Pechino …. abbiamo un problema!

di Roberto Nardella

Pechino …. abbiamo un problema!Negli ultimi trenta anni la Cina ha accresciuto il suo PIL come, probabilmente, nessun’altra Nazione aveva mai fatto.

La globalizzazione è stata il motore di questa ABNORME crescita. Hanno sfruttato al massimo l’enorme popolazione che ha visto, si, crescere i propri redditi ma che non è mai passata dalla condizione di consumatori alla condizione di cittadini, con diritti anche minimi.

Hanno creato, a beneficio delle multinazionali che tanto hanno investito in questi 30 anni, una enorme massa di schiavi-lavoratori-consumatori. Gente che è disposta a lavorare anche per 14 ore di fila, accontentandosi di mangiare e dormire sullo stesso tavolino, pur di poter acquistare l’agognato i-phone di ultima generazione, magari indebitandosi pesantemente per alcuni mesi.

Quanti sono i cinesi che fanno parte di quella “middle-class” che da sempre è stato il motore della crescita dei paesi avanzati? In Cina la middle-class non esiste ancora e non vedo, a queste condizioni, come potrà MAI crearsi.

Oltre a questa enorme massa di lavoratori-schiavi-consumatori , pari alla stragrande maggioranza dell’intera immensa popolazione cinese vi è una piccola percentuale di burocrati, amministratori, funzionari, politici ecc. che guadagna molto e una ancor più piccola percentuale di super ricchi, quelli che acquistano le Ferrari, le Bentley o le Porsche per intenderci. E’ chiaro che il numero assoluto di nuovi ricchi e ricchissimi cinesi è paragonabile all’intera popolazione di un medio Paese europeo ma, come potrebbero quest’ultimi con i loro pur lautissimi consumi cambiare la situazione?

Il loro esercito di lavoratori a basso costo di riserva –i poverissimi contadini attratti nelle immense megalopoli da un lavoro- sembra stia per finire. Ovvero, non avranno altri poveracci per mezzo dei quali alimentare ancora per molto la curva di Phillips.

La sperequazione dei salari tra i lavoratori delle città e quelli delle campagne, se volessimo fare un paragone, è come tra la paga un lavoratore italiano ed uno albanese. Il rapporto, in media, è pari a 8 volte. Mediamente un operaio cinese impiegato nell’industria percepisce intorno ai 250/300 dollari/mese contro i 30/40 di un contadino della sterminata campagna.

Quando finiranno i contadini, per sopperire alla mancanza di manodopera a bassissimo costo che fa da calmierante al mercato del lavoro, mantenendo una disoccupazione marginale alta, cosa farà il governo centrale cinese? Potrebbe favorire l’immigrazione da paesi in via di sviluppo confinanti e non, mettendo in opera quanto già si è fatto in Europa con gli Africani e gli appartenenti al blocco della ex-URSS o negli USA con messicani e centroamericani. Il rischio è che andrebbero ad aumentare ulteriormente la popolazione, innescando una vera e propria bomba demografica che esploderebbe alla prima scintilla.

La classe governante cinese dell’epoca che ha deciso il modello di sviluppo del loro sterminato Paese ha SPOSATO senza alcun compromesso il mercantilismo-libero-scambista imposto dalle multinazionali, applicando appieno i dogmi ricardiani e friedmaniani e credendo ciecamente alla legge di Say.

Il vincolo per avviare gli investimenti laggiù era quello all’epoca e RESTA identico oggi.

Per portare avanti il loro progetto servirà tenere alta la disoccupazione marginale che permetterà di tenere bassi i salari, facendo così in modo di tenere giù ARTIFICIALMENTE il rapporto di cambio che rende così appetibili i manufatti cinesi.

Mantenere un rapporto di cambio schiacciato verso il basso è INDISPENSABILE per l’export.

La Germania è riuscita a farlo grazie all’euro che è nato dalla MEDIA ponderata di tutte le monete preesistenti. Ovvero, più si agganciavano alla moneta unica Paesi con monete ed economie deboli e più grande sarebbe stato il vantaggio per la Germania.

Per fare una media bassa occorre che la maggior parte delle cifre da dividere siano basse. Ecco spiegata l’insistenza della Germania (ma anche della Francia) a far entrare nella moneta unica Paesi che non erano assolutamente pronti, quali Spagna, Irlanda, Grecia, Portogallo, Cipro, Slovenia ecc. e non ultima anche Italia, truccandone i conti, spesso anche pesantemente.

