STORIA DELLA DELLA FEDERAL RESERVE
Parte 4
di Alessandro Trinca
Tuttavia, dopo vari anni di benessere, i banchieri riuscirono a rispolverare e a mettere in atto la vecchia formula della guerra per creare debito e dipendenza.
Così, il 12 aprile del 1861, un mese dopo l’insediamento di Abraham Lincoln, i primi colpi della Guerra Civile americana risuonarono a Fort Sumter, Carolina del Sud.
Non importava quale sarebbe stato l’esito, un’America indebolita e pesantemente indebitata avrebbe aperto ancora una volta l’America centrale e meridionale alla colonizzazione europea. Proprio quello che la dottrina di Monroe aveva proibito nel 1823.
Oggi sui libri di storia delle scuole si legge che la causa della guerra fu l’immigrazione. In realtà questa problematica, pur rientrando tra i motivi del conflitto, non fu il principale: Lincoln infatti sapeva bene che l’economia del Sud dipendeva dalla schiavitù e quindi già prima della Guerra non aveva alcuna intenzione di abolirla. Soltanto un mese prima, nel suo discorso inaugurale Lincoln aveva detto: “Non ho alcuna intenzione di interferire, direttamente o indirettamente, con l’istituzione della schiavitù negli stati in cui essa vige. Credo che non abbia alcun diritto di legge per farlo e nemmeno vi sono incline.” – Abraham Lincoln – cfr. “The history of Abraham Lincoln, and the overthrow of slavery”, di Isaac Newton Arnold, ed. Clarke & Co. 1867, p. 175.
Persino appena dopo l’inizio della guerra ribadì che la stessa non riguardava la questione della schiavitù: “Il mio supremo obiettivo è quello di salvare l’Unione, non quello di salvare o abolire la schiavitù. Se potessi salvare l’Unione senza dover liberare neppure uno schiavo, lo farei.” – Abraham Lincoln – cfr. “The history of Abraham Lincoln, and the overthrow of slavery”, di Isaac Newton Arnold, ed. Clarke & Co. 1867, p. 289.
In realtà la guerra era necessaria per spaccare in due la nuova nazione benestante: i banchieri erano infatti spaventati dal cattivo esempio dato al resto del mondo dalla solida economia americana, ormai sottratta al loro controllo da oltre 25 anni. Un privilegiato osservatore di quel tempo, il Cancelliere tedesco Otto Von Bismarck, disse: “La separazione degli Stati Uniti in confederazioni di pari forza era stata decisa di gran lunga prima della Guerra Civile da parte di alti poteri della finanza europea. Questi banchieri temevano che, qualora gli Stati Uniti fossero rimasti insieme come un’unica nazione, avrebbero ottenuto una tale indipendenza economica e finanziaria da pregiudicare il loro dominio finanziario del mondo.” – Otto Von Bismarck – cfr. “The Secret World Government Or the Hidden Hand: The Unrevealed in History”, di Count Cherep-Spriridovich, ed. Book Tree 2000, p. 180.
Furono pertanto messe in campo abili mosse volte a scatenare il conflitto: gli industriali del Nord applicarono dazi protezionistici per impedire agli stati del Sud di acquistare merci europee a buon mercato e l’Europa reagì interrompendo le importazioni di cotone dagli stati del Sud, mettendo questi ultimi in una doppia tenaglia finanziaria: erano obbligati a spendere di più per gran parte delle loro necessità di vita mentre i ricavi provenienti dalle loro esportazioni di cotone crollavano.
Fu questo a rendere il Sud furibondo.
Qualche mese dopo l’inizio della guerra, i banchieri prestarono a Napoleone III di Francia, il nipote del Napoleone di Waterloo, 210 milioni di franchi per impadronirsi del Messico e per posizionare delle truppe lungo il confine meridionale degli Stati Uniti, approfittando della loro guerra per violare la dottrina di Monroe e far ritornare il Messico sotto la dominazione coloniale.
Allo stesso tempo, la Gran Bretagna spostò 11.000 soldati in Canada e li posizionò minacciosamente lungo il confine settentrionale americano. Anche la flotta britannica si dispose in stato di pre-allerta, per essere eventualmente pronta ad intervenire in un conflitto.
