Quest’anno, in Italia, i migranti raggiungeranno quota 200 mila
Il numero aumenta anno dopo anno, perché l’Italia è l’unico Paese europeo a non aver messo un freno al flusso di migranti. Dietro c’è il grande business dei centri di assistenza gestiti da cooperative & criminalità organizzata. In diminuzione le richieste per ottenere lo status di rifugiati. Le navi di altri Paesi europei che ‘scaricano’ migranti in Italia
L’argomento “migranti” pare essere diventato il tormentone di tutti notiziari. Non passa giorno che non se ne parli. Un giorno la notizia è la morte di un clandestino che ha perso la vita dopo essersi chiuso in una valigia nel tentativo di attraversare l’Eurotunnel. Un altro giorno i Tg dedicano ampio spazio agli accordi bilaterali tra Francia e Gran Bretagna finalizzati ad evitare il passaggio di clandestini attraverso le frontiere mediante il ricorso alle forze armate. Anche in Repubblica Ceca le truppe sono state schierate lungo il confine. Un’altra volta a fare notizia sono gli scontri tra le forze dell’ordine e i migranti che cercano di attraversare la frontiera in Macedonia: non nel tentativo di trasferirsi in Grecia, ma sperando che il Paese ellenico, forse perché distratto dalla peggiore crisi economica e politica a memoria d’uomo, possa consentire facile accesso al resto d’Europa, verso quei Paesi che i migranti credono ricchi.
In un’altra notizia si dice che qualcuno, in Germania, ha proposto di rimpatriare gli immigrati clandestini e, per giunta, di farlo a spese loro. Per non parlare della paura dei migranti, che in molti Paesi ha fatto risvegliare estremismi sopiti ben più duri di quelli della Lega Nord: il leader dei conservatori norvegesi, Carl Ivar Hagen, ha proposto non solo di bloccare i migranti, ma di rispedire anche i profughi già presenti nei centri di accoglienza. L’”Europa deve fare come Australia, deve cioè dichiarare che non ospiterà clandestini in nessuna circostanza… In Europa è follia. Se la pressione diventa insopportabile, l’Europa andrà a pezzi, e con essa anche Oslo”, ha detto, dimenticando che la vera causa della crisi dell’Europa è la sfrenata speculazione finanziaria in corso e non il flusso dei migranti.
In questo (voluto?) marasma di notizie è facile perdere d’occhio quali sono i problemi reali. Il primo dei quali è senza dubbio il fatto che l’Europa “unita” sta affrontando in modo molto “disunito” il problema migranti. Esiste una profonda differenza tra la decisione presa e condivisa dalla maggior parte dei Paesi di frontiera di ergere delle barriere per evitare questi flussi e ciò che avviene attraverso al “via centrale”, quella per la quale passa il maggior numero di migranti e che interessa proprio l’Italia. In Spagna, in Francia, in Ungheria, in Austria, in Turchia e in molti altri Paesi sono state erette vere e proprie barriere per impedire il passaggio dei migranti. E quelli che chiedono di essere accolti come rifugiati o profughi, lo fanno prima di varcare la frontiera: le autorità dopo averli identificati, valutano la loro istanza in tempi estremamente rapidi e la accolgono o la rigettano. Nel primo caso i cancelli alla frontiera vengono aperti; nel secondo, restano chiusi.
Ben diversa è la situazione in Italia. Qui non solo i migranti vengono accolti tutti a braccia aperte, ma anzi i

nostri mezzi di soccorso si precipitano fin sulle coste della Libia per prenderli a bordo dopo aver attraversato tutto il Mediterraneo. Nessuno, in Italia, ha pensato di erigere barriere, come hanno fatto e continuano a fare tutti gli altri Paesi europei (nessuno escluso). Eppure non dovrebbe essere difficile controllare il flusso di migranti, specie considerando che ormai non viaggiano più su barconi e piccoli natanti, ma spesso su grandi navi, fatiscenti ma gigantesche. Che fine hanno fatto i sistemi satellitari di controllo acquistati da Israele durante il governo Letta (e ufficialmente da destinare proprio a questo scopo: la sorveglianza del Mediterraneo)? E come mai gli aerei della nostra aeronautica militare, invece di stare sul Mediterraneo e proteggere le nostre coste, sono stati spediti (con tanto di piloti, armi, armamenti e personale accessorio) in Lituania, sul mar Baltico?
