La rubrica Balasso 013

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“Ego te autorizzo a far quel cazzo che vuoi coi miei scripti, cum publicatione sul tuo sito, basta che scrivi che son miei” Firmato Balasso

natalino balasso

Il nostro ristorante ha un servizio rapido. Ha un ampio parcheggio. La nostra forza è il prezzo.
Se proviamo a scalfire la superficie e analizziamo un po’ più in profondità questi slogan piuttosto consueti, a proposito di un ristorante, ci rendiamo conto che è sparito l’oggetto protagonista dell’azione dell’andare al ristorante: il cibo. Nessun cenno al fatto che il cibo sia sano, che abbia ingredienti naturali senza conservanti o che in cucina facciano attenzione all’apporto calorico dei cibi che preparano. Al massimo si cura il gusto, cioè come la nostra lingua e il nostro olfatto percepiscono il cibo oppure si guarda alla forma esteriore; di recente ho sentito un termine che se me lo dicono a cena vomito: impiattamento.
Questo perché si fa leva sul lato emozionale: non vado al ristorante perché devo nutrirmi e nutrirmi bene, vado al ristorante per incontrare gente, per stare con gli amici, voglio stare comodo, non avere problemi a parcheggiare, voglio che i piatti arrivino subito, non importa se un purè che arriva dopo due minuti sia piuttosto sospetto, l’importante è che arrivi subito.
Nella comunicazione è sparito l’oggetto.
Succede spesso.
Io mi sono stufato di sentire la frase “i diritti dei lavoratori” perché è sparito l’oggetto, il lavoro. In genere, quando si parla di diritti dei lavoratori non si allude al momento in cui i lavoratori lavorano, ma ad altri momenti, quando c’è stanca nella produzione, quando ci si ammala. Ma forse che uno che si ammala e non lavora non ha lo stesso diritto a curarsi, non ha lo stesso diritto uno che non lavora a non trovarsi sperduto? Non stiamo parlando forse di diritti che spettano a tutti in quanto esseri umani? Non sono forse diritti di umanità? E un lavoratore non ha forse diritto a non lavorare se è stanco o si annoia?
Mi sono stufato di sentire la frase “la dignità della donna” in un paese in cui le donne valgono meno per statuto sociale e religioso, perché si direbbe che la donna abbia diritto alla dignità in quanto essere debole e non in quanto persona.
Mi sono stufato di sentir parlare della famiglia dagli anticomunisti, perché la famiglia è il più chiaro esempio di società comunista, nella quale ciascuno dà quello che può e riceve almeno ciò che gli serve per soddisfare i bisogni primari e non c’entra un cazzo con i precetti della Chiesa, la famiglia si basa sul fatto che due persone scopano e mettono al mondo dei figli, se ci riescono.
Mi sono stufato di sentir parlare di democrazia della rete. La rete è uno strumento, forse che il telefono è più democratico del fax? In rete c’è democrazia se chi ci va ha uno spirito democratico, se no è una discarica di livori, come mi sembra che sia. Prima di parlare di democrazia della rete sarebbe bene informarsi su cos’è un server, su chi lo gestisce, su cosa vuol dire possedere le password per accedere ai database.
Mi sono stufato di sentir parlare di femminicidio, di pedofilia, quando l’aggravante di questi crimini di fronte all’omicidio e alla violenza è la mancanza di rispetto.
È deludente sentir parlare di rispetto da chi rispetto non ne ha e ti dice: rispetta il mio voto, rispetta il mio credo, rispetta i miei gusti.
Mi sono anche stufato di sentir parlare di bellezza da chi non fa altro che sfoggiare la propria bruttezza interiore ed esteriore. Come posso accettare un discorso sulla bellezza di questo paese da chi ha appena parcheggiato un autocarro davanti al bar e beve veleni colorati mangiando olive delle quali è meglio che ignori la provenienza?
Abbiamo oggi una democrazia con ampio parcheggio, servizio così così e spesso nemmeno a buon mercato.
Ecco, il problema è proprio questo, ci stiamo scannando sul servizio, sul parcheggio, sul prezzo. Ma stiamo perdendo di vista ciò di cui ci nutriamo.

La rubrica Balasso 013

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