Roma a luci rosse.

Prostituzione depenalizzata, ma favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione non sono reati?

di C. Alessandro Mauceri

dazebaonews

prostitutaROMA – Dopo la decisione di depenalizzare il reato di prostituzione e quella, più recente, di Renzi di inserire i redditi delle prostitute nel calcolo (presunto) del Prodotto Interno Lordo, ieri è stata diffusa una nuova notizia riguardante il mondo delle “lucciole”.

Infatti, l’assessore del comune di Roma, Francesca Danese e il presidente del IX municipio, Andrea Santoro hanno presentato un progetto che prevede la  creazione di una “zona franca” per le prostitute all’EUR, proprio quella  che, fino a non molto tempo fa, era una delle zone

più chic della capitale.  “Oggi – ha detto Santoro – ogni mattina, in ogni angolo del quartiere, ritroviamo le strade piene di preservativi usati gettati in terra. Mentre di notte le prostitute sostano sotto le abitazioni. Il quartiere verrà liberato da questo fenomeno insopportabile per i cittadini”.

Stando a quanto riferito dai proponenti dell’iniziativa, si tratterebbe di un progetto a sfondo sociale. Per questo il comune ha deciso di stanziare 5mila Euro al mese per pagare le unità di strada e gli operatori sociali che forniranno una serie di servizi accessori alle “ragazze” impegnate nel proprio lavoro.

Pare che sia intenzione del comune di estendere questo progetto pilota ad altre zone della città. “Se la sperimentazione nel IX Municipio va bene”, potrebbe essere realizzata un’area simile anche nel III Municipio, nell’area della Salaria, che passerebbe da sito storico a zona a luci rosse. “Credo che l’idea di Santoro possa essere un modo utile per trovare strade alternative a quanto fatto fino ad oggi sul tema della prostituzione” ha detto il presidente del III Municipio, Emilio Paolo Marchionne.

Il problema è che, anche se è stato depenalizzato il reato di “prostituzione”, “favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione” sono ancora reati previsti dal codice penale.  L’art. 3, n. 8, della L. 20 febbraio 1958, n. 75 (la famosa legge Merlin) prevede la punibilità di “chiunque, in qualsiasi modo, favorisca la prostituzione altrui”. Un aspetto che i pubblici amministratori della città di Roma sembra non abbiano considerato.

Che si tratterebbe di reato lo confermano numerose sentenze recenti della Corte di Cassazione: “Il reato di favoreggiamento della prostituzione si concretizza, sotto il profilo oggettivo, in qualunque attività idonea a procurare favorevoli condizioni per l’esercizio della prostituzione, mentre sotto il profilo soggettivo è sufficiente la consapevolezza di agevolare il commercio altrui del proprio corpo senza che abbia rilevanza il movente dell’azione” (Cass. Pen., sez. III, sentenza 20 novembre 2013, n. 6373). Dopo aver letto questa sentenza (e a molte altre analoghe), sorge spontanea una domanda: l’iniziativa del comune di Roma è da considerare reato?

Che “ospitare” le prostitute e i relativi clienti sia reato è dimostrato dai numerosi arresti condotti dalle forze dell’ordine in molte città d’Italia (gli ultimi a Forlì e a Cesena): numerosi presunti “saloni di bellezza” sono stati chiusi e posti sotto sequestro proprio per aver fornito servizi accessori ai clienti abituali.

“Il reato di favoreggiamento della prostituzione si perfeziona favorendo in qualsiasi modo la prostituzione altrui, così che non si rende necessaria una condotta attiva, essendo sufficiente ogni forma di interposizione agevolativa quale quella di mettere in contatto il cliente con la prostituta”. A dirlo è sempre la Cassazione (sez. III, sentenza 20 marzo 2001, n. 10938).

Resta da vedere cosa diranno i giudici quando a mettere a disposizione un’area attrezzata e dotata di servizi accessori non sarà un “salone di bellezza”, ma assessori e consiglieri comunali della capitale del Bel Paese. E, come se non bastasse, finanziandola con soldi pubblici …….

CAlessandro Mauceri

Roma a luci rosse.

Un pensiero su “Roma a luci rosse.

  • 12 Febbraio 2015 alle 22:08
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    Scusa Alessandro, ormai in Italia, tutti abbiamo accettato tacitamente che si può essere un po incinta.

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