Andrea

di Alfredo Cosco

Chi mi conosce, sa che le monete locali,e più in generale il campo dell’economia alternativa, è qualcosa che ho particolarmente a cuore.
Affrontare fino in fondo il “senso” delle monete locali, vorrebbe dire affrontare il concetto di moneta, il percorso storico delle monete, la antura della moneta ufficiale e il suo funzionamento. Tutte cose che vanno al di là dei limiti di questa nota. Tutte cose su cui ritornerò in un momento successivo.
Mi limiterò adesso a pochissimi concetti basilari.


Le monete locali sono un circolante locale che si aggiunge alla moneta ufficiale; essendo solo lo Stato in grado di potere fare venire meno nel proprio territorio, l’attuale moneta ufficiale. Un ambito locale all’interno di quello Stato non può sospendere la moneta ufficiale, ma può (entro certi limiti) introdurre una forma di circolante locale che “coesiste” in quel dato territorio insieme alla moneta ufficiale. Ecco perché le monete locali sono dette anche “complementari”; in quanto nel territorio in cui esse operano non sono monete “esclusive”, ma diventano parte di una “massa monetaria” che comprende anche la moneta ufficiale.
Le monete locali possono essere create da un ente locale, e quindi essere di “matrice” pubblico-istituzionale. O essere create da un gruppo di associazioni e di cittadini o da un gruppo di imprese che si consorziano a tale scopo.
Le monete locali possono seguire una ispirazione molto “commerciale”, realizzando, ad esempio, una forma di “camera di compensazione” crediti-debiti, tra soggetti dotati di partita iva. Oppure essere monete “sociali”, che mirano a realizzare una sorta di “cittadinanza sociale” tramite un mezzo che favorisca i bisogni dei cittadini, supporti il lavoro, difenda il territorio, valorizzi i valori locali, dia respiro a un rinnovato senso di comunità.
Anche circa il rapporto con l’euro, le monete locali si pongono in modo differente. Ci sono le monete locali “convertibili”: monete che vengono create e date in base a un “corrispondente in euro”. Ad esempio, chi entra nel circuito, ogni volta che mette 10 euro, riceve (fingendo che una data moneta locale si chiama Giraffa), 15 giraffe, o 14, ecc. Comunque sia le monete locali, in questo tipo di sistema sono sempre un “corrispettivo” di una somma di euro che se non è esattamente equivalente, è comunque non troppo “distante”. Quando poi si vuole uscire dal circuito… si restituiscono, ad esempio, 10 Giraffe, e si ricevono 8 euro. Tutto ciò in modo da favorire l’entrata e sfavorire l’uscita. Come si vedrà nell’intervista, le monete locali francesci sono convertibili, ma su un piano di “convertibilità assoluta” uno-a-uno.
Al lato opposto delle monete convertibili, ci sono le monete “fiat”. Le monete fiat nascono non in base ad un corrispettivo in euro, ma come “valore aggiunto”. Una spesa in euro c’è sempre. Ad esempio per le spese di stampa del buono e per altre questioni tecniche o per pagare il lavoro di qualcuno. Ma non è una spesa corrispondente alla moneta che verrà emanata. Esempio, le “spese vive” (o comunque le “spese inevitabili”) per creare una moneta locale sono, per esempio, 15000 euro, ma quella moneta in quell’anno potrà anche essere emanata per un valore di 200.000 euro. La moneta “fiat” quindi non ha alla base degli euro, in base ai quali nasce, che ne fondano il valore, e nei quali (con tutte le eventuali differenze di cambio) possa essere di nuovo convertita.
Tra le monete puramente comvertibili e quelle non convertibili o “fiat”, esistono pure delle ipotesi intermedie.
E poi, le monete locali possono essere cartacee, o puramente informatiche, o prevedere una sorta di card.
Altro elemento che entra in gioco è il profilo dello “standar etico”. Ci sono monete locali sostanzialmente “neutre”, ovvero spendibili un po’ ovunque, anche nei centri commerciali o con prodotti non territoriali. E ci sono monete locali dallo standard etico elevato. Monete di quest’ultimo tipo non sono spendibili nei centri commerciali e nella grande distribuzione. Sono monete che mirano con decisione a salvaguardare i valori del territorio e la produzione locale. Mirano a contrastare i (non)valori della pura accumulazione e del profitto fine a stessa, per rafforzare i legami sociali e la cooperazione.
Insomma, come si è potuto capire da questa premessa, le monete locali sono un “mondo”. E rappresentano, se ben fatte, uno dei percorsi più importanti che un territorio può fare. Un percorso che può, a sua volta, essere un grimaldello per molto altro.
Quella che segue è l’intervista che ho fatto ad Andrea Paracchini, giovane giornalista di 33 anni che lavora in Francia, anche se ha da tempo il desiderio di ritornare in Italia.
Nel 2013 ha pubblicato un libro -che si può trovare in formato digitale- dal titolo “La rivoluzione del colibrì”, dove ha selezionato una serie di esperienze di economia sociale e solidale che ha conosciuto in Francia e che crede possono essere da stimolo -non per una adesione pedissequa, ma per una ispirazione creativa- anche per un contesto come l’Italia.
Uno dei capitoli del libro di Andrea è dedicato alle monete locali; ed è su questo ambito che ho incentrato una buona parte di questa intervista.
Le monete locali francesi, come si è capito da quanto ho scritto prima, non sono l’unica modalità possibile di monete locali. Ce ne sono anche di molto differenti, come spirito e metodologia di azione, in altri contesti.
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-Andrea quanti anni hai e di dove sei originario?