“Abbiamo dato la disponibilità a continuare il lavoro dell’Aeronautica italiana in Lituania – ha detto il ministro Pinotti -. C’è stata la richiesta di prolungare per altri quattro mesi la missione e noi abbiamo dato la nostra disponibilità. Un altro Paese doveva sostituirci, ma i lituani si sentono rassicurati dalla continuazione della nostra presenza”. Un atteggiamento gentile e glamour che costerà agli italiani quasi sette milioni di euro (6.993.960, secondo il decreto legge n.7 del 18 febbraio 2015). E mentre i nostri piloti guidano i nostri aerei nel mar Baltico, ben lontani dai nostri confini territoriali, l’Italia viene invasa dal Mediterraneo.
Sì, perché un’altra cosa di cui si parla poco sono i “numeri” del problema migranti. Numeri che non parlano di un problema umanitario, ma di invasione. L’Unione Europea (per zittire Grecia e Italia) ha concesso di accogliere poche migliaia di “profughi” (e solo di certe nazionalità) nei prossimi due anni. Ma anche ammesso che ciò avverrà (molti Paesi che avevano dato la propria disponibilità si sono già tirati indietro), questa “soluzione” non risolverà il problema delle centinaia di migliaia di immigrati clandestini che sono già in Italia e che aumentano ad un ritmo impressionante. Un problema di dimensioni molto maggiori di quelle rese note anche dal ministro Alfano.
Durante l’ultimo governo Berlusconi (ricordate le missioni in Libia – con annesso baciamano – per risolvere il problema, nel 2011?) i numeri parlavano di 60.000 migranti. Poi fu la volta di Monti: anche l’allora capo del governo italiano andò in Libia (lui portò in dono diversi blindati che, oggi, si dice siano stati trasformanti dalle milizie fondamentaliste di Tripoli in lanciamissili – chi volesse potrà trovarne le foto negli archivi di l’Espresso), ma durante il suo governo e quello del suo successore Letta, altri 60 000 migranti sono entrati in Italia dalla via del mare. Poi è arrivato Renzi, colui il quale avrebbe dovuto salvare l’Italia, e i migranti sono diventati oltre 170 mila solo nel 2014 (e si parla, visto il trend crescente, di oltre duecentomila nell’anno in corso!).
Peccato che a nessuno di questi grandi politici e strateghi sia venuto in mente di fare la stessa cosa che stanno facendo nel resto d’Europa: valutare le istanze per il riconoscimento di profughi e di rifugiati prima che queste persone lascino l’Africa e non dopo che hanno varcato i confini.
Ciò sarebbe bastato, forse, a capire quello che molti ripetono da anni ormai (e noi tra loro): le persone che sbarcano in Italia non sono né rifugiati, né profughi e i numeri dei richiedenti asilo sono calati sensibilmente. Lo confermano i numeri: rispetto allo scorso anno le domande di asilo ricevute nel primo trimestre 2015 sono state 15.000 (il 28% in meno di quelle della fine dello scorso anno). Nonostante l’uso improprio dei termini in molti Tg (chissà come mai quando cercano di attraversare la Manica sono migranti, mentre quando sbarcano in Sicilia li si chiama profughi o rifugiati), quelli che cercano di entrare in Italia (e che grazie alle misure adottate dal governo ci riescono) per la stragrande maggioranza, non sono né, profughi né richiedenti asilo politico, né rifugiati. Sono semplicemente persone che, non potendo entrare (illegalmente) in Europa da nessun’altra parte, lo fanno attraverso la via più facile: la via centrale. E lo fanno con l’aiuto non solo del governo, ma di molti Paesi europei che, ben sapendo che in questo modo il problema poi sarà degli italiani, sono ben felici di aiutarli, accoglierli sulle loro navi e, poi, scaricarli (e non solo fisicamente) nei porti del Belpaese.
