STORIA DELLA DELLA FEDERAL RESERVE

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di Alessandro Trinca

lincoln funeralCon Lincoln fuori gioco, l’obiettivo seguente dei banchieri era quello di acquisire il controllo completo della moneta americana. Questo non era un compito facile. Con l’apertura delle nuove frontiere ad ovest, era stato scoperto argento in grosse quantità (cosa che metteva seriamente in pericolo l’obiettivo del gold standard) e i Greenbacks di Lincoln erano piuttosto diffusi.

È chiaro che l’idea che l’America stampasse il proprio denaro esente da debito provocasse ondate di agitazione su tutta l’elite bancaria europea; essa osservava con terrore mentre gli Americani invocavano una maggior quantità di Greenbacks. Anche se Lincoln era morto, cresceva il sostegno per le sue idee monetarie. Il 12 aprile 1866, a circa un anno dall’assassinio, il Congresso si mise al lavoro agli ordini dei banchieri centrali europei. Fu approvato il Contraction Act, che autorizzò il ritiro dalla circolazione di un certo numero di Greenbacks, causando una contrazione dell’offerta di moneta.

Gli autori Theodore R. Thoren e Richard F. Warner spiegarono i risultati della contrazione di denaro nel loro libro “The Truth in Money book”: “I tempi duri che seguirono la Guerra Civile si sarebbero potuti evitare se la politica legislativa sui Greenbacks fosse proseguita come Lincoln aveva inteso. Invece, ci fu una serie di ondate di panico monetario, quelle che chiamiamo recessioni, che misero pressione al Congresso per emanare dei provvedimenti in favore di un sistema bancario sotto un controllo centralizzato.” – cfr. “The Truth in Money book”, di Theodore R. Thoren e Richard F. Warner, ed. Truth in Money 1989, p. 145.

povertà 1866Gli obiettivi dei grandi finanzieri internazionali si sostanziavano fondamentalmente nella reintroduzione di una banca centrale sotto il loro esclusivo controllo e su una valuta garantita dall’oro. La loro strategia iniziò causando una serie di ondate di panico per tentare di convincere gli americani che solo il controllo centralizzato dell’offerta monetaria avrebbe potuto garantire una stabilità economica. Ciò attraverso il ritiro dal sistema di così tanto denaro che la maggioranza degli americani si sarebbe trovata in una condizione di tale povertà che non si sarebbe curata affatto dei banchieri oppure sarebbe stata troppo debole per opporvisi. Nel 1866 vi erano 1,8 miliardi di dollari in circolazione negli Stati Uniti, circa 50 dollari e 46 centesimi pro capite. Nel solo anno 1867 fu tolto dalla circolazione mezzo miliardo di dollari; dieci anni dopo, nel 1876, l’offerta monetaria era stata ridotta a soli seicento milioni di dollari, vale a dire che rimanevano in circolazione solamente 14 dollari e 60 centesimi pro capite: i due terzi del denaro degli Stati Uniti erano stati ritirati dai banchieri. Dieci anni più tardi l’offerta monetaria fu ridotta a 400 milioni di dollari, nonostante una forte crescita della popolazione; ciò significava che solo 6 dollari e 67 centesimi pro capite rimanevano in circolazione: una perdita del potere d’acquisto del 760% in 20 anni! (Oggi gli economisti cercano di spacciare il concetto che le recessioni e le depressioni siano una parte naturale di un qualcosa che essi chiamano il “ciclo economico”. La verità è che oggi la nostra offerta monetaria è manipolata com’è avvenuto prima e dopo la Guerra Civile. Ciò è stato possibile attraverso il ritiro dei prestiti delle banche, senza che ne furono concessi di nuovi).

dollaro argentoInoltre, le monete d’argento vennero tutte fuse. Nel 1872, un uomo di nome Ernest Seyd ricevette 100.000 sterline (equivalenti a circa 500.000 dollari) dalla Banca d’Inghilterra e fu mandato in America per corrompere il numero di membri del Congresso necessari ad ottenere la messa al bando dell’argento. A Seyd venne anche detto che avrebbe potuto usufruire di ulteriori 100.000 sterline o di qualunque altra somma, qualora le mazzette non fossero state sufficienti. L’anno seguente, il 1873, il Congresso approvò il Coinage Act e la coniazione dei dollari d’argento fu improvvisamente bloccata. Il deputato Samuel Hooper, che aveva presentato il progetto di legge alla Camera, riconobbe che in realtà la paternità dello stesso apparteneva al signor Seyd e nel 1874 lo stesso Seyd ammise chi c’era dietro le quinte: “Mi recai in America nell’inverno del 1872-1873, autorizzato ad assicurare, se possibile, l’approvazione di una legge che mettesse al bando l’argento. Era nell’interesse di coloro che io rappresentavo, i governatori della Banca d’Inghilterra, fare in modo che venisse approvata. Nel 1873, le monete d’oro furono l’unica forma di moneta metallica.” – Ernest Seyd – cfr. “Real Money Versus False Money – Bank Credits”, di T. Cushing Daniel, ed. Fredonia Books 2004, p. 54.

