SI PUO’ FARE: Villaggio della speranza, Dodoma -Tanzania.

…. dedicato a chi non crede che è dove si sta peggio che si deve andare e non portare il peggio da noi.

di Jacopo Cioni

pitta centrale

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“…Dopo una violenta mareggiata, sulla spiaggia stavano moltissime stelle marine. Un bambino le raccoglieva e le ributtava in mare. Arrivò un uomo e gli chiese: perchè fai questo? Tanto non riuscirai a salvarle tutte. Il bambino ne prese una, la gettò in mare e rispose: questa sì…”

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Quando qualcuno si schiera per una soluzione diversa all’invasione degli immigrati in Italia, paventando rischi e costi, spesso è tacciato di razzismo. Con questa etichetta si certifica la cattiva persona che lascerebbe morire in mare centinaia di persone per mantenere il suo stato sociale invariato. Non c’è appello, se tu non sei disposto ad accogliere sei un vigliacco razzista e pure fascista. Siamo circondati da benpensanti che dai banchi dorati delle istituzioni fanno la morale al popolo che osa pensare diversamente da loro, istituzioni che istruiscono questo stesso popolo a pensare uni-direzionalmente. Un popolo che non è nella sua fase di massimo splendore e benessere, ma anzi in una prostrazione economica al pari dell’ultima guerra mondiale. Un popolo che non è in grado di provvedere alle debolezze di se stesso, dei suoi cittadini, e che deve farsi carico di persone che fuggono dalla povertà con in tasca 3000 euro per pagare uno scafista o 1500 euro e un visto come turista. Persone che arrivano senza uno scopo se non approfittare di una società che è ricca o appare tale, persone che sono abituate a sopraffare per vivere e in questo modo si comportano, spesso con aggressività e pretese di diritti senza pensare che esistono anche dei doveri in una società. Tutti cattivi? No, non tutti, molti sono persone che cercano di integrarsi, ci sono decine di esempi di persone arrivate nella nostra amata patria che si sono integrate; persone comparse nelle cronache giornalistiche per atti di aiuto spesso sprezzanti della propria vita nel tentativo di salvataggio.  Molti altri però si impongono sfruttando la situazione, anzi capito l’antifona si lasciano conquistare da gruppi politici che li “usano” come forza di protesta o come forza di voto alla necessità.

Ecco che lo Stato italiano per queste persone si spende in aiuti che poi scopriamo finiscono nelle mani di cooperative di parte e sappiamo quale parte, in tasca ad organizzazioni mafiose che interfacciano con politici altrettanto mafiosi e anche nelle tasche di gente che mette su centri di accoglienza facendone un lavoro, un business che personalmente ritengo meschino e non certo umanitario.

Salvini in questo video evidenzia il caso….. si scusate cito Salvini uno dei mostri razzisti e fascisti…. ma che volete, se oggi sono i mostri a parlare di certe cose, si cita i mostri…. Chi dovrei citare? La Boldrini?

Dicevo, guardatevi il video….

https://www.facebook.com/video.php?v=10152779185248155

… in pratica questo signore, un buon samaritano, si intasca 34 x 30 x 18 = 18.360 euro al mese. Un bel gruzzoletto, circa 220.320 euro l’anno…. 220.320 euro l’anno!! Quanti ci metterebbero la firma? Avendo lo spazio (a loro lo fornisce l’arci), 6 stanzette a 3 letti, anche a castello, fette biscottate a colazione con latte e caffè, piatto di pasta e fettina panata a pranzo, minestrone e pollo arrosto la sera a cena…. il gioco è fatto. Poi, magari, siccome non fanno niente tutto il giorno questi poveri cristi gli trovo da lavorare, mi riverniciano l’arci, mi sturano i cessi, mi riparano il muretto, mi curano l’orticello e il giardinetto!!! Appena son diventati bravi li uso a nero in aziende compiacenti, a raccogliere pomodori (rigorosamente a nero) oppure in aziende dove vengono sfruttati per un tozzo di pane al posto degli italiani che hanno ancora qualche diritto (sempre meno non a caso) o ancora in manifestazioni con pranzo a sacco organizzate da non so quale sindacato o organizzazione para-politica. Quasi quasi mi tessero PD e organizzo anche io nell’arci vicino a casa, (perchè tutti abbiamo un’arci vicino a casa) e al posto dei nonnini che giocano a scopa ci metto i poveri derelitti recuperati in mare. Vergognatevi sfruttatori travestiti da buonisti e caritatevoli santi! Questo è il modo di aiutare questa gente? O è il metodo per far arricchire i furbi del quartierino con bionda alla destra che annuisce sommessamente pensando al conto corrente?

