Spread

di Carlo Pompei

spreedLe incertezze sulle previsioni (future, leggi in inglese) sull’andamento dei Btp, titoli di Borsa italiani, incide negativamente sulla stima percentuale del differenziale tra questi e i Bund tedeschi, altresì chiamata Spread.
Ma lo Spread pre Euro incideva sul bilancio dello Stato, non sulle tasche dei cittadini.
Certo, soltanto se venivano adottate politiche da Stato sociale efficace.
Tanto è vero che si trattava di un termine relegato ai bollettini di alta finanza, non certo alle cronache del Tg: sono trascorsi almeno venti anni prima che se ne parlasse.
I politici che si salvarono (non a caso) da Tangentopoli non furono in grado di attuare tali politiche, o non vollero.
Oppure fu un mix di incompetenza e tornaconto.
Nel 1992 “si verificarono” una serie di eventi che andrebbero spiegati un po’ meglio da lorsignori.
Lo Stato – rappresentato, nel caso specifico, dall’interazione tra Ministero del Tesoro, Banca d’Italia e Zecca dello Stato, rispettivamente quali
– garante su base PIL e riserva aurea,
– committente-gestore
– produttore di titoli pagabili a vista al portatore, alias monete coniate e banconote stampate – fu sostituito come pagatore di ultima istanza (vedere Bankitalia) di un eventuale debito nazionale estero, con il privato cittadino, che fu poi costretto ad usare banconote stampate, emesse e gestite da una struttura sovranazionale privata.
Ciò genera debito di interesse poiché si tratta di denaro prestato e non concesso in uso come accadrebbe con una valuta nazionale sovrana, utilizzata senza che il costo intrinseco gravi sulla tasca dell’utilizzatore, ma come mero corrispettivo di un lavoro eseguito, direttamente per lo Stato o per terzi.
E, come diceva saggiamente (e matematicamente) il Professor Giacinto Auriti, è impossibile rifondere un debito con la medesima moneta che lo ha generato.

Inoltre lo Spread, da strumento prettamente finanziario per addetti ai lavori nelle stanze dei bottoni, si è fatto anche carico di colmare quel divario che prima veniva compensato dal cambio valuta.
Chi si beava dell’euro forte sul dollaro (e prima ancora della lira forte) o non capisce come funzionano le transazioni internazionali, oppure lo capisce benissimo…

Carlo Pompei

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