La rubrica Balasso 051

Natalino Balasso mi ha autorizzato a gestire una rubrica utilizzando le pubblicazioni della sua pagina facebook.

“Ego te autorizzo a far quel cazzo che vuoi coi miei scripti, cum publicatione sul tuo sito, basta che scrivi che son miei” Firmato Balasso

natalino balasso

 Sbagliano indirizzo, non riagganciano bene il telefono, non si rendono conto che c’è una persona nel luogo in cui si trovano. E la stampa per tre giorni ha parlato di professionisti perfettamente addestrati. Ma anche i professionisti della crisi di nervi non scherzano: per giorni hanno detto che questo è il risultato degli sbarchi di clandestini, mentre i terroristi erano gente cresciuta, se non nata in Europa, frutto più del colonialismo che della clandestinità.
Uno scrittore geniale, Stefano Benni, molti anni fa immaginò in un suo romanzo una società del futuro nella quale sugli schermi era sempre presente una barra. Questa barra indicava il “livello di preoccupazione”. Il livello di preoccupazione era l’indicatore attorno a cui ruotava la valutazione del resto.
In questi giorni Angelino Alfano ha detto che in Italia siamo in stato di massima allerta e persino quelli del 5 Stelle hanno detto che bisognerebbe preoccuparsi di più, diffidando del ministro.
Quando a ucciderti sono i tuoi figli, i tuoi amici, non è questione di massima allerta, è questione di capire come mai i tuoi figli, i tuoi amici, siano arrivati al livello di massima disperazione. L’intelligence fa il suo lavoro, segue le tracce, immagina gli scenari. Ma ci vorrebbe un’intelligence che seguisse gli stati d’animo, che capisse quali prepotenze generano tanta rabbia. Tutta rabbia assoldabile da interessi economici sempre più segreti e sempre più protetti dalla compiacenza delle banche e degli accordi internazionali. Quando qualcuno investe in azioni di roba che non conosce, senza nemmeno chiedersi chi vada a finanziare e a chi vada a togliere, è complice di questa rabbia. E proviamo a chiederci se gli scempi del mondo rurale nigeriano fatto in questi anni dai petrolieri non abbiano generato altra disperazione. Un vestito a questa disperazione si trova sempre. Il fascismo, il comunismo, la religione. E a poco serve l’Ipocrisia di un Paese come l’Italia, che oggi, in tutti i suoi rappresentanti politici, difende la libertà di satira, quando si è sempre distinto per l’arroganza dei potenti nei confronti di chi li critica

La rubrica Balasso 051

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