Ho 33 anni e sono nato Novara.

-Da quando vivi a Parigi?

Da sette anni, dal 2007.

-Per quale motivo eri partito per la Francia?

Mi sono laureato a Bologna e, grazie a una borsa Leonardo, sono partito per Parigi per fare uno stage di sei mesi presso una rivista culturale. In seguito ho trovato un altro stage, di sei mesi, presso un’agenzia che si occupava di sviluppo sostenibile. Durante questo secondo stage, sono sceso in Italia per passare le selezioni alla scuola di giornalismo di Milano a cui sono stato ammesso. Quando, a fine agosto del 2008, stavo per tornarmene in Italia a iniziare la scuola, il direttore della agenzia in cui ero in stage mi ha offerto un contratto di lavoro. E così sono rimasto a Parigi, lavorando in quell’agenzia per altri due anni. E’ stato in quel periodo che ho cominciato ad occuparmi di economia sociale e solidale e di transizione. Ed è lì che ho scoperto le monete locali.

-Come stai in Francia.

Tutto sommato bene, ma vorrei tornare in Italia. Nel 2012 e 2013 ci ho provato, senza riuscirci. Poi, a inizio 2014, sono stato assunto con un contratto a tempo indeterminato in una redazione francese. Ma per me l’obiettivo resta sempre quello di tornare in Italia e per questo continuo a intrattenere le relazioni, nella speranza che qualcosa prima o poi salti fuori. L’esperienza che st facendo in Francia è stata importante, sia dal punto di vista umano che professionale, ma non di quelli che dicono “lasciate l’Italia, all’estero tutto è meraviglioso, tutto è bellissimo”. Mi sembra un atteggiamento senza senso. Trovo strano che ci siano giornali francesi che mi assumono preferendomi a colleghi madrelingua e che invece non riesca a trovare un posto nel mio paese.

-Quando hai pubblicato il tuo libro “La rivoluzione del colibrì”?

A dicembre del 2013.

-Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?

