a crescere culturalmente). “Il tema vero è che siamo un paese che non parte dall’inizio, dalla scuola, dai ragazzi, che non fa crescere la gioventù nella cultura della lettura, e quindi evidentemente non forma un popolo di lettori”, ha sottolineato Mori.

Un problema che pare i politici italiani non comprendano (del resto come potrebbero essendo loro i primi a non leggere): i fondi destinati ai libri e alla lettura in Italia sono sempre di meno e, anche in questo settore il confronto con gli altri paesi è pietoso.
Promesse come quelle fatte da Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario del ministero dei Beni e delle Attività Culturali: “Non si può avere sviluppo civico, prima ancora che culturale e sociale, senza il libro: chi vorrebbe consegnarlo al passato, pensa solo al suo supporto materiale. Non considerando che esso potrà cambiare con il mutare delle tecnologie, senza con ciò esaurire la insostituibile funzione del libro nella civiltà moderna”, sembrano essere rimaste senza attuazione.

Quali saranno le conseguenze di tutto ciò? A dare una risposta è stato uno studio condotto in Francia che ha creato un indice, Youthonomics, per calcolare quali nazioni offrano le maggiori opportunità professionali per i ragazzi tra i 15 e i 29 anni sulla base di 59 parametri. I risultati per il 2015 hanno visto primi in classifica Norvegia e Svizzera. Settima la Germania. Solo 32esima l’Italia su 64 paesi esaminati (ma per alcune voci, come “capacità di accesso al mondo del lavoro” il risultato è preoccupante: i giovani italiani sono quasi ultimi, 62esimi).

Numeri, studi e analisi che dovrebbero far pensare. Ammesso che qualcuno, nelle stanze del potere, legga ancora…..

C.Alessandro Mauceri

 

Italiani popolo di …..ignoranti (secondo certi studi)

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