LE BOLLE FINANZIARIE

prima parte

 

  1. L’introduzione di nuova moneta con inflazione o deflazione dei prezzi.

Storicamente, l’introduzione di nuova moneta ha portato due effetti finanziari decisamente opposti: deflazione o inflazione dei prezzi.

Abitualmente, si è introdotta una nuova moneta per deflazionare i prezzi più per effetto psicologico, che reale. L’esempio più tipico del genere è quello della Repubblica di Weimar quando, a causa dell’ingente inflazione dei prezzi e dell’ormai ingovernabilità del Paese, il presidente Oldenburg offrì il governo ad Adolf Hitler, nonostante questi avesse fallito il colpo di stato del ’29 a Monaco.

A quel tempo l’inflazione era così elevata che il marco tedesco praticamente non valeva più nulla.

Certamente l’inflazione era dovuta alla enorme immissione di moneta praticata dal governo tedesco per pagare i debiti della prima guerra mondiale, e per ricostruire l’economia del paese, ma anche alla crisi finanziaria del ’29. Il costo di un chilogrammo di pane era di ben 250.000 D.M. A Freiburg im Breisgau avevo avuto l’occasione di vedere una banconota dell’epoca da 250.000.000 (duecentociquanta milioni) di D.M., cosa inaudita anche per un italiano, che aveva avuto a che fare con biglietti di banca italiani da diecimila lire (il lenzuolo: così chiamato per le sue dimensioni fisiche). Qualche anno dopo, a Roma in Via Bocca di Leone, dove è stata in attività fino alla fine degli anni ‘90 una mescita di vino, lo scrivente ha avuto modo di vedere una collezione di biglietti di banca storici di tutto il mondo. Qui la mia meraviglia è andata alle stelle perché, pensate, aveva un biglietto di banca del 1932 della Repubblica di Weimar da ben 1.000.000.000 (un miliardo) di D.M. Per risolvere questo inimmaginabile problema, Hitler cerca di trovare, da esperto politicante, il solito “capro espiatorio”, qualcuno o qualcosa a cui attribuirne la colpa. Da sempre il più facile e popolarmente credibile capro espiatorio è stato quello degli ‘Ebrei’ (accusati di cospirazioni da Egiziani, Romani, Veneziani, comuni e sciocchi pregiudizi della gente). Con questa credibile scusa, Hitler ne iniziò la persecuzione per punire il loro peccato.

Con l’introduzione di una nuova moneta si lavora essenzialmente sull’aspetto psicologico per cui tutti credono che, punito il colpevole, e cambiato l’oggetto del crimine, la situazione torni normale.

Per i Romani la moneta aveva un valore sacro di ammonimento. Il termine Monēta era un epiteto nell’antica Roma della dea Giunone, ed alcuni etimologi ne derivano la provenienza dal verbo monēre, “consigliare, ammonire”. Il nome fu applicato anche al tempio della dea, che conteneva il conio. Di conseguenza il termine venne ad indicare anche l’attività di coniazione.

E così fu. Sicuramente anche per la crisi finanziaria in corso, primo o poi, qualcuno additerà un capro espiatorio (la globalizzazione? la fatalità? il terrorismo? la crisi energetica? la carenza di domanda?), tutte sciocchezze cha lasceranno impuniti il vero responsabile: la commistione tra politica e finanza.

L’introduzione di nuova moneta ha avuto effetto opposto in tutti i casi in cui si è cercato di fare “comunella” tra potere politico e finanza (vedi il Granducato di Toscana, il Piano Marshall, il franco francese della Prima Repubblica, che De Gaulle risolse a modo suo, ecc.).

Con l’introduzione dell’Euro si è raggiunto questo secondo effetto. In quasi tutti i paesi europei, ma soprattutto in Italia e Germania, l’immissione della nuova moneta ha generato una inflazione che mai nessuno aveva visto prima (neanche gli Italiani che erano abituati ad inflazione a due cifre). Ma questo livello inflativo è stato mascherato da false rilevazioni statistiche, che lo hanno ignorato, non lo hanno volutamente visto. (occhio non vede, cuore non duole). Il responsabile è sempre lo stesso: la commistione tra politica e finanza.

  1. La commistione tra potere politico e finanza

La commistione tra politica e finanza moderna nasce nella Parigi di Luigi XV e John Law.

Come racconta John Kennet Galbraith1: “Luigi XIV era morto l’anno precedente, lasciando due eredità che sarebbero risultate importanti per Law. Una era il reggente per il giovane Luigi XV: Filippo II, duca d’Orleans era un uomo che combinava un intelletto modestissimo con un profondo autocompiacimento. L’altra era data da un erario sull’orlo della bancarotta e dai numerosi debiti derivanti dalle lunghe guerre e dalla prodigalità del Re Sole nonché dalla dilagante corruzione degli esattori delle imposte cui toccava il compito di assicurare un gettito di entrate allo Stato. Law si propose di cogliere entrambe le opportunità.

