di Antonella Policastrese

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Dal 22 ottobre, sino al 10 novembre, presso le sale del castello “Carlo V” di Crotone, saranno esposte al pubblico quattro tele di Mattia Preti che ritraggono il martirio di San Sebastiano. Questo su iniziativa   della Regione Calabria ; del Segretariato regionale del ministero dei Beni culturali e con il coordinamento scientifico del Polo museale della Calabria e della Soprintendenza belle arti e paesaggio calabrese. Una mostra monotematica dunque, cioè alcune tra le più significative opere che il “Cavalier calabrese” nato a Taverna in provincia di Catanzaro nel 1613 e morto nell’isola di Malta  nel 1699, ha dedicato al culto del santo martire. Opere realizzate su ordinazione, per adornare chiese e luoghi di culto con ritratti di colui che era stato proclamato santo taumaturgo nel 680.  Dell’uomo dei ritratti di Mattia Preti, in esposizione a Crotone sino al 10 novembre, si hanno scarse e incerte  notizie, a partire dal luogo dei suoi natali.  San   Sebastiano sarebbe nato  probabilmente in Francia, ma altre biografie  sostengono che sia nato a Milano nel  263  e poi trasferito a Roma  dove è morto martirizzato, sotto Diocleziano nel 304.  L’importanza attribuita dalla chiesa al santo, al punto che l’iconografia che lo riguarda è una delle più vaste del patrimonio artistico mondiale, è sicuramente legata alla singolarità della sua vicenda terrena. In Roma egli era tribuno e in questa sua veste, una volta convertitosi al cristianesimo, si dedicò al soccorso dei cristiani rinchiusi nelle carceri dell’imperatore. Questa pratica caritatevole gli valse la condanna a morte. Denudato, legato a un palo, venne trafitto da frecce e lasciato in preda alle belve, affinché ne dilaniassero il corpo. Ma Sebastiano sopravvisse miracolosamente sino a quando fu nuovamente condannato e messo a morte con bastonate nel 304. Il suo corpo venne gettato nella cloaca massima affinché nessuno potesse recuperarlo. Fu attribuita alla intercessione di San Sebastiano la fine di una grave pestilenza scatenatasi a Roma nel 680 e lì fu poi eretta la prima delle tante chiese intitolate a suo nome. Tra i tanti pittori chiamati a ritrarre il Santo nel momento del suo martirio o della sua opera cleste, insieme a Mattia Preti figurano i più grandi maestri pittori e scultori del 1400 e 1600, da  Albrecht Durer a   Paolo Veronese; da Benozzo Bozzoli  ad Antonello da Messina; da Andrea Mantenga a Pietro Perugino. Il dipinto più famoso di Mattia Preti, dedicato al martirio di San Sebastiano, è quello custodito al Museo di Capodimonte a Napoli, realizzato nel 1660 e che rivela in tutta la sua essenza la fortissima influenza che Caravaggio aveva esercitato sul pittore calabrese. L’opera con lo stesso soggetto, in esposizione a Crotone, ripercorre i tratti e le atmosfere della tela custodita nel museo napoletano. L’iconografia di San Sebastiano, realizzata da Mattia Preti, si colloca nell’aura stilistica dei grandi maestri  che dipingevano i santi nella crudezza del martirio, al quale erano esposti di sovente con la sola nuda carne; così come è nel ritratto del santo martire e taumaturgo eseguito da Rubens nel 1614, o da Guido Reni nel 1615. Nello stesso scorcio di secolo, traendo insegnamento da quei grandi maestri e cogliendone appieno l’intensità espressiva, il “Cavalier Calabrese” eseguiva su commissione ritratti per adornare altari e navate raffiguranti San Sebastiano con le medesime modalità rappresentative.   Dunque quattro opere preziose e raffinate del pittore calabrese, custodite nella Galleria nazionale di Cosenza; nella Chiesa dell’Immacolata Concezione a Malta; nella Chiesa di San Domenico e nel Museo civico di Taverna, e che ora viaggiano per i principali luoghi espositivi calabresi, grazie al sostegno della Regione Calabria. Va detto inoltre che,  sempre per iniziativa della Regione Calabria, mercoledì prossimo, 28 ottobre alla Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini  in Roma, sarà inaugurata  l’esposizione “Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio”, da un’idea di Vittorio Sgarbi; organizzata nell’ambito del programma di eventi promosso dal Comitato per il IV centenario della nascita dell’artista di Taverna, e delle manifestazioni romane legate al Giubileo. Mattia Preti fu il più importante rappresentante del barocco , il continuatore delle atmosfere dell’arte  caravaggesca per i contrasti  di luce che  caratterizzano la drammaticità degli sguardi dei soggetti trattati. La lunga evoluzione artistica del pittore la si coglie anche da questi quattro dipinti di S. Sebastiano,la cui espressività è legata al contesto nel quale opera. Ed a ben analizzare le opere presenti nel castello tra le tele che rappresentano il Santo martirizzato le differenze si notano nei contrasti chiaro scuri , negli effetti di luce che ampliano il racconto e l’evoluzione della sua pittura, dove c’è recupero del colore e diversa rappresentazione del soggetto non più accasciato ma in piedi che restituisce una certa dinamicità alla figura  quasi fosse un fermo immagine. Negli ultimi anni poi si nota la riduzione della gamma cromatica , in quanto il cavaliere riduce i colori basilari  e seguendo questo suo percorso artistico si arriva a poter determinare la differenza tra il periodo napoletano e quello maltese. A Malta infatti Preti adopera una pittura ad olio su muro ed al posto dei gessi comincia ad usare la pietra maltese per i suoi bozzetti. In pratica attraverso questi dettagli si riescono a datare anche opere che ancora non hanno una precisa collocazione. Una giornata ricca che restituisce identità ad una terra attraverso il percorso artistico dei suoi artisti più celebri

Curatori della mostra Nella Mari e Giuseppe Mantella. Presenti all’inaugurazione Salvatore Patamia responsabile Segretariato Regionale MiBACT per la Calabria; Angela Tecce, direttore Polo Museale della Calabria; Margherita Eichberg, Soprintendente Belle Arti e Paesaggio della Calabria.

Antonella Policastrese

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#Mattia Preti: Quattro tele nella sala del castello
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