STORIA DELLA DELLA FEDERAL RESERVE
Parte 7 e ultima
di Alessandro Trinca
Uno degli ultimi tentativi di porre quanto meno un argine al nuovo sistema fu fatto da John Fitgerald Kennedy, che, il 4 Giugno del 1963, approvò un decreto presidenziale a molti sconosciuto (e tra l’altro mai abrogato!): l’Ordine Esecutivo 11110, con il quale il Presidente si schierava apertamente contro i notabili della Federal Reserve Bank, sostenendo minacciosamente l’illegalità di alcune sue procedure finanziarie ed avocando al Governo da lui presieduto la facoltà di stampare banconote senza dover rendere conto ai notabili delle Banche Centrali riunite sotto l’insegna della Federal Reserve.
La nuova direttiva, infatti, dava al dipartimento del tesoro il potere esplicito: “di emettere certificati d’argento a fronte di ogni lingotto di argento o dollari d’argento della Tesoreria”. Questo significa che per ogni oncia di argento presente nella cassaforte della Tesoreria degli Stati Uniti, il governo avrebbe potuto introdurre soldi in circolazione, basandosi appunto sui lingotti d’argento fisicamente presenti.
Come risultato, furono messi in circolazione più di 4 miliardi di dollari in banconote di proprietà degli Stati Uniti, in tagli da 2 e 5 dollari (le banconote da 10 e 20 dollari non hanno mai circolato, ma furono stampate dal Dipartimento del Tesoro quando Kennedy fu assassinato.
Le “Banconote degli Stati Uniti” furono emesse come valuta senza interessi e senza debiti, avallate dalle riserve d’argento nella Tesoreria degli Stati Uniti; erano praticamente identiche a quelle già in circolazione, eccezion fatta per il colore del marchio e del numero di serie, passato da verde a rosso, e per la dicitura impressa sopra, che al posto di “Banconota della Federal Reserve” riportava “Banconota degli Stati Uniti”.
Per completezza, si riporta di seguito il testo integrale dell’Ordine esecutivo 11110:
“Emendamento all’ordine esecutivo numero 10289, relativo allo svolgimento di certe funzioni ad appannaggio del dipartimento del Tesoro. In virtù dell’autorità conferitami dalla sezione 301 del terzo articolo del Codice degli Stati Uniti, ordino quanto segue:
SEZIONE 1. Ordine esecutivo numero 10289 del 19 settembre 1951, come modificato, è qui ulteriormente modificato – (a) aggiungendo alla fine del paragrafo 1 attraverso il seguente sottoparagrafo (j): “(j) L’autorità conferita al Presidente dal paragrafo (b) della sezione 43 dell’Atto del 12 Maggio 1933, così come modificato (31 U.S.C. 821 (b)), di emettere certificati argentei in base ad ogni lingotto d’argento, argento o dollari d’argento standard nella Tesoreria momentaneamente non trattenuti per rimborso da alcun certificato d’argento in corso, di prescrivere il valore dei certificati argentei, ed emettere dollari d’argento standard e valuta d’argento sussidiaria per il loro ammortizzamento.” e (b) e eliminando i sottoparagrafi (b) e (c) del paragrafo 2. SEZIONE 2. L’emendamento effettuato con quest’Ordine non ha effetto su nessun atto già scritto, o su nessuna istanza o procedimento che stanno venendo accolti, o già accolti, o iniziato o sull’inizio di nessuna causa civile o penale precedenti alla data di quest’Ordine ma tutte le tali disposizioni devono continuare e possono essere portate a termine come se detto emendamento non fosse stato fatto”. JOHN F. KENNEDY, THE WHITE HOUSE, June 4, 1963.
Ciò di fatto significava togliere potere economico dalle mani di gente verso le quali Kennedy non nutriva alcuna simpatia, in quanto giudicati responsabili dell’enorme debito pubblico americano e dell’impoverimento della popolazione a danno delle classi meno abbienti.
Con un colpo di penna, quindi, il presidente Kennedy dichiarò che la Federal Reserve Bank, di proprietà di privati, sarebbe presto fallita.
Il 22 novembre 1963, appena 5 mesi e mezzo dopo l’approvazione dell’Ordine esecutivo 11110, John Fitgerald Kennedy fu assassinato a Dallas.