Questi 220.320 euro li paghi tu, con le tue tasse. Tu che poi stai a tavolino dopo cena cercando di scegliere se pagare il gas o iscrivere tuo figlio alla scuola d’inglese per adeguarlo ad una globalizzazione che ti hanno imposto e non hai scelto. Una globalizzazione della schiavitù. Una globalizzazione dove non si porta la ricchezza nei paesi in difficoltà, ma si sfrutta l’assenza dei diritti di questi paesi per poterli “usare” meglio e contemporaneamente si adopera la competizione finanziaria per eliminare i diritti nei paesi dove invece ci sono, dove sono stati conquistati con sudore e lotte.

Scusate il cappellozzo, sono sempre prolisso, ma il punto è: dove è meglio aiutare questa gente? Qua o a casa loro?

Meglio innalzare il livello culturale e sociale nei paesi dove è carente o diminuire il nostro per adeguarlo al loro?

Da oggi ilsovranista.it sponsorizza una associazione che senza aiuti dallo Stato italiano ma tramite volontari che vanno sul posto e che si impegnano a raccogliere fondi hanno trasformato una triste realtà locale prima in una speranza e poi in una conferma con un percorso che va dal salvare la vita a dei bambini sieropositivi fino a reinserirli nella società locale. Mi sento di certificare l’iniziativa in prima persona perchè conosco una persona che ne fa parte, c’è stato a Dodoma e raccoglie fondi e materiale per rendere questa realtà sempre meglio.

Questa associazione, tutti volontari, si occupa del Villaggio della Speranza in Dodoma, Tanzania.

Attenzione, non parlo di quattro capanne e due antibiotici che dopo anni di donazioni ad enti onlus mastodontiche sempre quattro capanne e due antibiotici sono, parlo di un villaggio che in 15 anni è arrivato ad avere strutture per l’accoglienza, scuole fino alle superiori, case famiglia, ospedale, di tutto di più.

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La storia in breve? In Tanzania l’HIV è endemico, una mattanza. I genitori contagiano i propri figli ancora nell’utero e una volta nati entro breve rimangano orfani, i parenti più stretti, sia per la povertà che per l’ignoranza rispetto alla malattia portano nella foresta questi bimbi e li lasciano la a morire. Si avete letto bene.

A morire.

_DSC0454Il Villaggio della Speranza fu creato per dare una morte più dignitosa a questi bambini, non per salvarli, solo per dargli una morte meno brutta, fra 4 mura, con un minimo di assistenza e di cibo, con un minimo di affetto che non si nega nemmeno ad un cane randagio. Poi è successo qualcosa, qualcosa di incredibile, questi ragazzi hanno smesso di morire. Sopravvivevano e crescevano. Perchè? Non è ancora dato saperlo, in parte sicuramente perchè un corretto nutrimento, un ambiente meno malsano, quel poco di affetto ha creato una differenza, ma si sospetta anche qualcosa d’altro. Dato che il cibo non era abbondante si cucinava di tutto pur di nutrire questi ragazzi, erbe locali, piante, frutti, bacche e chi sa cos’altro. Insomma a qualcuno è venuto il sospetto che nel cibo ci fosse una “soluzione” tanto da aver inviato in Italia questo pastone, per essere studiato. Mettetela come vi pare, ma dei bimbi da siero-positivi sono diventati siero-negativi (il che potrebbe essere spiegato da una teoria che qualcuno certo conoscerà)

Andiamo oltre anche se l’argomento dovrebbe essere sviluppato, ma non è questa la sede.

