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di Domenico De Simone

(scritto in marzo 2014)

Leggo sul blog di Paolo Barnard queste “considerazioni” a proposito di Warren Mosler e, incidentalmente, dei texani che ne hanno sostenuto in un primo tempo le teorie e dei gruppi MMT e poi MEMMT che lui stesso ha creato. Sulla MMT, o meglio sulle teorie di Mosler ho già scritto le mie considerazioni in questo articolo dell’anno scorso. Sulla scoperta dei texani e dello strumento unico della Rivoluzione ho scritto tre anni fa in quest’altro articolo. Questo primo articolo era parecchio

polemico, contrariamente alle mie abitudini, ma credo fosse inevitabile. In un certo senso anticipava quello che è successo. Ora che Paolo Barnard è rimasto da solo, tradito sia dai cow boys texani che dal trader Warren Mosler, abbandonati dagli stessi gruppi MMT che aveva creato in tutta Italia e infine buttato fuori dalla Gabbia di Paragone, per la stessa ragione di fondo, ovvero che il potere e i suoi uomini fanno sempre schifo, dovunque li metti, mi sembra giusto scrivergli. Forse, con la testa sgombra dalle lucciole della MMT sarà in condizioni di ragionare.

Caro Paolo, mi dispiace. Anche se in qualche modo te l’avevo detto, comunque mi dispiace. Non me ne frega niente degli insulti che hai elargito a me (a quanto mi hanno riferito) ed a tutti quelli che in Italia, fuori dal pensiero mainstream, hanno cercato di dare un senso alla critica al sistema finanziario ed economico. Spesso scrivendo sciocchezze o banalità, ma almeno ci hanno provato in buona fede e non meritavano di essere buttati tutti nel cesso come hai fatto. Non c’era bisogno di andare in Texas per scoprire comunismo sovietico, bastava farne oggetto di una riflessione meno viscerale e più razionale.

Cosa ti aspettavi da un gruppo di texani che hanno lo spessore culturale di un foglio di carta velina e la profondità di pensiero di un tappo della coca cola? Cosa vuoi che facciano nelle università dei puffi se non impadronirsi della prima ideuzza che gli capita sotto mano e che gli sembra che possa funzionare, per farla propria e costruirci una carriera sopra? Vecchia storia, ne parlava già Lonergan una quarantina di anni fa, e prima ancora Galbraith, Keynes, Pareto e Croce. Ti ha mai sfiorato il dubbio che a questa gente, della sorte di decine o centinaia di milioni di persone non gliene frega un piffero, mentre tengono molto alla propria fottutissima immagine e carriera sostenuta da un ego grande quanto il Colosseo?

Lo stesso vale per Mosler, probabilmente. Come dici, la sola idea di essere accreditato presso il mondo accademico, gli ha fatto completamente perdere la testa. Al punto da rinnegare completamente tutto quello che hai fatto per le sue teorie e le sue idee e buttarti al cesso, più o meno come quel mondo accademico aveva fatto con lui. Cambiano i fattori ma il prodotto non cambia. Continui ancora a sostenere che la teoria di Mosler è quella che salverà il mondo. Non è così, caro Paolo, non c’è niente di rivoluzionario nella MMT e nemmeno nella MEMMT, e Mosler non è Galileo. La verità è che non esiste una teoria che cambia il mondo dell’economia così com’è, perché il capitalismo fa schifo e distrugge l’umanità ed il mondo, sia come capitalismo privato che come capitalismo di stato, e peggio ancora nella sua moderna forma di capitalismo finanziario. Non esiste la panacea di tutti i mali, ma è possibile cambiare il mondo. C’è da fare un duro lavoro, faticoso, difficile, lungo e impegnativo, ma si può fare e senza andare né in Texas né in Cina. E tanto meno da Paragone.

Le ragioni per cui non ritengo che la MMT dica alcunché di rivoluzionario le ho spiegate in un articolo che ho scritto l’anno scorso. Rileggilo, per favore, anzi leggilo perché sono certo che non l’hai letto. Il link sta sopra. Capisco che tu debba sostenere la validità della MMT per non ammettere a te stesso di aver preso un abbaglio colossale e di aver buttato al cesso quattro anni di vita e di lavoro. È dura ammetterlo, ma è questo il problema. Ma credimi, anche se hai cavalcato un ronzino da soma invece del purosangue che pensavi, non sono stati quattro anni buttati via. Anzi, hai dimostrato a te stesso ed a tutti noi, che si può parlare alle masse di economia facendogli capire qualcosa e sollecitandola a fare qualcosa. Ed hai fatto un lavoro straordinario di ariete in quel mondo di cariatidi pietrificate che è il mondo accademico, non solo in Italia ma dappertutto. Hai persino smosso nel profondo quella palude melliflua e maleodorante che è l’ambiente della politica italiana, ed hai bucato lo schermo delle televisioni con la tua sfacciata e arrogante presunzione di portare la verità sull’economia che è entrata nel cuore di milioni di italiani. Non ti sto insultando, ti sto facendo un complimento. Magari avessi la tua sfacciataggine, la tua forza e la tua capacità di capire e di usare i media.

