Transatlantic Trade and Investment Partnership. Un “mercato” dalle dimensioni spaventose
di C.Alessandro Mauceri
ROMA – Prima una serie di norme che imponevano il rispetto di rigidi criteri alle aziende agroalimentari (addirittura non è stato più possibile produrre alcuni tipi di formaggi “storici” perché il modo produrli non rispettava i regolamenti imposti dall’UE). Poi le limitazioni nelle “quantità” prodotte (si pensi alle famose “quote latte”).
Quindi l’HACCP: un insieme di procedure, volto a prevenire i pericoli di contaminazione alimentare (con l’aumento considerevole dei costi di gestione). Poco dopo è stata la volta della “tracciabilità”: di ogni alimento bisognava sapere e comunicare al consumatore la
provenienza, i “percorsi” effettuati, i trattamenti … Tutto documentato e messo a disposizione. E per chi non rispettava questa, come del resto tutte le altre norme, le sanzioni erano pesanti.
Un elenco interminabile di direttive, regolamenti, cavilli, leggi che chiunque produca, trasformi, venda o distribuisca alimenti o parti di alimenti deve rispettare.
Poi, improvvisamente, qualcosa è cambiato. Con il Regolamento Europeo 1169/2011, entrato in vigore in gran silenzio il 13/12/14, è stata modificata la legge sulla tracciabilità degli alimenti. Obiettivo “ufficiale” quello di “migliorare il livello di informazione e di protezione dei consumatori”, si legge sul sito dell’UE. Stranamente la nuova norma, che ogni Paese dell’UE deve recepire e rispettare (pena sanzioni), non prevede di aumentare la tracciabilità, ma anzi, per alcuni prodotti, di ridurla.
Pochi in questi anni hanno fatto caso ai viaggi dell’allora presidente della Commissione Europea, Barroso, e della Merkel negli USA. Poi nel 2013, si cominciò a sentire parlare di TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership (inizialmente veniva chiamato TAFTA). Tutto in gran segreto, tutto assolutamente senza alcuna traccia di documenti ufficiali. Al punto che molti cominciarono a pensare che si trattasse solo delle elucubrazioni di qualche sovversivo. Nulla di cui preoccuparsi, quindi.
Sotto la pressione di chi continuava a chiedere ufficialmente se esisteva davvero un TTIP, alla fine l’Unione Europea ha dovuto ammettere che sono in corso incontri per definire questo documento. E non da ora, ma da ben due anni. Perché tutto questo segreto? Sì perché questa è la parola esatta. Fino ad oggi, dopo due anni di incontri e riunioni, l’unico documento reso noto (e solo dopo pressioni in ogni parte d’Europa) è un comunicato di poche pagine diffuso il 09 ottobre dello scorso anno.
Il motivo di tanta segretezza (e forse di alcune modifiche fatte ai regolamenti comunitari negli ultimi anni) è forse da cercare in ciò che l’Unione Europea e gli USA stanno architettando.
Scopo del TTIP è quello di “integrare” il mercato europeo e quello americano. Ovvero, di permettere alle multinazionali di vendere prodotti e servizi a molti più clienti senza essere costretti a pagare dazi e gabelle. E per farlo, si sta cercando di rimuovere in molti settori tutte le barriere sia “tariffarie” che “non tariffarie”, differenze tra i regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard applicati ai prodotti e regole sanitarie e fitosanitarie. In altre parole, una vera rivoluzione.
Per comprendere le dimensioni dell’”affare” basti pensare che, in questo modo, alimenti prodotti in America, dove possono essere usati processi non ammessi in Italia o in Europa, potrebbero poi essere venduti nel Bel Paese. E per di più senza pagare dazi aggiuntivi. Merci e alimenti prodotti secondo gli standard americani, come vegetali e carne OGM, o prodotti imbottiti di ormoni e fitormoni. Prodotti contro i quali e leggi nazionali e le comunità locali non potranno più opporsi dato che le leggi e i regolamenti dovranno “sottostare” al trattato. Non solo, ma le associazioni dei consumatori o i cittadini che volessero rivolgersi alla magistratura non potrebbero farlo: questo tipo di accordi prevede, in caso di contenzioso, la creazione di un tribunale di natura privata per tentare un arbitrato (con spese enormi da sostenere per combattere gli staff legali delle multinazionali). Un “mercato” dalle dimensioni spaventose (50 Stati USA e 28 Paesi dell’UE significano circa 820 milioni di potenziali clienti) che certo fa gola a molti.
Per questo, fino ad ora, i negoziati si sono svolti praticamente in segreto. Si pensi, ad esempio, a cosa significherà eliminare tutti i dazi sugli scambi di merci: “sostanziale eliminazione delle tariffe al momento dell’entrata in vigore dell’accordo”.
Ma anche i servizi rientrano a far parte del nuovo mercato unico “coprendo sostanzialmente tutti i settori”.
Senza parlare delle conseguenze che avrà la liberalizzazione di molti settori. Come quello degli appalti pubblici. Ufficialmente lo scopo è “rafforzare l’accesso reciproco ai mercati degli appalti pubblici a ogni livello amministrativo (nazionale, regionale e locale) e quello dei servizi pubblici, in modo da applicarsi alle attività pertinenti delle imprese operanti in tale campo e garantire un trattamento non meno favorevole di quello riconosciuto ai fornitori stabiliti in loco”. Di fatto, per permettere ad un ristretto numero di grandi imprese di ampliare i proprio mercato tagliando fuori le piccole e medie imprese locali.
L’accordo avrà conseguenze rilevanti anche dal punto di vista sociale: i Paesi dell’UE, ad esempio, rispettano le direttive dell’ILO, l’organismo dell’ONU che si occupa di lavoro; gli USA, invece, finora hanno adottato solo due delle otto direttive dell’ILO.
Ma il TTIP potrebbe avere conseguenze anche sulla salute dei cittadini. Basti pensare alla diffusione negli USA delle colture OGM, all’uso di pesticidi, all’uso del fracking per estrarre il gas (tutti settori per i quali la normativa europea richiede requisiti più stringenti). Per poter sopravvivere alla concorrenza interna ed esterna, l’unica strada sarà “uniformarsi”. Stando ai dati del rapporto 2015 dell’ISAAA, nel mondo gli ettari di terreno seminati con OGM sono 180.000.000 (centoottantamilioni!), nel 2014. Un nuovo record, il diciannovesimo in diciannove anni… Ma un numero che, se verrà adottato il TTIP, continuerà ad aumentare. Forse sarà solo una coincidenza, recentemente, però, il Parlamento Europeo ha approvato la nuova direttiva comunitaria sugli OGM (che sostituirà la attuale 2001/18): gli Stati Membri “potranno” vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio.
La conseguenze che deriveranno dalla stipula di un simile accordo “transcontinentale” potrebbero essere devastanti per i conti pubblici. L’eliminazione delle frontiere di certo spingerà molte imprese a rilocalizzarsi (un po’ quello che ha fatto la FIAT), con effetti disastrosi: aumento della disoccupazione, diminuzione delle entrate per lo Stato etc.. .
Negli ultimi mesi, si sono svolte manifestazioni di protesta nei confronti di questo accordo in molti Paesi europei, tranne che in Italia…
C.Alessandro Mauceri