Lincoln sapeva di trovarsi in un grosso dilemma ed era tormentato dal destino dell’Unione. Tutto ciò andava ben oltre la differenza tra Nord e Sud. Ecco perché la sua enfasi fu sempre sull’Unione e non banalmente sullo sconfiggere gli stati del Sud.
Per vincere la guerra egli aveva bisogno di denaro e fu così che nel 1861 si recò a New York insieme al suo Segretario del Tesoro, Salmon P. Chase, per richiedere i prestiti necessari. I banchieri, ansiosi di vedere il fallimento dell’Unione, offrirono prestiti ad un interesse compreso tra il 24 e il 36%.
Lincoln ovviamente rifiutò la proposta e fece ritorno a Washington, dove fece approvare dal Congresso un disegno di legge che autorizzasse la stampa di banconote del Tesoro a corso legale. Così, tra il 1862 e il 1863 egli fece stampare nuove banconote per un valore di 450 milioni di dollari senza interessi per il governo federale. Queste nuove banconote furono chiamate “Greenbacks” poiché, per distinguerle dalle altre banconote in circolazione, furono stampate con inchiostro verde sul retro. Con questo nuovo denaro, il Presidente pagò le truppe e acquistò i loro viveri.
Lincoln sapeva chi manovrava davvero dietro le quinte e cosa ci fosse in serbo per il popolo americano. Ecco come spiegò il suo pensiero: “Il governo dovrebbe creare, emettere e far circolare tutta la valuta e il credito necessario per soddisfare il potere di vendita del governo e il potere d’acquisto dei consumatori. Il privilegio di creare ed emettere moneta non è solo la suprema prerogativa del governo, ma è anche la sua più grande opportunità creativa. Con l’adozione di questi principi, ai contribuenti verranno risparmiate enormi quantità di interessi. Il denaro cesserà di essere il padrone e diventerà il servitore dell’umanità.” – Abraham Lincoln – cfr. “World Government, Ready Or Not!”, di Garry Davis, ed. World Government House 2003, pp. 295-296.
Un editoriale davvero incredibile sul Times di Londra spiegò benissimo la posizione dei banchieri centrali nei confronti dei greenbacks di Lincoln: “Se questa malefica politica finanziaria, che ha le sue origini in Nord America, dovesse perdurare fino a consolidarsi, il governo fornirà il proprio denaro senza alcun costo. Ripagherà i debiti e ne rimarrà senza. Avrà tutto il denaro necessario per mandare avanti il suo commercio. Diventerà prospero come mai nella storia del mondo. Le menti e la ricchezza di ogni nazione andranno verso il Nord America. Quel paese deve essere distrutto o distruggerà ogni monarchia sul pianeta.” – Times di Londra – cfr. “Life, Money and Illusion: Living on Earth as If We Want to Stay”, di Mike Nickerson, ed. New Society Publishers, Revised Edition edition 2009, p. 176.
Come ha brillantemente esposto Ellen Brown nel suo libro “Web of debt”, i finanzieri, che non erano riusciti a intrappolare il governo di Lincoln con prestiti di guerra usurai, trovarono il modo di raggiungere i loro scopi con altri mezzi. Nel 1863, infatti, con le truppe federali e confederate che si concentravano sul campo per la battaglia decisiva nella Guerra Civile, il Tesoro necessitava dell’autorizzazione per l’emissione di ulteriore moneta e, mentre una fazione in seno al Congresso era impegnata ad ottenere l’emissione di nuovi Greenbacks per finanziare la guerra, un’altra fazione stava preparando una legge bancaria nazionale in grado di produrre un monopolio sul potere di creare moneta. Tale legge fu promossa come strumento di garanzia per il nuovo sistema bancario nazionale, ma di fatto consentì ai banchieri di ottenere esattamente quello che volevano: fu infatti a proposito di questa legge che la Casa Rothschild di Londra, il 25 giugno 1863, scrisse in un comunicato confidenziale ad una filiale di New York: “I pochi che capiscono il sistema saranno così occupati nel profittarne o così dipendenti dai suoi favori, che non faranno opposizione; d’altra parte la gran massa, mentalmente incapace di capire, ne sopporterà il peso senza lagnarsi.” – Sherman Rothschild – cfr. “The Monetary Elite Vs. Gold’s Honest Discipline”, di Vincent R. LoCascio, ed. Weltanschauung Financial Press 2005, p. 137.