Spesso quando si cercano alternative, si ha l’abitudine a guardare agli Stati Uniti e ai paesi anglofoni, quando invece ci sono società molto più simili alla nostra, come quella francese, nelle quali si sperimentano forme alternative di economia sociale e solidale che, provenendo da contesti più simili ai nostri, sono più facili da “esportare”. Il mio obiettivo era quindi permettere al lettore chi si interessa di economia sociale e solidale in Italia di conoscere una serie di belle iniziative che avevo potuto osservare. Non tanto per dire : “guardate come sono bravi i francesi !”quanto “guardate che cose interessanti si fanno in Francia che noi italiani, che con l’economia sociale ci sappiamo fare, potremmo cercare di riprendere e addirittura migliorare”. Oltretutto, esistono casi di idee e progetti italiani che hanno ispirato i francesi ! Questo è molto positivo : bisogna favorire la circolazione delle buone pratiche.

-Come hai scelto le inziative di cui parli ?

Ho seguito una serie di criteri. Volevo parlare di iniziative collettive piuttosto che dell’individuo con una bella idea o un po’ di carisma. Altro requisito era che fossero iniziative nate dal basso, dai cittadini, tutte locali. Ma che poi non fossero rimaste limitate al loro contesto originario e si fossero diffuse nel resto della Francia.

-Adesso parliamo delle monete locali a cui hai dedicato un capitolo del tuo libro.

Delle monete locali in Francia si parla dagli anni 2000. Prima c’erano state banche del tempo che tutt’ora sopravvivono, anche se un po’ sonnecchianti. Il 2004 rappresenta una data emblematica. In quell’anno inizia la sperimentazione di un progetto di moneta complementare elettronica basata sull’euro e chiamata Sol. Questa moneta è stata sperimentata in cinque territori: Nord-Pas de Calais, Bretagna, Parigi, Grenoble e in Alsazia. Era un progetto molto complesso che prevedeva un aspetto di moneta di scambio per acquisti, una parte era una banca del tempo, e un’altra parte -che non è mai stata realmente attuata- serviva per dare dei contributi sociali (sussidi, aiuto per comprare libri a scuola, mense scolastica dei bambini). Questo esperimento non ha mai veramente preso, nonostante fosse sostenuto coi fondi europei del progetto Equal 2, avesse avuto importanti sostegni e l’appoggio di grossi sponsor dell’economia sociale francese. A Grenoble, la città in cui il Sol funzionava meglio, nel 2009 si erano registrate duemila transazioni in moneta locale a fronte di mille aderenti. In media, fa due transazioni a testa in un anno. Abbastanza per parlare di fallimento.

-Qual è stato, secondo te, il motivo del fallimento di questo progetto?

Le persone non vedevano l’utilità di utilizzare il Sol. Allo stesso tempo, però, i partecipanti all’iniziativa si sono resi conto che non era una cattiva idea e che non era il caso di abbandonarla. Nel 2010 cominciano così a sorgere nuovi progetti di monete locali; spesso promosse da persone che avevano conosciuto il Sol. Il 2010 non è forse una data casuale perché è proprio quando la crisi economica si è fatta più sentire in Francia. Questo clima ha spinto ad interessarsi all’economia alternativa. Allo stesso tempo, Philippe Derudder ha pubblicato on line una guida gratuita per creare una moneta locale da zero. Qualcuno ha cominciato a lanciarsi. I primi sono stati i creatori di una moneta chiamata Abeille (ape, in italiano), nella piccola cittadina di Villeneuve-sur-Lot, nel Sudovest della Francia. Nell’arco di pochi mesi, un’altra decina di iniziative di moneta locale sono nate. Da allora, ogni mese si creano nuove monete locali in Francia. Lo stesso progetto Sol ha conosciuto un nuovo rilancio a partire da Tolosa. Il comune di Tolosa ha finanziato abbondantemente la creazione di una moneta Sol appoggiata all’euro e ne ha sostenuto lo sviluppo con un ampio lavoro di comunicazione e di pedagogia presso i cittadini, per invogliarli ad utilizzare questa moneta.