Tra i tanti discorsi del Presidente che si ricordano, in questo testo è significativo riportare quello tenuto il 27 aprile 1961, avente ad oggetto il tentativo di lotta alle società segrete: “Signore e Signori, la stessa parola segretezza è ripugnante in una società libera e aperta e noi abbiamo avuto storicamente, come persone, un senso innato di avversione alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle procedure segrete. Per questo si oppone a noi, in tutto il mondo, una cospirazione monolitica e spietata fondata principalmente sull’uso di mezzi sotterranei per espandere la propria sfera di influenza: sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta. È un sistema che ha coscritto vaste risorse umane e materiali per la costruzione di una fitta rete, una macchina altamente efficiente che combina operazioni militari, diplomatiche di intelligence, economiche, scientifiche e politiche. La preparazione di queste operazioni viene nascosta, non resa pubblica. I loro errori sepolti, non sottolineati. Gli oppositori sono messi a tacere, non elogiati. Il costo di queste operazioni non viene messo in discussione, nessun segreto viene rivelato. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare le controversie fosse un crimine per ogni cittadino. Sto chiedendo il vostro aiuto nell’arduo compito di informare ed allertare il popolo americano, fiducioso che con il vostro aiuto l’uomo potrà essere quello per cui è nato: libero ed indipendente.” – J. F. Kennedy.
Ora che abbiamo visto come storicamente si è arrivati alla costituzione di questa banca, in conclusione di questo lavoro analizziamo brevemente la struttura della FED e il ruolo che la stessa svolge nella pianificazione e nella gestione della politica economica mondiale (ci vorrebbe una ricerca a sé solo per questo, in questa sede ci limiteremo a comprendere alcuni concetti essenziali per avere un quadro completo sul ruolo della più potente istituzione bancaria del mondo).
Ci sono 12 banche FED regionali (a Boston, New York, Philadelphia, Richmond, Atlanta, St Luis, Cleveland, Chicago, Dallas, Kansas City, Minneapolis e San Francisco), il cui operato è controllato dal Consiglio dei Governatori della FED, composto da 7 membri nominati dal Presidente della banca stessa. Lo strumento principale per la gestione della politica monetaria della Federal Reserve è la “Commissione Federale sul Libero Mercato”, cioè l’organo che, a propria discrezione, gestisce l’acquisto e la vendita dei titoli di stato sul libero mercato. In base al meccanismo spiegato qualche paragrafo fa, quindi, la FED ha il potere di determinare (acquistando o vendendo titoli governativi) la quantità di moneta e di credito in circolazione; ciò si traduce nel potere di generare espansioni o contrazioni economiche che come conseguenza generano crisi come quella che stiamo attraversando (iniziata nel 2008 e ancora in atto ad inizio 2013).
Il meccanismo di acquisto e vendita di titoli di stato infatti è gestito dalla FED tramite operatori che prendono il nome di “primary dealers”, ovvero operatori primari che, come si legge sul sito della FED di New York, hanno l’obbligo di acquistare/vendere i titoli della Federal Reserve così da lasciare in capo a quest’ultima la costante garanzia di poter gestire a proprio piacimento la politica monetaria:
http://www.newyorkfed.org/markets/pridealers_policies.html. Ciò è confermato anche dall’articolo uscito il 9 marzo 2010 sul Sole 24Ore, nel quale si legge che “La Federal Reserve ha deciso di ampliare il numero dei “primary dealers”, banche autorizzate a condurre operazioni di “reverse repo operations” per drenare liquidità dal mercato”:
Un altro strumento utilizzato dalla FED per controllare la quantità di moneta in circolazione è stabilire il tasso ufficiale di sconto, cioè il tasso di interesse applicato alle banche quando queste chiedono prestiti a breve termine: se questo tasso sarà basso, infatti, gli istituti di credito saranno inclini a chiedere prestiti alla FED aumentando di conseguenza la propria base di riserva per concedere a loro volta prestiti a cittadini e imprese (e ovviamente anche questi ultimi prestiti saranno più vantaggiosi per la popolazione), l’aumento del tasso di sconto provocherà naturalmente l’effetto contrario.
Inoltre, sempre la FED ha il potere di stabilire il livello di riserva obbligatoria che le banche devono detenere presso i propri forzieri (vedi meccanismo di riserva frazionaria) e ovviamente anche questa semplicissima operazione consente in pochissimo tempo di determinare un notevole incremento o decremento della quantità di denaro in circolazione (basti pensare che nei primi anni dopo la sua creazione la FED ridusse di 4 volte la riserva obbligatoria, determinando uno svuotamento delle casse degli istituti bancari poco di prima di provocare la crisi del ‘29 che avrebbe portato milioni di persone agli sportelli per scoprire che i propri soldi semplicemente non esistevano!).
