Sanremo: un evento musicale o commerciale?

di Viliana Cancellieri

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Tra lo stucchevole e il gossip, ecco Sanremo 2015.
Una vecchia ma intramontabile canzone del 1967, cantata da Ornella Vanoni, recita “La musica è finita… che inutile serata!” frase che, presa da sola, ben si adatterebbe alle ultime e costosissime edizioni del Festival di Sanremo. Ma, a ben pensarci, l’accostamento fra lo spessore artistico della Vanoni (tra l’altro ridicolizzata in una imitazione a dir poco irriguardosa!) e la “pseudo/manifestazione/canora” attuale è addirittura blasfemo.     Con le dovute e doverose eccezioni per alcuni interpreti, bisogna purtroppo prendere atto che Sanremo è diventato uno spettacolo che punta non sicuramente sulla buona musica ma sul gossip, sul cattivo gusto e sulle stucchevoli e, a volte, patetiche rimembranze.

E, considerati gli alti ascolti, il pubblico continua passivamente a subire e ad accettare

Le nobili origini che vedevano protagonisti la musica e il bel canto, vanto e tradizione dell’Italia, hanno ceduto il posto a uno spettacolo deludente, ripetitivo e noioso e di basso livello. Pochi i momenti di vera arte e di “alta televisione”.
Il tormentone dell’anno è stato l’amletico dilemma “Romina e Albano: sarà vero amore?!”
La banalità è protagonista.
Per CONCHITA, la drag queen austriaca che non rinuncia alla barba, i picchi d’ascolto alle stelle.
Ma al di là del fatto che questa manifestazione piaccia o meno, ci chiediamo: quanto ci costa tutto questo? Qualcuno potrebbe rispondere che non è interesse nostro, e invece lo è, visto che, secondo gli ultimi dati disponibili, la RAI ha un fatturato netto di 2.647 milioni, di cui ben 1.737 milioni (65,6%) derivante dal canone pagato dai cittadini.
Dietro l’evento, in crisi da anni, si muovono milioni di euro. Un evento musicale o commerciale? Ha ancora senso buttare, nel vero senso del termine, tanti soldi per organizzare un evento in crisi che assorbe così tante risorse? Come vengono giustificati ingaggi milionari per conduttori ed ospiti?
Ma visto che, in parte, paghiamo noi è giusto sapere quanto spendiamo, le indiscrezioni dicono: 500 mila euro per Carlo Conti, 60-70 mila euro per Emma, 80 – 100 mila euro per Arisa e 60 mila euro per Rocio Muñoz Morales. Un totale minimo di 700 mila euro per conduttori e vallette. L’anno scorso la coppia Fazio – Littizzetto pare sia costata 1 milione di euro.
Quest’anno il festival costerà meno, anche per via delle rimostranze della Corte dei Conti, che ha più volte dichiarato l’insostenibilità dei costi del festival.
Per l’acquisto di biglietti e abbonamenti, cifre tutt’altro che economiche: si parla di 672 euro, un prezzo decisamente non alla portata di tutte le tasche e che, secondo gli accordi presi con il Comune di Sanremo, è comunque rimasto invariato nell’ultimo quinquennio.
Il costo per la singola serata in galleria è di 100 euro a sera, con l’eccezione della finale del 14 febbraio, quando il prezzo salirà a 320 euro. Per la platea, invece, il costo è di 180 euro per ciascuna serata (settore unico) e anche in questo caso, il costo va inteso per le prime quattro puntate, perché la cifra arriva a 660 euro per il sabato sera.
Ok, si potrebbe obiettare: anche se il costo totale del Festival di Sanremo 2015 sarà di circa 16 milioni di euro, per la prima volta da tanto tempo la Rai tornerà a guadagnare qualcosa e poi l’arte merita…

    Ma di cosa stiamo parlando?! Di arte?! La musica langue, il canovaccio è misero e ripetitivo….pure! Gli autori senza idee!

E noi paghiamo…il canone RAI!

Viliana Cancellieri

Viliana Cancellieri

Sanremo: un evento musicale o commerciale?

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