Quando ti ho insultato è perché dalle tue dure parole verso il pensiero eterodosso in economia nel nostro paese, ho capito che non eri in buona fede. Ma sbagliavo, in realtà tu sei davvero animato dal desiderio di trovare lo strumento per battere questo mostro allucinante che è il pensiero unico liberista e dare una speranza di salvezza a milioni di esseri umani, votati alla schiavitù ed alla disperazione. Mi spiace aver usato quel tono e te ne chiedo scusa, ma la sostanza della critica alla MMT rimane senza alcun ripensamento.  Caro Paolo, non funziona, non è niente di nuovo, anzi è qualcosa di terribilmente vecchio e che ci farebbe tornare indietro di parecchi decenni. Non è il centralismo statale la panacea, né tanto meno il lavoro coatto per lo Stato che, se permetti, è pure peggio del liberismo. Non è vero che lo Stato può stampare tutta la moneta che vuole e così finanziare attività produttiva, ci sono limiti e regole ben precise. Nemmeno è vero che il debito può essere aumentato indefinitamente, perché tanto è un debito che non sarà mai pagato. Questo è vero, e l’abbiamo scritto in tanti, ma il problema non è il debito ma gli interessi. La distribuzione ineguale di ricchezza avviene tramite proprio gli interessi, sono questi che alimentano all’infinito l’economia del debito e la distribuzione ineguale della ricchezza. L’effetto è che pochi diventano sempre più ricchi e la maggioranza diventa sempre più povera, ma questo lo sai. Allora non può esserci un progetto rivoluzionario che non preveda di eliminare gli interessi sul debito e magari il debito stesso come strumento per la creazione di denaro. E che allo stesso tempo, non immagini un mondo in cui le relazioni sociali si generino secondo logiche diverse da quelle mercantili. Ti dice niente quell’espressione di Marx per cui il capitale è un rapporto sociale? Anche la moneta, che del capitale è l’espressione mobile, è un rapporto sociale. Non si tratterà, quindi, di ripensare la società nel suo complesso se vogliamo davvero uscire da questa follia?

Se fosse possibile stampare tutta la moneta che serve, i politici sarebbero felicissimi. Se tutta la spesa pubblica fosse produttiva, non solo la salvezza sarebbe assicurata, ma anche il loro potere. La Kirchner l’avrebbe già fatto, o ne dubiti? E se non lo fa non è perché non voglia, ma perché non è possibile farlo. In Italia in un certo senso, lo si faceva negli anni sessanta e settanta. Grande boom dell’economia, prima e inflazione a due cifre dopo. E poi di corsa a togliere ai politici il potere di stampare denaro, perché altrimenti sarebbe stato un disastro a tre cifre, o a quattro, come la storia ci ha insegnato. Parliamone, ma non è quella la via della salvezza.

Lo so che il tasso negativo non è facilmente digeribile. A molti, qui in Italia, sembra uno scherzo del pensiero o comunque qualcosa di cui on vale la pena nemmeno occuparsi. Tuttavia ti faccio notare che ci sono economisti nel mondo, (Buiter, Mankiw, Fukao, Ilgmann) che se ne sono occupati molto seriamente e che hanno scritto interessanti e profondi saggi in proposito. E si tratta di gente dallo spessore culturale e scientifico molto più elevato di quello dei texani tuoi ex amici. È un peccato che tu non ci rifletta sopra. Oh, il tasso negativo è solo uno strumento, solo una fase di un progetto molto più articolato e abbastanza complesso dal punto di vista teorico. Ma è una teoria che contiene in sé solo alcuni elementi di novità, per il resto si tratta di cose note. D’altra parte siamo formiche che cercano disperatamente di arrampicarsi sulla testa dei giganti che le hanno precedute, perché da lì la vista è un pochino più ampia. Occorre essere molto umili per farlo, e io ci provo. Ma credimi, è l’unica strada praticabile.

Il problema non è tanto lo strumento, che pure è essenziale, ma capire quali sono le forze sociale e spirituali che muovono il mondo e cercare di intuire quale direzione hanno preso. Io non credo che tu possa rinunciare al tuo nobile obiettivo di aiutare i milioni di persone che stanno soffrendo indicibilmente a causa di questa situazione. E le altre decine o centinaia  di milioni che presto le seguiranno, perché, concordo con te, la crisi è finita solo nelle trasmissioni televisive e nel portafoglio di qualcuno, non per la gente. E la tua forza, la tua volontà, la tua capacità, la tua generosità sono importanti messe al servizio di questa causa. Riflettici Paolo, non è troppo tardi e la battaglia non è perduta affatto. Anzi è cominciata proprio ora. Ma a cavallo di un ronzino si va solo a combattere i mulini a vento.

