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di Gabriele Garzoli

Il gioco della vita è spesso basato sulla trasgressione. Nella maggior parte delle volte è promossa dalla paura. Il bambino racconta bugie perché ha paura di confrontarsi con la realtà dell’adulto, in pratica si difende con un mezzo che lui non considera negativo. La distorsione di una realtà, che non modifica ma salvaguarda il proprio territorio, non deve diventare un motivo di punizione esagerata e tanto meno un presupposto di non perdono.

Col passare del tempo lo stesso bambino sviluppa una serie di meccanismi e atteggiamenti mentali che potrebbero favorire la predisposizione al negativo. La nostra educazione non prevede lo sbaglio e pertanto sconfina in un razzismo culturale che chiameremo Emarginazione. Inevitabilmente il soggetto diventerà prima aggressivo e in seguito violento. Non avendo la possibilità di avere un confronto affettivo si rivolgerà all’emotività che inevitabilmente si tradurrà in una distorsione comportamentale.

Spesso determinate azioni sono il risultato di una provocazione voluta dallo stesso per attirare l’attenzione del proprio interlocutore. ( Rubare la marmellata.) Una richiesta più che umana che invece viene giudicata dalla morale corrente come un “ Peccato “. La spirale negativa si completa quando il nostro protagonista viene incarcerato. Privare un qualsiasi animale della propria libertà spaziotemporale che gli permette di esprimersi porta inevitabilmente ad una accentuazione di tutte le manifestazioni emotive. La rabbia sconfinerà nel disimpegno, l’ira in violenza , l’affettività in odio, la paura in terrore.

Conclusione : il carcere come il giardino zoologico annienta l’ospite, lo disattiva completamente. Come tutti gli schiavi una volta liberati non sono in grado di rapportarsi con la realtà normale il carcerato è inevitabilmente destinato a trasgredire. Parlare di ricupero fa ridere se se non si cambiano le modalità di rinserimento sociale. Ecco la mia proposta di adozione può dare una risposta concreta ad un problema che è stato e sempre resterà una incapacità da parte di tutti di imparare a : 1 perdonare 2 comunicare con chi è solo 3 regalare un po’ di affetto . Non intendo per ora entrare nel merito delle condanne in quanto esistono casi particolarmente gravi e difficili da valutare, si prenderanno in considerazione quelle che sono le più ricorrenti.

Gabriele Garzoli

Gabriele Garzoli

La reintegrazione

Un pensiero su “La reintegrazione

  • 29 Gennaio 2015 alle 21:19
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    Pienamente daccordo. L’obiettivo che deve porsi la società verso chi ha “sbagliato” è il reinserimento efficace nella società stessa. Quindi il carcere è inefficace in tal senso, potrebbe essere visto solo come ultima spiaggia e quindi comunque non ha senso un periodo di tempo prestabilito in base al reato ma dovrebbe essere monitorato volta per volta in base al recupero di quella determinata persona.

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