Non solo, ma lo fanno ben sapendo che in Italia godono di una forma di tutela anche giuridica. In altri Paesi europei, se una persona cerca di varcare illegalmente la frontiera, le autorità intervengono per impedirlo (recentemente sia in Spagna, sia in Macedonia, le guardie di frontiera hanno addirittura aperto il fuoco su persone disarmate che cercavano di varcare la frontiera). In Italia la penalizzazione o depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina naviga in acque alte. Se ne è parlato con la legge Bossi-Fini (189 del 30 luglio 2002), poi, con la legge 15 luglio 2009 numero 94 (il cosiddetto pacchetto sicurezza), il reato era stato reintrodotto. Ma il 9 ottobre 2013 la commissione Giustizia del Senato ha approvato un emendamento che, se confermato dalle Camere, abolirebbe il reato di clandestinità. La Corte di Cassazione ha decretato che l’ingresso irregolare nel territorio italiano resta reato (che, in quanto tale, è penale) e non semplice “violazione amministrativa”. Ad oggi, siamo in attesa che il governo emani un decreto legislativo che regoli la materia (l’art. 2, comma 3, lettera b, della legge 67/2014 stabilisce che il governo dovrà, entro 14 mesi, ‘abrogare, trasformandolo in illecito amministrativo, il reato di immigrazione clandestina, previsto dall’articolo 10-bis del Testo Unico sull’Immigrazione’).

È così che decine di migliaia di persone risiedono stabilmente in Italia. Sì, perché nonostante le belle parole e le promesse del governo Renzi, anche i numeri del ministro Alfano sembrano pesantemente sottostimati: numeri che parlano di 50.000 “scomparsi” dai centri di prima accoglienza e “introvabili”. Ma se, come è riportato nei documenti del ministero, ad essere stati accolti sono stati oltre 170.000 migranti solo nel 2014 e se, come riportato sempre dal ministero, ad essere ospitati sono 66.066, il numero dei migranti di cui non si sa più niente è molto maggiore di quello (già grave) comunicato.
Un esercito di persone che potrebbe diventare (anzi che è già) un problema. Dal punto di vista sociale, umano e sanitario. “La domanda di pace e di cibo che costringe migliaia di donne e uomini, talvolta con i loro bambini, a rischiare la morte per raggiungere l`Europa – ha detto Renzi – non è iniziata oggi, non finirà domani. La storia dell’umanità è segnata dai flussi migratori e solo la paura può permettere alla superficialità demagogica e talvolta razzista di abitare la politica europea con sempre maggiore forza. Al punto da essere decisiva in alcune elezioni politiche. Ma alla paura si deve rispondere con il coraggio della politica, non inseguendo chi ogni giorno si concede alla pura demagogia”.
Il problema è che, dopo oltre un anno di governo e tante belle parole, dopo aver dimostrato quanto poco pesa l’Italia a livello europeo, di azioni concrete per risolvere il problema migranti non sembrano essersene viste. E, mentre lui pronuncia fiero queste parole, tornano in mente altri numeri dei quali, anche questi di poco interesse per i media: i numeri che riguardano i poveri, i nullatenenti e i disoccupati che, in Italia, continuano ad aumentare e nei confronti dei quali il governo sembra aver fatto finora ben poco. Ad arricchirsi è invece il giro d’affari dei centri d’accoglienza e dei servizi per i migranti che sbarcano non più dai barconi, ma dalle navi più moderne del mondo: le nostre e quelle dei nostri compatrioti europei, ben felici di portare in Italia i migranti. Un giro d’affari che fa prosperare anche la malavita organizzata e che comincia prima ancora di lasciare le coste africane: secondo quanto hanno dichiarato i migranti, il prezzo della traversata varia da 1800 Euro a 10 mila Euro a testa. Si tratta di un giro d’affari miliardario (e dai costi decisamente bassi dato che ormai li si va a prendere poco dopo aver salpato…).
E mentre il governo pensa a come salvare l’Italia, comincia a diffondersi un nuovo modo per entrare nel Belpaese (e non uscirne più). Come avviene in America con i matrimoni di convenienza combinati per consentire a immigrati clandestini di acquisire le cittadinanza americana (la Green card), cominciano a diffondersi anche in Italia i matrimoni “a pagamento” tra italiani e africani…
C. Alessandro Mauceri