In quell’anno, con appena 2 voti di scarto (23 favorevoli contro 21 contrari) fu dunque approvato il National Banking Act, con lo scopo di coordinare l’attività delle diverse banche di stato e riconoscerle come banche nazionali, consentendogli di operare in regime di immunità fiscale e soprattutto attribuendogli il monopolio sulla creazione del nuovo tipo di denaro. Sebbene i Greenbacks continuassero a circolare, il loro numero non fu quindi incrementato. Ma, ancor più importante, da questo momento in poi l’intera offerta monetaria degli Stati Uniti sarebbe stata creata dai banchieri con l’acquisto delle obbligazioni governative a titolo di riserva per le banconote. Come spiegò lo storico John Kenneth Galbraith: “Per molti anni dopo la guerra, il governo federale ebbe un notevole saldo attivo, tuttavia non poté ripagare il suo debito e ritirare i suoi titoli perché se l’avesse fatto non ci sarebbe stata alcuna obbligazione a sostegno delle banconote nazionali. Ripagare il debito equivaleva a distruggere l’offerta monetaria.” – John Kenneth Galbraith – cfr. “American Civilian Counter-Terrorist Manual: A Fictional Autobiography of Ronald Reagan”, di Alan Allen, ed. Trafford Publishing 2008, p. 70.
Poco dopo la sua rielezione a Presidente, nel novembre del 1864, Lincoln scrisse: “Il potere del denaro depreda la nazione in tempi di pace e cospira contro di essa nei tempi di avversità. È più dispotico della monarchia, più arrogante dell’autocrazia, più egoista della burocrazia. Vedo nel prossimo futuro avvicinarsi una crisi, che mi fa tremare per la sicurezza della patria. Le corporation sono salite sul trono; seguirà un’epoca di corruzione e il potere monetario del Paese riuscirà a prolungare il suo regno manipolando i pregiudizi del popolo, fino a quando la ricchezza sarà tutta in poche mani, e la repubblica sarà distrutta.” – Abraham Lincoln – cfr. “How to Interpret History”, di Ron Hayhurst, ed. Tate Publishing & Enterprises 2007, p. 63.
Il suo secondo mandato iniziò ovviamente all’insegna della lotta al National Banking Act, ma il 14 aprile 1865, appena 41 giorni dopo la rielezione e solamente 5 giorni dopo la resa di Lee contro Grant ad Appomattox, Lincoln fu assassinato dai colpi d’arma da fuoco di John Wilkes Booth al Teatro Ford.
Come riportato in un articolo pubblicato il 2 maggio 1934 sul Vancouver Sun: “Abraham Lincoln fu assassinato a causa delle macchinazioni di un gruppo di banchieri internazionali che temevano le ambizioni di credito nazionale del presidente degli Stati Uniti. Un solo gruppo al mondo, a quel tempo, aveva motivo di desiderare la morte di Lincoln. Essi erano gli uomini che si opponevano al suo programma per una valuta nazionale e che lo combatterono per tutta la durata della Guerra Civile, a causa della sua politica dei Greenbacks.” – Vancouver Sun – cfr. “Vile Acts of Evil: Volume 1 Banking in America”, di Michael A. Kirchubel, ed. CreateSpace Independent Publishing Platform 2009, p. 62.
Entro otto anni dalla morte di Lincoln fu costituito il sistema monetario del gold standard. Dall’epoca di Lincoln gli Stati Uniti non hanno emesso altre banconote nazionali, anche se i Greenbacks rimasero in circolazione negli Stati Uniti fino al 1994 (quando un altro atto di follia e di ignoranza, il Reigle Act, ne autorizzò la sostituzione con banconote basate sul debito).
Ma andiamo per gradi.
… segue nella parte 5