Pensiamo a dove sarebbe ora il valore del DM (marco tedesco) se non ci fosse stato l’euro. Kolhn e compagni lo sperimentarono qualche anno prima, quando FAGOCITARONO in brevissimo tempo e con la stessa dinamica l’intera industria della Germania dell’est: in quell’occasione “diluirono” la loro fortissima moneta con quella molto più debole della DDR. Nella stessa occasione sperimentarono anche l’impatto DEVASTANTE relativo all’immissione sul mercato del lavoro di manodopera a basso prezzo che calmierò le pretese dei lavoratori dell’ovest, un altro tipico esempio di come funziona la curva di Pilliphs. Il loro esercito di manodopera di riserva erano i lavoratori dell’est. Non mi meraviglierei affatto se la sperequazione salariale tra lavoratori dell’ovest e lavoratori dell’est all’epoca della riunificazione risultasse simile a quella che abbiamo visto essere tra i lavoratori dell’industria e i contadini cinesi. La repressione salariale tedesca parte dai prima anni ’90 ed ebbe il suo picco nel 2003 con la riforma del lavoro Hartz IV.

Il bisogno di attrarre continuamente nuovi adepti al DIO oscuro-euro è propedeutico a far si che la moneta unica abbia continuamente l’apporto di nuove monete ed economie deboli per PERPETUARE il modello della “moneta diluita” ed avere allo stesso tempo sempre nuovi mercati di sbocco per le proprie industrie manifatturiere e finanziarie (“ciclo di Frenkel” , ben spiegato dal prof Bagnai nel suo libro). Sono questi i punti cogenti che hanno aperto la strada all’incontrastato dominio tedesco.

Però le condizioni macro sono cambiate di molto dal 2007 in poi e peggiorate notevolmente nell’ultimo triennio. I Paesi avanzati che importavano maggiormente dalla Cina i semilavorati (ma anche i prodotti finiti) sono tutti in contrazione economica, i più deboli sono addirittura in depressione conclamata. La causa principale deriva dalla deflazione auto-imposta della UE, fortemente caldeggiata dal “socio di maggioranza” Germania che ha ancora incastrati, tramite il target 2, tra 500 e 600 miliardi di euro e non vuole essere ripagata con moneta inflazionata.

Un raffreddamento dei consumi della parte ricca del pianeta implica una caduta della produzione a livello globale che implica una caduta dei profitti che implica una forte riduzione degli investimenti che implica il ridimensionamento o la chiusura degli impianti di produzione che implica il licenziamento di milioni di addetti che implica il deteriorarsi del valore delle monete degli emergenti (che vedono ogni giorno miliardi di dollari di controvalore abbandonare le loro valute per andarsi a parcheggiare in valute forti, dollaro ed euro soprattutto) che implica un aumento dei debiti nazionali contratti in dollari da cui potrebbero scaturire default o insolvenze gravi da parte dei paesi più deboli, innescando tumulti e guerre civili.

Quanto sta accadendo in Turchia, Egitto e Brasile potrebbe essere la regola e non l’eccezione.

Il rafforzamento dell’euro degli ultimi mesi è relativo, appunto, a questo processo. L’economia statunitense non può rinunciare al QE (quantitative easing – alleggerimento quantitativo- prevede il riacquisto di titoli di debito in scadenza da parte della FED) che oggi è ancora pari a 85 miliardi di dollari/mese.

Dopo gli ultimi deboli dati usciti relativi all’occupazione USA, a Washington hanno ancora spostato l’inizio del cosiddetto “tapering”, atto a ridurre la cifra del QE. Come più volte affermato da Obama e dai massimi vertici della FED, il QE sarà ridimensionato solamente quando la disoccupazione sarà intorno al 6/6,5% (oggi viaggia intorno al 7.3/7,5%) e si fermerà del tutto solo quando ci saranno segnali di surriscaldamento dell’economia statunitense. Ricordo che negli USA il tasso di interesse è prossimo allo ZERO%.

Tutto ciò porta il dollaro a perdere terreno contro tutte le altre valute forti, in primis contro euro. Questa è un’altra buona ragione per convincere ancor di più i fuggitivi dagli emergenti a parcheggiare l’immensa liquidità che si sta creando in moneta-euro e in titoli di stato della UE, compreso BTP italiani e BONOS spagnoli, da questo deriva anche l’innaturale abbassamento degli spread a cui stiamo assistendo nelle ultime settimane. Altre giustificazioni NON ve ne sono: il quadro macro della UE non ha fatto altro che peggiorare negli ultimi sei mesi e di segnali positivi, oltre alle continue quanto inutili iniezioni di fiducia da parte delle massime autorità euro-pee, se ne vedono ben pochi.

Adesso il vertice al potere dell’ex celeste impero si lamenta e alza la voce circa la politica portata avanti dagli USA. Mi chiedo dove erano quando hanno sostenuto tale politica (sempre la stessa, dalla fine della II guerra mondiale in poi), imposta dalle solite multinazionali e dalla finanza speculativa che ha così massicciamente investito in Cina.

