Limitare la voce.

di Jacopo Cioni

 

limitare la voceUna delle caratteristiche delle dittature è ingabbiare e limitare la voce di chi si oppone alla dittatura stessa; questo avviene sia in una dittatura violenta sia in una dittatura soft o bianca.

Il periodo storico che viviamo è una dittatura, lo è anche se non viene gridato, lo è anche se non viene evidenziato. Una dittatura non visibile e per definizione se una cosa è invisibile le persone non la vedono.

Una dittatura diversa, fatta di gabbie impercettibili costruite dall’economia, da regole vincolanti, da burocrazia limitante ma soprattutto dalla perdita progressiva negli anni della Sovranità dei Cittadini. Sovranità di scegliere il proprio rappresentante politico, Sovranità della moneta, Sovranità dell’energia, Sovranità dell’acqua, Sovranità della comunicazione fino ad oggi dove è persa la Sovranità decisionale.

L’articolo di Guido Scorza (leggi l’articolo) è interessante e induce delle riflessioni in merito. Oggi la comunicazione è negata ai piccoli gruppi che fanno politica diversa, oggi nessun quotidiano o televisione ritaglierebbe uno spazio per far parlare dei Cittadini, pochi o molti, che si differenziano dal pensiero unico di tutti i big-partiti. Solo la rete è ancora abbastanza libera per far si che ognuno, singolo o gruppo, possa esprimere la propria idea. Si confesso che c’è il becero e l’offesa gratuita ma sono indice dell’esasperazione che tanti provano e non riescono a sfogare. In internet però si può ancora parlare, confrontarsi , trovare aggregazione, ma soprattutto organizzarsi. Questo spaventa veramente l’establishment, non le voci diverse dei singoli, ma il fatto che queste voci danno segno di unione. Gli internauti sono pochi rispetto alla massa votante ma se si organizzano rinunciando ai protagonismi e capendo che pochi obbiettivi atti a far crollare la dittatura sono importanti rispetto alle 1000 idee che ci possono essere, allora possono diventare PERICOLOSI.

“Il potere” se ne è accorto prima degli stessi internauti, ha preso coscienza del pericolo e studia il metodo per fermarlo. Un tempo si sarebbe organizzato con una squadra di manganelli e sfasciato la redazione. Oggi la squadra dei manganellatori si chiama trolls e agiscono spaccando in modo soft. Questi trolls sono pagati dalla stessa UE per manganellare le redazioni e i social network dell’interspazio, si insinuano nelle discussioni e le fanno degenerare, si contrappongono a chi ha una voce più autorevole denigrandola, sempre sotto il segno di una morale superiore o come beceri controcorrente. Il risultato è la disgregazione e non si necessita di altro per fermare chiunque.

Oggi però il “potere” si è reso conto che usare la violenza genererebbe una risposta violenza, ha imparato dal passato e non commette lo stesso errore, si serve di leggi e regolamenti che impediscono il libero dialogo. Hanno già usato questa tecnica per imbavagliare la stampa off-line, punendo con leggi restrittive le redazioni e i direttori oltre che i giornalisti quando pisciavano fuori dal vaso, la stessa azione la vogliono fare in rete, rendere le inter-redazioni punibili alla stessa stregua delle redazioni off-line. Usare le stesse redazioni come censori di se stesse e tutti sanno che la censura è dittatura in questo caso ottenuta con la magistratura che esercita paura. Vuoi dire la tua? Devi rischiare di essere colpito e questo è sufficiente ad imbavagliare la maggior parte delle persone che di lavoro dovrebbero proprio informare.

Nessuno è perfetto, ma tutti noi siamo perfettibili, possiamo smettere di avere idee personalistiche e organizzarsi in fronti comuni, fare quello che il potere teme, ma per fare questo dobbiamo ampliare l’informazione, far passare quelle notizie che possono scardinare la dittatura, non limitarci a discussioni, ma aggregarci come movimenti o singoli.

Attacchiamo il cuore del problema tralasciando per un momento le vene e le arterie periferiche, attacchiamo la UE e le Banche oltre che la politica venduta e collusa. Attacchiamo il vero nocciolo della dittatura, dopo, solo dopo, possiamo sviluppare politiche atte a ricercare la felicità a cui ognuno di noi aspira. Ma per fare questo ogni notizia riscontrata deve passare alla gente, indurla a riflettere. Questo deve accadere non solo nel web ma anche nell’off-line. Limitarci a parlare del vero problema (anche se è quello da perseguire) è comunque una limitazione all’aggregazione perchè parlare non è agire.

Jacopo Cioni

Jacopo

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