Renzi e i renziani

di Antonella Policastrese, quadro di Mariano Abis

gentiParlamentari nominati dai partiti e non eletti dal popolo dovrebbero avere il buon senso di sciogliere le camere e indire al più presto nuove elezioni. La logica lo suggerisce, per una norma della consulta che ha definito incostituzionale il Porcellum. Invece, a guardare quello che succede, la svolta annunciata sta imboccando una strada senza uscite per i comuni mortali e il Parlamento si è trasformato in un bivacco nel quale stazionano le forze occupanti dei partiti o meglio, di un partito che ha deciso di diventare unico per poter meglio governare accentrando nelle proprie mani il potere necessario per affermarsi nel panorama politico italiano ed europeo.
Hanno così fatto scendere in campo il nuovo “Rinaldo” per rottamare dei politici di cui proprio lui è il più diretto discendente. Figlio di un politico della vecchia guardia, è cresciuto nutrendosi di “pane e politica” fino ad arrivare ai giorni nostri e decidere che era giunto il tempo di essere il nuovo signore con tanti paladini di corte. Lo esigeva il momento il più buio della nostra storia, con una crisi che ci ha fagocitato e che rischia di lasciare il paese seppellito da macerie. Una guerra giocata a colpi di spread, di pil, di tasse, di imposizioni di un’Europa che vigila attentamente su quel che facciamo, scegliendosi indirettamente i propri referenti.
La mossa di proporre Renzi come “il nuovo che avanza” era indispensabile in questo momento in cui la disaffezione alla politica è diventata leggendaria e il tutto giustificato dal fatto che non ci sono adeguate risposte ai bisogni della gente che non sa più che santo pregare, né cosa fare. La disoccupazione è diventata galoppante, i giovani fanno prima ad invecchiare che andare a lavorare mentre il mercato del lavoro espelle cinquantenni ritenuti vecchi per far parte del ciclo produttivo, ma troppo giovani per andare in pensione. Un universo dove i diritti non esistono più e la disuguaglianza sociale è un baratro che si allarga a dismisura.
Occorreva dunque concentrarsi su un uomo giovane per affermare la discontinuità con un passato fatto di scandali e di ruberie continue di uomini legati al sistema a doppio filo. E la scelta è ricaduta su una persona ambiziosa che si lascia continuamente manovrare, che fa finta di lavorare parlando e dicendo un cumulo di cavolate e tra un’intervista e un pc per twittare viene spacciato per l’uomo giusto al posto giusto.
Renzi è forte per l’apparato che lo sostiene a cominciare dalla tv e dai giornali, in mano a grossi gruppi finanziari che hanno puntato sul cavallo di razza, pur di buttare fumo negli occhi e tenere buona l’opinione pubblica.
Renzi e i “renziani” sono figure legate ad una strategia di marketing dove la politica non ha niente a che vedere con il nuovo corso inaugurato dal rottamatore. Le prima anomalia che salta agli occhi è che in una società così maschilista come la nostra le redini della segreteria non potevano che essere mantenute da un uomo. Alla faccia della pari opportunità o di donne che, nella logica della sinistra, dovrebbero essere valorizzate e lasciate libere di correre per affermarsi come leader. Ancora una volta la demagogia di una sinistra che di rosso ha solo il colore, permette solo che le donne siano scelte dal capo per aiutarlo nell’impresa titanica di arrivare al potere.
C’è un cambio di guardia rispetto al berlusconismo: veline e soubrettes, attrici, donne siliconate, sostituite da figure femminili perbeniste che amano il lusso, indossano scarpe pitonate, o si mettono visoni sulle spalle. Donne abituate ad andare da stilisti che vendono salata la loro merce sol perché è firmata. Donne pseudo- intellettuali, abituate a parlare di politica come se si stesse in un salotto durante un ricevimento o all’ora del tè. Altro che vergognarsi della ricchezza. E’ inseguita, e l’unico modo per ottenerla è salire sul carro sicuro per fare le comparsate o le comparse del capo. L’immagine è di moda e ti garantisce il potere.
E in questa giostra di apparizioni di donne all’avanguardia c’è solo la necessità di difendere le posizioni acquisite, mentre il giovin signore continua a essere logorroico, intervistato ad ogni ora in ogni momento della giornata, come se fosse il salvatore della patria.
Segue un clichè Matteo Renzi, recita un copione dal quale non si discosta, e in questo marasma e voglia di nuovo si perde di vista il Paese reale, la sofferenza della gente comune, il desiderio di questa di liberarsi da invasori e venditori di fumo.
Non si capisce davvero come un segretario possa entrare a pieno titolo nelle decisioni di un parlamento di nominati, per proposte del tipo la legge elettorale o il jobs act, termine che forse la maggioranza degli italiani nemmeno sa cosa significhi.

L’Italia da un po’ di anni è divenuta la terra dove l’impossibile diventa possibile. Ovviamente solo per soggetti come Renzi & Co. mentre il governo dei nominati, incurante di quanto sia illegale andare avanti, continua a governare una massa di morti viventi.

Antonella Policastrese e Mariano Abis

Antonella PolicastreseMariano Abis

Renzi e i renziani

Un pensiero su “Renzi e i renziani

  • 13 Febbraio 2015 alle 22:33
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    In tutto questo non è immune il cosiddetto Garante della Repubblica.

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