DSC_0095Si è quindi creata una nuova realtà nel Villaggio della Speranza, se i bimbi invece di morire vivevano si doveva farli crescere. Si è sviluppato quindi il villaggio e si sono create delle case famiglia con dei genitori in “affitto”. Strano? Non direi, Un padre e una madre pagati a cui veniva assegnata una casa nel villaggio e dati in gestione una 15ina di bimbi di varie età. Genitori in affitto che dovevano provvedere alla pulizia, all’educazione, alla disciplina e ai bisogni di questi ragazzi. Ragazzi che crescendo cominciavano ad avere nuove necessità, una istruzione e quindi è nato l’asilo, poi la scuola primaria, le vecchie medie e poi le superiori. Una comunità in evoluzione, nuovi terreni comperati e strutturati, nuove case. DSC_0077Una comunità che si muove nella disciplina e nella comunione dei beni. Una mensa centrale, un giardino centrale, una scuola funzionante. La comunità cresceva e quindi si è sviluppato la coltivazione, l’allevamento di mucche, maiali e galline e poteva mancare il pesce? no, e quindi vasche ittiche e produzione di formaggio. Da qui i primi l’autofinanziamenti con vendita all’esterno…. una follia; una follia che fa la differenza fra niente e tutto. E la scuola? DSC_0078Cresciuta cosi tanto da essere aperta ai bambini delle famiglie esterne che volevano far entrare i loro piccoli a studiare; bambini sani con padre e madre inseriti nella società mescolati nelle classi con bambini orfani, sieropositivi, con padre e madre in affitto. Tutti con la stessa divisa, tutti con la stessa tuta da ginnastica. Tutti riuniti prima di entrare a scuola sugli attenti per il saluto alla bandiera e con la mano sul cuore a cantare l’inno nazionale. Tutti insieme da buoni cattolici a recitare la preghiera del mattino. Il passo successivo lasciare che gli uomini, non più i bambini, rientrino nella società favorendo i contatti con aziende e realtà esterne.

DSC_0068Ci sarebbe ancora molto da scrivere, la sveglia alle 6.00, tutti radunati per essere controllati; controllati per vedere se i genitori in “affitto” fanno un buon lavoro. Il silenzio quando si deve stare zitti e gli urli dei giochi dopo la scuola. I volontari che si intersecano con questi ragazzi e preparano marmellate, riparano staccionate, aiutano come possono. Le spese per pagare chi lavora nelle strutture, per pagare i “genitori” in affitto, gli insegnanti. Le soluzioni lente ma costanti. I problemi giornalieri e i piccoli che ancora muoiono nonostante tutto. Il riconoscimento che lo stesso governo della Tanzania ha dato per l’ottimo lavoro svolto.

Questa, il Villaggio della Speranza, è la sede per testimoniare che “SI PUO’ FARE“, senza organizzazioni mastodontiche che mangiano se stesse e che alla fin fine, in tanti anni, non hanno mai risolto nulla o non avremmo tanta gente disperata alle nostre porte. Organizzazioni boldriniane che si riempiono la bocca con la parola “umanitario” ma che di umano hanno ben poco. Organizzazioni dove il denaro raccolto serve più a sostenere la struttura stessa dell’associazione che per aiutare le persone in patria, a casa loro. Associazioni che incensano se stesse dietro le parole onlus e beneficenza e lo fanno in hotel 5 stelle e palazzi dei congressi che sembrano moderni anfiteatri.

Ed ora vi presento il Villaggio della Speranza, in Dodoma, Tanzania.

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Le foto e i numeri.

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_DSC0416I bimbi sono ospitati in 12 case famiglia, dislocate al centro del villaggio. Ogni casa ospita circa 12 bambini e una coppia di genitori in affitto,oltre ad una infermiera, che si prendono cura di loro: è un tentativo di ricostituzione dell’ambiente familiare.