Non c’è e non c’è mai stato alcun controllo diretto da parte del Governo sulla Federal Reserve: le riunioni del consiglio di amministrazione di quest’ultima, infatti, si svolgono in segreto e nessuno sa cosa vi accada.
Nell’enciclopedia wikipedia (non propriamente la fonte più complottista di questo mondo!) si legge che “La Fed è una agenzia pubblica e indipendente del governo statunitense, con finalità pubblicistiche e con alcuni aspetti di natura privatistica. La Fed viene considerata una banca centrale indipendente perché le sue decisioni non sono ratificate da alcun organo del potere esecutivo o legislativo. Inoltre, i membri del Board una volta nominati non possono essere rimossi fino alla scadenza del loro mandato. Le 12 banche federali regionali rappresentano l’articolazione operativa del sistema di banca centrale degli Stati Uniti e sono organizzate come enti di diritto privato”
(http://it.wikipedia.org/wiki/Federal_Reserve_System).
Ancora più significative le affermazioni contenute nel libro “Istituzioni e mercati finanziari” di Stanley G. Eakins (Preside East Carolina University College of Business), Giancarlo Forestieri (Professore ordinario alla Bocconi) e Frederic S. Mishkin (membro del Consiglio dei Governatori della FED dal 2006 al 2008): “Stanley Fischer, che è stato professore al MIT e in seguito vicedirettore del Fondo Monetario Internazionale, ha definito 2 tipi di indipendenza per le banche centrali: l’indipendenza strumentale, vale a dire la capacità della banca centrale di definire gli strumenti di politica monetaria, e l’indipendenza di obiettivi, cioè la possibilità della banca centrale d’impostare gli obiettivi politica monetaria. La FED gode di entrambi i tipi d’indipendenza ed è largamente esente dalle pressioni politiche che influenzano altri organismi governativi.” – cfr. “Istituzioni e mercati finanziari”, di Frederic S. Mishkin, Stanley G. Eakins e Giancarlo Forestieri, ed. Pearson Italia S.p.A. 2007, p. 190.
Un tentativo di rendere un po’ più trasparente l’operato della FED fu fatto nel 1993, quando il Texano Henry Gonzales, Presidente della Commissione Bancaria del Parlamento, chiese una verifica indipendente sulle operazioni della Federal Reserve, proponendo di videoregistrare le riunioni della Commissione sul Libero Mercato e di ottenere rapporti dettagliati settimanali, al posto dei vaghi e dispersivi resoconti che arrivavano a distanza di svariate settimane dalle riunioni; Gonzales propose anche che fosse il Presidente degli Stati Uniti a scegliere i direttori delle 12 FED regionali al posto dei banchieri stessi. Ovviamente l’allora Presidente della Federal Reserve Alan Greenspan si oppose duramente, ottenendo il supporto dell’allora Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il quale dichiarò che il cambiamento avrebbe fatto correre il rischio di minare la fiducia dei mercati verso la FED, con conseguenze negative per tutta la nazione.
Oggi, tramite il controllo della finanza mondiale, le lobby occulte di potere mirano all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale e lo strumento migliore tramite il quale perseguono il loro scopo è l’ideazione e la messa in atto di crisi come quella che stiamo attraversando: emblematiche e molto esplicative in tal senso le parole di Mario Monti che, in un suo intervento alla Luiss tenutosi il 22 febbraio 2011, ha spiegato che “anche l’Europa abbia bisogno di crisi e di gravi crisi per fare passi avanti; e i passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto visibile e conclamata. Abbiamo bisogno delle crisi per fare passi avanti, ma quando una crisi sparisce rimane un sedimento perché sii sono messe in opera istituzioni, leggi, ecc… per cui non è pienamente reversibile (in altre parole per obbligare gli stati a forzate cessioni di sovranità servono gravi crisi perché queste convinceranno i cittadini ad accettare perdite di sovranità che in condizioni normali non avrebbero mai accettato!):
http://www.luiss.tv/2011/02/22/mario-monti-finanza-comportamenti-regole-istituzioni.
Dal 1987 al 2006, sotto la guida di Alan Greenspan, la Federal Reserve ha trasformato il mercato dei derivati in un mostro finanziario: con la sua politica di tassi bassissimi, unita ad uno scarso controllo del sistema bancario, Greenspan ha infatti favorito la creazione della bolla dei mutui subprime, la cui insolvenza ha appunto dato il via all’attuale crisi economica.