Il 2 maggio 1716 gli fu concesso il diritto di istituire la Banque générale, che sarebbe poi diventata la Banque royale, con un capitale di sei milioni di livres. Vi era inclusa l’autorizzazione a emettere biglietti che venivano poi usati dalla banca per pagare le spese correnti dello Stato e per riacquistare il debito pubblico pregresso. I biglietti di banca dichiarati convertibili in moneta metallica a richiesta erano ben accetti. Ma, per il solo fatto di essere graditi vennero emessi in misura sempre maggiore.”

In queste brevi parole di Galbraith c’è l’essenza delle bolle finanziarie causate da commistione tra potere politico e finanza. Il primo, sovrano sul proprio territorio (quindi non soggetto a nessuna altra autorità), autorizza la seconda a feroci nefandezze per tornaconto reciproco.

In Italia, in anni recenti, tutto questo viene riportato in auge da Bettino Craxi, da solo più furbo di tutti gli altri politicanti messi assieme. Per superare l’ostacolo legislativo che prevedeva la copertura finanziaria di ogni legge di spesa, costui rispolvera i titoli di Stato, che benignamente concede di vendere alle banche, con l’obbligo, inoltre, di acquistarne una larga parte, assieme alla Banca d’Italia. Con Craxi il debito pubblico sale enormemente, scoppia il caso “Tangentopoli”, i vecchi partiti politici si riciclano in partiti nuovi. Come in tutti i crack finanziari, anche per quello di tangentopoli si cercano dei capi espiatori. Alcuni pagano (un po’ di carcere), altri si suicidano, altri fuggono (Craxi), alcuni diventano personaggi emergenti, altri diventano addirittura capo del governo (Amato).

Identificati i suddetti capri espiatori (nessuno ha il coraggio di puntare di nuovo sugli ebrei), si fonda la sedicente “Seconda Repubblica”, senza che nulla sia minimamente cambiato. Per salvare il Paese dalla catastrofe il capo del Governo (uno dei tanti che fa carriera con Tangentopoli, emana una legge finanziaria in cui si propone di raccogliere 90.000.000.000 (novantamilamiliardi) di lire in tasse e balzelli, con la scusa di dover riportare il debito pubblico a livelli accettabili dall’Unione Europea. A pagare sono i contribuenti (quelli che pagano le tasse). Nel 1992 la Banque Populaire de Strasbourg pagava un tasso di interesse del 18% su depositi in Lire italiane (immaginate voi a che livello doveva essere la svalutazione di quella moneta. Nel 1992 a causa della speculazione sulle monete (soprattutto lira italiana e sterlina inglese), l’Italia, dopo aver speso ben 150.000.000.000.000 (centocinquantamilamiliardi) di LIT di riserve auree per difendere la moneta, ne chiede la svalutazione ufficiale. Gli Inglesi, che ne sapevano ben più degli Italiani sulle questioni monetarie, abbandonano la difesa della loro valuta dopo appena tre giorni, e non svalutano minimamente. Soros, che a quel tempo era tra i più attivi speculatori, sospirò più tardi sulla “politica finanziaria degli sciocchi” che avevano cercato di proteggere la loro valuta vendendo le loro riserve auree (gettando in questo modo benzina sul fuoco). La svalutazione della lira (sia quella ufficiale, che reale), diminuì notevolmente il costo del debito pubblico italiano. L’obiettivo di contenimento del debito pubblico stabilito da Bruxelles era stato raggiunto.

Le banche, che avevano servito fedelmente il potere politico, ora si aspettano la giusta ricompensa. Una serie di disposizioni normative ne dispone in tal senso. Tutte le banche statali o parastatali vengono privatizzate ed accorpate, con la scusa che per competere in un mercato globale c’era bisogno di più grandi strutture finanziarie. A comprare non sono però i cittadini, ma sempre gli stessi gruppi di interesse.