Negli anni scorsi la Cina ha fatto man bassa del debito pubblico statunitense, arrivando a detenerne una parte considerevole. Con i dollari ricevuti in cambio stanno comprando buona parte dell’Africa e ultimamente anche piccoli pezzi dell’ex impero sovietico. Stanno dando carta per terra e proprietà reali. E di CHE si lamentano?

Questa è la loro arma di ricatto? E gli USA si farebbero ricattare in questo modo?

Gli USA, come stato sovrano proprietario della propria moneta, grazie alla ENORME pressione derivante dalla forza della propria economia e della schiacciante supremazia militare NON avrà mai problemi in tal senso: imporrà il dollaro ai mercati ancora per i prossimi 50 anni.

L’interesse MALCELATO dei cinesi è quello di poter sostituire lo Yuan con il dollaro come valuta di riserva mondiale, con l’appoggio degli altri brics. A noi NON cambierebbe nulla: ci troveremmo solo a cambiar padrone. Con il rischio di finire dalla padella alla brace.

Nello stesso tempo non credo assolutamente alla buona fede dei cinesi nel voler davvero creare una moneta mondiale “virtuale” per gestire gli scambi, come il “bancor” proposto dal compianto Keynes e non credo nemmanco che vogliano nuovi PARADIGMI mondiali basati sul PAREGGIO SOSTANZIALE delle BILANCE COMMERCIALI tra Stati.

Il vantaggio commerciale accumulato a nostre spese è enorme e vorranno mantenerlo. Così come vuol fare la Germania in Europa ma anche il Giappone, continuando per sempre ad essere esportatori netti.

NON posso aver fiducia e NON posso aspettarmi NULLA di buono da una classe dirigista, quella cinese, che ha permesso lo SCEMPIO sistematico del proprio territorio, dove oramai è concentrato l’inquinamento massimo del pianeta, di aria, terra, mare e sottosuolo, e che sta già manifestando enormi ricadute sulla popolazione ignara.

Il modello di sviluppo turbo-capitalista che ha sposato il dragone cinese comporta una serie di danni collaterali non indifferenti che l’Europa e gli altri Paesi avanzati NON solo hanno tollerato ma addirittura hanno incentivato, dando il permesso alla delocalizzazione selvaggia che, alla fine, farà morire noi di deflazione da deindustrializzazione e loro di fatica e di inquinamento.

In Cina il prezzo delle abitazioni continua COSTANTEMENTE a salire, al ritmo forsennato del 7/8% al MESE. L’indebitamento personale non ufficiale (shadow-banking) è elevatissimo. Il rapporto debito/PIL è al 200%. Gli investimenti statali superano il 50% degli investimenti totali, e grazie alla marginalità decrescente ogni NUOVO Yuan di debito produce oramai SOLO 0,18 Yuan di utili. Il PIL è costantemente visto in ribasso.

Il PIL cinese è cresciuto di 29 volte negli ultimi 40 anni: TROPPO e TROPPO in fretta.

Ultima considerazione: anche demograficamente la Cina NON è messa affatto bene.

La politica del figlio unico portata avanti per 30 anni porterà un BUCO demografico enorme a partire già dal prossimo decennio. La popolazione cinese sarà sempre più vecchia e più malata: chi assicurerà loro una pensione e le cure mediche necessarie?

Penso che questo sia il processo irreversibile che porterà al Cina a rimanere una meteora.

Una ENORME meteora, portatrice di una scia nefasta di diossina che semina la morte a tempo.

Pensate a quanto accade a Taranto al rione Tamburi a causa dell’ ILVA, moltiplicatelo per DIECI e poi moltiplicatelo per il numero degli abitanti delle immense, infinite megalopoli cinesi.

Ci sono migliaia di altri studi fatti da gente INFINITAMENTE più qualificata del sottoscritto che dicono il contrario, ma io sono una pecora nera: belo fuori dal….gregge.

p.s se avete tempo date un’occhiata a questi link:

http://www.agoravox.it/Apple-condizioni-di-lavoro-estreme.html

http://tech.fanpage.it/ennesimo-caso-di-sfruttamento-in-cina-muore-un-quattordicenne-per-troppo-lavoro/

http://www.fanpage.it/cina-una-nuvola-di-smog-paralizza-harbin-non-vediamo-piu-il-sole/

http://www.lettera43.it/cronaca/cina-boom-di-morti-per-il-troppo-lavoro_4367596271.htm

Roberto Nardella

Roberto Nardella

 

Pechino …. abbiamo un problema!
Tag:                                             

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.