Nel frattempo, e più precisamente nel 1999, sotto il governo Clinton il Congresso degli Stati Uniti ha abrogato il Glass-Steagall Act, che prevedeva la netta separazione tra banche commerciali e banche d’investimento, consentendo così la costituzione di gruppi bancari che esercitino sia l’attività bancaria tradizionale che l’attività di investment banking e assicurativa, utilizzando di fatto i risparmi dei cittadini per effettuare operazioni molto rischiose di carattere speculativo, esponendosi così ai terribili rischi del mercato (ciò ha causato il fallimento di numerose banche, dando il via alla crisi del 2008).
Con il solito gioco di cicli economici espansivi seguiti da immediate e repentine contrazioni i finanzieri hanno nuovamente generato un periodo di crisi molto simile a quello del 1929: tra il 2001 e il 2004, la Federal Reserve ha iniettato nuovo credito nell’economia, spingendo i tassi di interesse al loro livello più basso dalla fine degli anni ‘70. Di conseguenza, l’economia ha conosciuto una fase di forte espansione, che ha mandato falsi segnali economici alle imprese rispetto alla reale domanda dei loro prodotti. Queste imprese hanno risposto con massicci investimenti di capitale, con l’assunzione di più personale, con l’acquisto di più risorse e così via. I primi anni del nuovo millennio hanno quindi segnato la fase di boom economico, tant’è che nell’agosto del 2007 il Segretrio al Tesoro Henry Paulson dichiarava: “L’economia globale non è mai stata così forte negli ultimi 10 anni.”:
http://vitolops.blog.ilsole24ore.com/2007/08/i-mutui-subprim.html.
Nel frattempo, tra il 2005 e il 2007, con la solita scusa di contenere l’inflazione, la Federal Reserve ha rialzato il tasso d’interesse sul costo del denaro dal 1% al 5,25%. Come riportato in un articolo di walstreetitalia.com, il milionario George Soros, uno dei più ascoltati guru di Wall Street, temeva che, per effetto dell’eccessiva stretta monetaria da parte della Federal Reserve, a causa della quale al rapido aumento del costo del denaro avrebbe potuto unirsi pericolosamente una brusca discesa dei prezzi immobiliari, la recessione economica avrebbe potuto gli Stati uniti nel 2007:
http://www.wallstreetitalia.com/article/343340/soros-america-br-in-recessione-br-ma-nel-2007.aspx.
Il 9 ottobre 2007, il Dow Jones Industrial Average ha chiuso al livello record di 14.164,53 punti e nel gennaio del 2008 il Presidente della Federal Reserve Ben Bernake ha dichiarato: “la Federal Reserve non è attualmente in previsione di una recessione.”:
Ma Soros non aveva sbagliato di molto le sue previsioni: qualche mese più tardi fallì la Leeman Brothers, dando il via alla crisi.
Sul sito del Ludwig Von Mises Institute Italia si legge: “La Federal Reserve deve assumersi la responsabilità per la nostra recessione attuale. I semi di questa recessione sono stati chiaramente piantati nel 1995 ed hanno portato a boom insostenibili e bust, e poi ad elevati tassi di disoccupazione, aumento dei prezzi al consumo, aziende fallite, e debito maggiore. […] Molte delle discussioni odierne sui nostri problemi economici attuali iniziano con il presupposto che il 2008 è stato l’anno in cui sono iniziati i problemi. In realtà, sono iniziati nel 1995. […] Dal gennaio 1995 al dicembre 1999, l’offerta di denaro si è sorprendentemente impennata di $1.140 miliardi. […] Nel 2000 l’offerta di denaro è stata aumentata pericolosamente di altri $2.834 miliardi negli otto anni che vanno dal gennaio 2000 al dicembre 2007. Il risultato è stato il crollo distruttivo del mercato immobiliare del 2008.”:
http://vonmises.it/2012/03/07/un-ciclo-economico-lungo-17-anni/.
Gli stati e la povera gente stanno ancora scontando gli effetti delle fraudolente operazioni pianificate ed attuate scientificamente dalle lobby occulte di potere, al fine di far scomparire definitivamente gli stati nazione e prendere ufficialmente il dominio del mondo intero.
Alessandro Trinca
Le sette parti della storia della FEDERAL RESERVE, clicca sui LINK.
Parte 7