Ad oggi i bambini ospitati sono 160 e hanno da pochi mesi a circa 16 anni: vengono curati e accuditi a livello medico, nutrizionale psicologico e spirituale, così che possano vivere con serenità i giorni della loro vita.

DSC_0136In questi due anni più di 2500 sono state le donne assistite prima durante e dopo il parto, non solo per le diverse vaccinazioni, ma anche e soprattutto con la cura prima del parto e successivamente con la possibilità dell’allattamento artificiale per i loro bambini. L’allattamento al seno è infatti possibile veicolo di contagio del virus. Al Villaggio della Speranza sorge anche una clinica per gli esterni, nata con lo scopo di aiutare non solo i bimbi ma anche gli adulti affetti dal virus HIV.

Il risultato di questi primi due anni di attività della maternità è stato molto positivo: solamente sei di questi bambini mostrano segni di positività, tutti gli altri 154 sono sani.

DSC_0059Con gli anni i bambini sono cresciuti in età e in numero, ed è nata quindi la necessità di costruire la scuola elementare prima e secondaria poi per poter far studiare i bambini del Villaggio. La scelta è stata quella di costruire una scuola aperta sia ai bimbi del Villaggio sia ai bambini che vivono nelle zone circostanti, in modo tale da favorire l’integrazione dei piccoli del Villaggio della Speranza.

Gli alunni della scuola primaria sono arrivati ad essere circa 500!

DSC_0128Sono ormai più di 2300 i pazienti che mensilmente vengono visitati in questo centro e più di 1300 di loro sono già in terapia.

Una dieta sana si è infatti rivelata fondamentale al fine di tenere controllata la malattia. I servizi centralizzati presenti nel Villaggio sono: l’orto, la fattoria e le vasche di itticoltura, la mensa, la lavanderia, la chiesa, la casa dei volontari, il laboratorio analisi in collaborazione con l’ospedale Bambin Gesù di Roma, l’officina e gli uffici.

DSC_0104Sino ad ora non ho citato gli artefici di tutto questo, ha importanza? Per me no, contano i risultati, i protagonisti di questi risultati anche nel sito ufficiale è difficile individuarli…. chi sa perchè? forse perchè chi opera nel bene non ha bisogno di incensamenti e riunioni in alberghi 5 stelle per provare soddisfazione. Comunque la responsabile di tutto il villaggio è di Suor Rosaria Gargiulo.

E adesso? Adesso immaginate se i 220.320 euro che il signore sopraddetto si intasca tutti gli anni e con lui tutti gli altri come lui fossero dati a persone che sul posto, con vera umanità e intelligenza esportano non la democrazia, ma la civiltà, il rispetto, l’amore per la vita. Che cosa si potrebbe fare del mondo?

Sommateli tutti i 220.320 euro distribuiti a pioggia per arricchire chi poi voterà le stesse facce per raggiungere il 40%…. (non è forse voto di scambio mascherato da buonismo), quanti soldi sono? Potrebbero tutti restare nelle vostre tasche, sarebbe sufficiente il vostro 5×1000 nella denuncia dei redditi per sviluppare vere realtà di crescita. Per creare i cittadini di domani che invece che ricevere la “democrazia” la creeranno perchè istruiti, educati, abituati a convivere, ma soprattutto perchè saranno vivi.

Quindi….

questo il sito del villaggio della speranza, fate voi!

 Jacopo Cioni

Jacopo

SI PUO’ FARE: Villaggio della speranza, Dodoma -Tanzania.

2 pensieri su “SI PUO’ FARE: Villaggio della speranza, Dodoma -Tanzania.

  • 25 Marzo 2015 alle 19:38
    Permalink

    Grazie della testimonianza,ci dà speranza
    , forse non abbiamo ancora perso la nostra umanità.

    Rispondi
    • 25 Marzo 2015 alle 20:16
      Permalink

      No, ma siamo molto bravi a nasconderla, ci presentano una umanità finta, spacciandola per vera, mentre invece i veri sistemi per essere umani non è salvare il singolo, ma dare ad ogni singolo la possibilità di evolvere e affermare la propria libertà e diritto alla vita. Jak

      Rispondi

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