Questi gruppi devono far capo, in un qualche modo, alla Banca d’Italia, se lo stesso Governatore entra in gioco con i suoi “furbetti del quartiere”, anche perché la sua carica è “a vita”. Alle banche vengono affidati compiti che prima non avevano (intermediazione azionaria, vendita di polizze assicurative, raccolta del risparmio, gestione del risparmio tramite S.G.R. (società di gestione del risparmio). Si vedono cose dell’altro mondo: compagnie di assicurazione e banche unite (le prime creano polizze assicurative senza copertura, e le seconde immediatamente le scontano, creando moneta dal nulla a velocità della luce (operazioni via computer). Chi dovrebbe controllare (Banca d’Italia, certificatori di bilancio quali Standard & Poor’s, Moodies, Fitch) chiudono gli occhi e non vedendo quello che succede, non possono che negarne l’esistenza. Nel frattempo interviene la BIS (Banca per i regolamenti internazionali) di Basilea, che inventa il metodo del “rating”. A questo punto l’operazione criminale è completa. Non sono più certificatori di bilancio ad attribuire il rating (la affidabilità) delle imprese, ma le banche stesse. Come è possibile immaginare che Tanzi inventi da solo una truffa da venti miliardi di euro, e che a pagare siano sempre i soliti sciocchi? Il crack di Madoff è talmente tanto mortificante per quelli che si definiscono esperti di finanza, che si trova anche qui un capro espiatorio: secondo MF lo “Schema Ponzi” messo su da Madoff era “sofisticatissimo” (sic est). Luciano Sgarlata aveva portato circa trenta anni fa lo Schema Ponzi appreso dalla I.O.S. (International Overseas Services), finendoci in galera. Anche qui Galbraith2 dà una bella descrizione di questo fenomeno:

Infine, e in modo più specifico, siamo indotti ad associare un livello di intelligenza non comune con la direzione di importanti istituzioni finanziarie: grandi aziende di credito, banche di investimento, compagnie di assicurazione e società di intermediazione. Quanto maggiori sono le attività patrimoniali e il flusso di reddito controllati tanto più profonda si presume la percezione finanziaria, economica e sociale.

In realtà, gli individui ai vertici di quelle istituzioni occupano quei posti perché, come succede di norma nelle grandi organizzazioni, le loro facoltà mentali erano le più prevedibili e, in conseguenza, dal punto di vista burocratico, le meno ostili per il rivale. Essi sono dunque dotati dell’autorità che incoraggia l’acquiescenza dei loro subalterni e il plauso degli accoliti, e che esclude critiche e opinioni diverse. Sono perciò gelosamente protetti in quella che può essere considerata una forte coazione all’errore.

C’è poi anche un altro fattore. Nella routine quotidiana chi ha del denaro da prestare è oggetto di speciale deferenza, per forza di abitudine, tradizione e, più in particolare, in rapporto alle esigenze ed ai desideri dei mutuatari. Ciò è subito tradotto dal destinatario in una conferma della propria superiorità mentale. Se mi trattano in questo modo, non posso che essere un saggio. Di conseguenza, l’autoanalisi, condizione indispensabile perché via sia un minimo di buon senso, è a rischio”.

3) I “guru della finanza” contro gli “ingordi sciocchi”

Se i più credono ai previsioni dei degni zodiacali, non si capisce perché gli investitori non debbano credere alle previsioni dei guru della finanza. Quella degli ingordi che scioccamente credono anche all’incredibile, costituisce una terza classe di cause che portano alle bolle finanziarie.

Due anni fa una cara amica mi aveva pregato di aiutarla a vendere un immobile (così lo definiva lei) in un quartiere semicentrale di Roma. La pregai di dare un’occhiata al bene e durante la visita le chiesi del prezzo che voleva applicare. Alle mie osservazioni che la richiesta mi sembrava del tutto fuori luogo, risposo: ”mi hanno detto che vale tanto”.

A Milano uno di quei giornali gratuiti in seconda pagina metteva assieme: le previsioni del tempo, l’oroscopo e gli indici di borsa. Nulla di più appropriato per la negazione della verità.

Se alla sciocchezza, intesa come impreparazione a quello che si dice o si fa, si aggiunge l’ingordigia il deterrente per essere infinocchiato raggiunge il massimo. Galbraith definisce questa condizione in maniera estremamente brillante:3

Il denaro è la misura del successo capitalistico. Quanto maggiore è il denaro, tanto maggiori sono il successo e l’intelligenza che lo sorregge”.

Vanni Marchi, non certo bella, vendeva bellezza e previsioni di vita. Per questo è stata arrestata: se non altro perché per quanto riguarda la bellezza non raccontava il vero, altrimenti anche lei sarebbe stata bella.

Tutti coloro che hanno fatto leva sulla sciocchezza o sull’ingordigia della gente non si sono comportati diversamente da come si è comportata Vanna Marchi: hanno venduto previsioni finanziare del tutto false; hanno promesso ricchezza a creduloni che li hanno accettati sia come consulenti che come venditori del prodotto consigliato. Storicamente l’oste non ha mai affermato che il suo vino non è buono, anche se è aceto. Così hanno fatto i produttori e venditori di prodotti finanziari.

CONTINUA…..

Enrico Furia

Enrico Furia

LE BOLLE FINANZIARIE prima parte

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