Ma le vicende riguardanti il controllo del denaro degli Stati Uniti non si erano ancora concluse. Solo tre anni più tardi, nel 1876, con un terzo della forza lavoro disoccupata, la popolazione stava crescendo senza tregua. La gente invocava un ritorno al sistema monetario dei Greenbacks del presidente Lincoln, ad una moneta d’argento o a qualunque cosa avesse fatto tornare il denaro più abbondante. In quell’anno, il Congresso creò la Commissione degli Stati Uniti sull’argento per studiare il problema e, alla fine, il resoconto degli studi fu l’accusa ai banchieri nazionali per la contrazione di denaro. Il rapporto è interessante perché paragona l’intenzionale contrazione di denaro da parte dei banchieri nazionali dopo la Guerra Civile alla caduta dell’Impero Romano: “Il disastro dell’epoca delle invasioni barbariche fu causato dalla diminuzione del denaro e dalla caduta dei prezzi… Senza denaro, la civiltà non avrebbe potuto avere origine e, con un’offerta in diminuzione, essa è destinata ad indebolirsi e, se non assistita, infine a perire. Nell’era Cristiana la quantità di monete metalliche dell’Impero Romano ammontava ad un miliardo e 800 milioni di dollari. Verso la fine del quindicesimo secolo essa si era ridotta a meno di 200 milioni di dollari… La storia non ricorda nessun’altra transizione così disastrosa come quella dell’Impero romano all’era della barbarie…” – Commissione degli Stati Uniti sull’argento – cfr. “Vile Acts of Evil: Volume 1 Banking in America”, di Michael A. Kirchubel, ed. CreateSpace Independent Publishing Platform 2009, p. 74.

Nonostante questo rapporto da parte della Commissione, il Congresso non intraprese alcun provvedimento. L’anno seguente, il 1877, le sommosse esplosero da Pittsburgh a Chicago. Le torce di vandali affamati illuminarono il cielo. I banchieri si consultarono per decidere il da farsi e scelsero di tenere duro. Adesso che avevano ripreso il controllo in una certa misura non erano intenzionati ad arrendersi. Alla riunione dell’Associazione dei Banchieri Americani di quell’anno, essi sollecitarono i propri membri a fare qualunque cosa in loro potere per reprimere l’idea di un ritorno ai Greenbacks. James Buel, segretario dell’ABA, scrisse di suo pugno una lettera ai membri nella quale, in modo sfacciato, veniva chiesto alla banche di sovvertire non solo il Congresso ma anche la stampa: “È opportuno che facciate quanto in vostro potere per sostenere i giornali quotidiani e i settimanali più importanti, specialmente la stampa religiosa e agricola, affinché si oppongano all’emissione dei Greenbacks e che ritiriate il sostegno finanziario a tutti coloro che non hanno intenzione di opporsi all’emissione del denaro governativo… L’abrogazione della legge per la creazione delle banconote o il ripristino dell’emissione di denaro governativo significherà fornire denaro alla popolazione e quindi penalizzerà seriamente i nostri profitti individuali come banchieri e prestatori. Incontratevi con il vostro membro del Congresso e spingetelo ad appoggiare i nostri interessi in modo da poter controllare la legislatura.” – James Buel, Associazione dei Banchieri Americani – cfr. “Vile Acts of Evil: Volume 1 Banking in America”, di Michael A. Kirchubel, ed. CreateSpace Independent Publishing Platform 2009, p. 76.

Mentre la pressione politica al Congresso saliva grazie alle numerose richieste di cambiamento, la stampa tentò di tenere il popolo americano lontano dalla verità. Il 10 gennaio 1878 sul New York Tribune si lesse: “Il capitale del paese si è alla fine organizzato e vedremo se il Congresso oserà sfidare l’evidenza.” – New York Tribune – cfr. “Lincoln money martyred”, di Fabious Melton Butler, ed. Omni Publications 1967, p. 74.

Nonostante questo, il 28 febbraio 1878 il Congresso approvò la legge Sherman, che permetteva la coniazione di un certo numero di dollari d’argento, interrompendo un vuoto di cinque anni. Tuttavia, ciò non era certo sufficiente a mettere fine alla moneta in valuta d’oro e nemmeno liberalizzò completamente l’argento. Infatti, se prima del 1873 chiunque avesse portato dell’argento alla zecca degli Stati Uniti poteva vederselo coniato in dollari d’argento senza alcun costo, ora non più.