Con affetto, Domenico

Lettera aperta a Paolo Barnard
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8 pensieri su “Lettera aperta a Paolo Barnard

  • 5 Marzo 2015 alle 20:30
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    Quindi?
    Io credo che sia possibile in una economia protetta e con l’appoggio del popolo fare qualsiasi cosa, specialmente se quel paese dispone del 60% delle opere d’arte mondiali , gode di un clima e di un paesaggio quasi ineguagliabili oltre ad una straordinaria cultura ed una creatività infinita.

    Qualunque teoria economica deve poggiare su un modello di società che propone regole di informazione libera e magistratura adeguata. Nessun modello economico può essere elaborato senza tenere conto dei fattori sociologici che sono presenti in quel paese.

    Non si può non tenere conto dell’indole del popolo che ne dovrà usufruire e delle risorse umane e materiali che esso possiede.

    Gli economisti sono come i dottori vedono sempre e solo le cose dal loro punto di vista quando magari la malattia ha più origini oppure un’origine diversa dalla loro specializzazione.

    Mi ricorda tanto la barzelletta dei 4 ingegneri che montano in macchina e la macchina non parte

    L’ingegnere elettrico dice : “E’ colpa della bobina va sostituita”
    L’ingegnere idraulico dice : “No è colpa della pompa della benzina”
    L’ingegnere meccanico dice ” E’ sicuramente colpa del motore d’avviamento”
    L’ingegnere elettronico dice ” Proviamo a scendere tutti dalla macchina e poi a rimontarci”

    🙂

    Insomma la conclusione mi pare chiara. Ci vogliono più cervelli e la volontà di trovare una sintesi a partire dall’unione di uomini che non si chiudano ognuno nel loro dogmatismo. Di intellettuali narcisisti o autoritari ma di persone capaci,competenti e disposte a mettersi in discussione. Serve anche tanta umiltà oltre alla giusta dose di ambizione.

    Serve unione, serve empatia, serve la capacità di un confronto serio e contegnoso del rispetto l’uno dell’altro al netto di qualsiasi supercazzola 🙂

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  • 5 Marzo 2015 alle 20:35
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    Nessuno ha la verità in tasca.

    La verità è come la moneta diventa vera qualunque cosa si decisa di voler credere e sostenere come tale.

    Serve unione fra le persone a cominciare da coloro che hanno studiato e compreso per primi che il sapere non finisce mai e non esistono magari soluzioni alternative che sono nascoste ai nostri occhi.

    Seve che gli illuminati si illuminino veramente e non si chiudano nelle loro torri d’avorio.

    Barnard a volte è un po cazzone ma elemento di indubbia energia se riuscissimo a tenerlo un pò più tranquillo e dotarlo di capacità di ascolto sarebbe un bel successo.

    Tu ci stai provando Domenico .
    Grazie 🙂

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    • 5 Marzo 2015 alle 22:31
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      …. gli illuminati che si illuminano…. preferirei perissero all’inferno!
      Jacopo Cioni

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      • 6 Marzo 2015 alle 08:16
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        Bel commento, argomentato poi. Bravo.

        E se qualcuno ti rispondesse crepa?

        Non io perché non ti conosco per fortuna ma non credo mi dispiacerebbe più di tanto visto lo spessore di pensiero amico mio.

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        • 6 Marzo 2015 alle 09:59
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          Guarda, è evidente che non hai colto il senso, dato che per “illuminati” si intende coloro che spostano l’asse mondiale verso il NWO. Indipendentemente da questo sarebbe stato più logico, proprio perchè non mi conosci, chiedere che cosa intendevo invece di augurarmi di crepare.
          Jacopo Cioni

          Rispondi
          • 7 Marzo 2015 alle 04:18
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            Se l’equivoco nasce nasce prima di tutto da una tua cattiva interpretazione del mio commento. Io infatti per illuminati intendo persone che dispongono di esperienza e competenza e che riescano a mettere da parte il loro narcisismo e lo sostituiscano con una buona dose di umiltà e diano vita ad un dibattito ad un contraddittorio che possa dar fiducia alle persona oltre che metterle in condizione di capire e a indicare una via d’uscita comune . E tu li mandi all’inferno allora ho reagito. Io per la mia parte ti porgo le mie scuse sincere. Perdonami.

          • 7 Marzo 2015 alle 10:57
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            Nessun problema, fra persone intelligenti e non boriose una scusa reciproca risolve tutto. La parola illuminati mi sta sul gozzo…. data l’appartenenza; il mio commento, da toscanaccio, era battuta.
            Amici come prima!
            Jacopo Cioni

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