-Quindi c’è il circuito Sol e il circuito delle monete locali più indipendenti.

Esattamente. Di monete Sol ce ne saranno cinque o sei credo. E ci sono una trentina di monete locali indipendenti e una decina di progetti in corso.

-Quali sono le caratteristiche di queste monete locali?

Tutte queste monete sono molto simili.
Tutte convertibili con l’euro.
Sono tutte a circuito chiuso : bisogna aderire all’associazione per potere utilizzare la moneta.
Sono monete che perdono valore col tempo.
Sono monete “militanti”, ispirate da un certo modello di società.
Tutte mirano a favorire l’economia locale. Fra gli esercizi commerciali e artigianali che possono aderire al circuito non si trovano catene di supermercati o grandi multinazionali ma solo realtà locali. C’è il market bio, il mercato dei produttori, il negozio che vende articoli per la casa in materiale riciclabile. Queste monete si iscrivono chiaramente in un progetto di economia di transizione. Magari non necessariamente 100% locale, perché puoi trovare l’equivalente di una bottega di “altro mercato», perché rappresenta un modello di commercio equo e solidale che è coerente con i valori della moneta. Così come puoi trovare un negozio che produce arredamenti utilizzando materiale di recupero , anche se non tutto il materiale utilizzato viene dal territorio.
Molto spesso ai commercianti che entrano viene proposto di impegnarsi in una specie di percorso di miglioramento etico ed ecologico. Puo’ cosi’ accadere che un commerciante venga escluso dal circuito perché non fa abbastanza per promuovere un’altra economia.
Alla base di ogni moneta c’è una associazione, o un gruppo di cittadini già attivo sul territorio nella promozione dello sviluppo sostenibile: un’associazione ambientalista, un’associazione per la promozione dell’economia sociale. Questo gruppo di cittadini decide allora di aggiungere al proprio arsenale a favore di una transizione economica ed ecologica, un elemento in più, che è proprio quello della moneta locale, per raggiungere i loro obiettivi di trasformazione della società. Non si tratta di fare una moneta per il gusto di farla. La moneta serve a creare un rapporto diverso tra consumatorie e commercianti. Per instaurare un rapporto diverso con l’amministrazione locale. Per mantenere la ricchezza sul territorio. E anche per riflettere, un po’ più assieme, sul ruolo della moneta, della ricchezza, su dove vanno i nostri soldi, come consumiamo. E quindi rimettere in discussione il modello economico dominante.
Sono monete piccole, con poche centinaia di aderenti su una dimensione territoriale volutamente molto ristretta. Piuttosto che espandere una moneta, si preferisce incoraggiare il paese vicino a creare la sua propria moneta. Certo, esistono alcune eccezioni come l’Eusco che è una moneta dei paesi baschi francesi che in un anno ha raggiunto un numero molto alto di aderenti. Ma il paese basco è una realtà con una identità molto forte, si sente un po’ isolato, territorio a sé rispetto al resto della Francia.
Circa gli euro versati, di solito vengono depositati su un conto presso banca etica. Quando questo conto matura degli interessi che servono a finanziare la vita della moneta o progetti sociali.
L’Eusco che ha un volume di soldi molto più importante utilizza il suo conto per fare del microcredito, un fondo di garanzia per il microcredito.

-Che differenza c’è tra le monete in stile Sol e le altre?