In ogni caso, almeno un po’ di denaro cominciò a rifluire nell’economia.

A ciò si aggiunse che, senza più alcuna minaccia al loro controllo, i banchieri ricominciarono ad erogare prestiti e la depressione che aveva seguito la Guerra Civile finalmente terminò.

James BuelTre anni più tardi, il popolo americano elesse il repubblicano James Garfield come presidente. Egli sapeva in che modo l’economia venisse manipolata: come membro del Congresso, infatti, era stato presidente della Commissione sulle Appropriazioni, nonché membro della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta. Dopo il suo insediamento, nel 1881 Garfield accusò pubblicamente i banchieri: Chiunque controlli la massa monetaria in qualsiasi paese è il padrone assoluto dell’intera industria e del commercio… e nel momento in cui comprendete che l’intero sistema è controllato molto semplicemente, in un modo o nell’altro, da pochi uomini al vertice, non ho bisogno di spiegarvi come nascono i periodi di inflazione e di depressione. – James Garfield – cfr. “The best that money can’t buy: beyond politics, poverty, & war”, di Jacque Fresco, ed. Global Cyber Visions 2002, p. 34.

James Garfield assassinioPoche settimane dopo aver pronunciato queste parole, il 2 luglio 1881 il presidente Garfield fu assassinato.

Negli anni seguenti, i banchieri incrementarono notevolmente la propria forza e iniziarono un ciclo di periodici boom economici seguiti da depressioni, in modo da poter acquisire abitazioni e fattorie per pochi spiccioli.

Nel 1891, si preparavano ad abbattere ancora l’economia americana e i loro metodi e le loro motivazioni furono spiegati con una chiarezza sconcertante in un’altra nota di servizio inviata dall’Associazione dei Banchieri Americani: “Il primo settembre 1894 non rinnoveremo più i nostri prestiti per alcun motivo. Il primo settembre esigeremo il rientro da quelli già concessi, pignoreremo e diventeremo creditori ipotecari. Potremo acquisire i due terzi delle fattorie ad ovest del Mississippi e anche di altre migliaia ad est del Mississippi, al nostro prezzo… Quindi gli agricoltori diventeranno degli affittuari come accade in Inghilterra…” – Associazione dei Banchieri Americani nel 1891, tratto dai verbali del Congresso del 29 aprile 1913 – cfr. “Vile Acts of Evil: Volume 1 Banking in America”, di Michael A. Kirchubel, ed. CreateSpace Independent Publishing Platform 2009, p. 86.

Queste depressioni potevano essere controllate perché gli Stati Uniti si trovavano nel gold standard. Data la sua scarsità, l’oro è infatti uno dei beni più facilmente manipolabili. La popolazione voleva che l’argento fosse di nuovo legalizzato in modo da poter sfuggire alla morsa dei finanzieri, attraverso il ribaltamento della legge di Ernest Seyd del 1873, allora definita come il “Crimine del 1873”.

William Jennings BryanNel 1896, l’emissione di una maggiore quantità di monete d’argento era diventata il punto nodale della campagna presidenziale. William Jennings Bryan, un senatore del Nebraska, scese in campo nelle file del partito Democratico sulla questione dell’argento libero. Nel corso della convention nazionale dei Democratici tenutasi a Chicago, Bryan fece un discorso commovente che gli garantì l’appellativo di “Corona di spine e croce d’oro”. Sebbene egli avesse solamente 36 anni a quel tempo, il suo fu considerato uno dei discorsi più importanti mai fatti prima di una convention politica. Nella sua drammatica conclusione, Bryan disse: “Risponderemo alla loro richiesta di un gold standard dicendo loro: «Non premerete questa corona di spine sulla fronte dei lavoratori, non crocifiggerete il genere umano su una croce d’oro.»” – William Jennings Bryan – cfr. “The First Battle: A Story of the Campaign of 1896”, di William Jennings Bryan, ed. Kessinger Publishing 2005, p. 206.

I banchieri sostennero con grande generosità il candidato Repubblicano William McKinley, che era a favore del gold standard. Il duello fu una delle corse alla presidenza più contestate della storia americana. Bryan tenne oltre 600 discorsi in 27 stati mentre la campagna di McKinley si servì dei produttori e degli industriali per far sapere ai loro dipendenti che se Bryan fosse stato eletto tutte le fabbriche e gli impianti sarebbero stati chiusi e non ci sarebbe stato più lavoro. Il trucco funzionò e McKinley batté Bryan per una manciata di voti. Bryan si candidò di nuovo alla presidenza nel 1900 e nel 1908, ma ogni volta mancò il traguardo per un niente.

 … segue nella parte 6

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