La differenza tra le monete in stile Sol e le altre è che nelle monete in stile Sol c’è una partecipazione molto significativa dell’ente locale che a volte è addirittura il motore della creazione. Nelle monete Sol il pubblico è più presente sia in termini economici che in termini di promozione della moneta. A Tolosa, la moneta è utilizzata all’interno di un liceo, per permettere ai ragazzi di comprarsi la merenda, il caffè. Questa implicazione fa un po’ storcere il naso ai promotori delle altre monete, che temono sempre nella presenza del pubblico un rischio di strumentalizzazione e un tentativo di appropriazione. Detto questo, tutte le monete francesi hanno grandissimo interesse a lavorare con l’amministrazione pubblica, per favorire la circolazione. Da anni si discute con l’amministrazione pubblica circa la possibilità di potere pagare in moneta locale alcuni servizi, la piscina pubblica, i trasporti locali. Ma non esiste ancora nessuna municipalità che abbia accettato questo tipo di pagamenti dal momento che i tesorieri comunali rifiutano di mettere a bilancio entrate in moneta locale. Le discussioni rischiano di essere ancora lunghe…

-Quale è la procedura circa la creazione di questa moneta?

Chi entra nel circuito paga una quota annuale di adesione e cambia i suoi euro in moneta locale. Il cambio è di uno ad uno.

-Circa i problemi di accettazione..

I negozianti solitamente sono bene disposti. Il problema è convincere le persone ad usare questa moneta. E’ per questo che si sta lavorando sul piano comunicativo e si dialoga con le amministrazioni pubbliche.

-Dici che ci sono monete con poche centinaia di aderenti..

Sì. Ci si limita a piccolissimi gruppi. Il fondatore dell’Abeille mi ha detto “non ha senso creare una moneta in cui io non conosca le persone che la usano. A quel punto diventa una moneta come l’euro. La moneta deve permettere il legame fra le persone. Io devo conoscere i membri della mia comunità”.

-Come hai percepito questo mondo delle monete locali francesi?

Nel capitolo del mio libro dove me ne occupo, io spiego che all’inizio ero una persona particolarmente scettica nei confronti delle monete locali, di cui avevo sentito parlare già in Italia. Avevo tutti quei pregiudizi che molti hanno su queste cose. Forse anche per via dei discorsi antisignoraggio –un po’ cospirazionisti e pesanti- che a volte si accompagnano alle riflessioni sulla moneta locale. Quindi da una parte ero un po’ scettico sullo strumento moneta locale; dall’altra mi sembrava qualcosa di appartenente ad un mondo un po’ oscuro e settario. Poi ho conosciuto le esperienze di moneta locale francese e le ho trovate molto interessanti per la dinamica umana che innescano.

-Il mondo delle monete locali è un mondo che presenta esperienze anche molto diverse l’una dall’altra:

Assolutamente sì. Nel 2011 partecipai a Lione a un convegno universitario sulle monete locali Curiosamente non c’era nessun italiano. C’erano gli svedesi, gli olandesi, gli austriaci, francesi, dei brasiliani del Banco Palmas. Ognuno aveva un approccio diverso. Ricordo che c’era un belga, per conto di una moneta locale che si chiama Res; una sorta di Sardex, di camera di compensazione. Lui era davvero un commerciante. Era lì per vendere tessere, fatturare il suo prodotto. Una logica molto mercantile. Molti altri invece erano sintonizzati su una idea di moneta come strumento verso una transizione energetica. Verso una idea di società più etica,più giusta, più solidale.

-Come ti sei trovato a partecipare al convegno di tre giorni sulle monete locali organizzato a Matera da Francesco Bernabei?

Francesco, quando ha saputo del capitolo che avevo scritto sulle monete locali, mi disse “effettivamente è una cosa molto diversa. Sarei molto interessato a leggere il tuo capitolo”. Lui aveva sentito parlare del progetto di Nantes. Il convegno di Matera mi ha confermato che il mondo delle monete locali ha al suo interno realtà molto diverse. Noto una grande differenza, circa il modo di intenderle, tra la Francia e l’Italia. Mi sarebbe piaciuto davvero molto che a questo convegno partecipassero anche i francesi. Ne sarebbero uscite dei confronti davvero molto interessanti.

-Grazie Andrea.

Alfredo Cosco

Alfredo Cosco 2

Le monete locali in Francia- intervista ad Andrea Paracchini

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