Scaraventare in faccia la verità fa male

di Gianluigi Paragone
euro fuocoScaraventare in faccia la verità fa male, quindi o la si anestetizza oppure – meglio – la si nasconde. Sentite un po’ cosa ha scritto Pierluigi Battista sul Corriere della Sera: “Tutti sanno, senza ipocrisie, perché in Italia non si è mai passati attraverso un passaggio elettorale per misurare il consenso della nostra partecipazione all’Europa. Tutti sanno che il popolo avrebbe votato contro l’Europa, esattamente com’è accaduto in tutti i Paesi europei (tranne in un caso) ogni volta che si è data la parola al verdetto popolare”.
Più chiara e sfacciata di così la verità non potrebbe essere raccontata. L’Europa popolare non esiste, l’Europa delle elite sì. Di più, è la sola ad esistere. Quindi non c’è bisogno di formare un consenso attorno ad essa: basta imporla. Così è. L’Europa politica senza democrazia non potrà mai esistere, malgrado i pistolotti di Napolitano e compagni. Senza il coinvolgimento dei popoli resta solo la sovrastruttura verticistica, ovvero il potere della Troika e dei tecnocrati. Prova ne è il fatto che, proprio nel momento di maggiore crisi dell’Europa tra i popoli, sono stati inventati governi della paura, calati dall’alto. I governi tecnici, i governi della larghe intese, i governi della Bce e del Fondo Monetario.
I popoli non devono votare perché il grande progetto non può essere messo in discussione. Tutt’al più il popolo va educato, anche rieducato. Va convinto con appositi lavaggi del cervello mediatico. I giornaloni italiani in coppia con Raiset sono campioni del mondo della specialità. Il Corriere è stato il giornale dell’endorsement a favore di Romano Prodi prima come oggi è lo sponsor delle larghe intese nel segno della continuità con il fallimentare governo di Mario Monti: tutti gabinetti intoccabili e credibili. La Repubblica non è mai stata da meno. Gli anatemi del padre fondatore contro chi osa mettere in dubbio la Verità europea sono celebri. Il recente duetto filosofico tra Scalfari e Cacciari è stato uno dei punti più alti del fanatismo europeista celebrato in una tre giorni di dibattito promosso sotto le insegne della “Repubblica delle Idee”. Incontri, convegni, dibattiti tra euroconvinti ed euroentusiasti; nessuno spazio a tesi alternative. Le stesse idee che stanno seminando il panico a Bruxelles. E che i megafoni della troika stanno confinando nello spazio dell’estrema destra, come se i movimenti no global o OccupyWallStreet – tanto per citarne due – fossero di estrema destra.
I cittadini non devono sapere. Devono solo subire. E soprattutto pagare il prezzo dell’austerity che Bce, Commissione europea e Fmi hanno ordinato ai governi. Per questo le leve massmediatiche usate sono quelle del terrore: se si uscisse dall’euro ci sarebbe la catastrofe; state attenti alla demagogia e al populismo dei nuovi movimenti no euro, eccetera eccetera. Il messaggio dominante ed esclusivo è da pensiero unico: morte a chi tocca Europa ed euro. Rivendicare un referendum sulla moneta unica? Giammai! Sarebbe pericoloso perché il risultato potrebbe essere ancora una volta contrario ai disegni in corso.
L’Europa ha svuotato gli Stati, ne ha resettato le politiche economiche imponendo una moneta-non-moneta. L’Europa pilota i governi. L’Europa scrive le manovre finanziarie imponendo l’indebitamento privato, che è la più diffusa arma nelle mani dei governanti. Solo un simile fanatismo avrebbe potuto bloccare ogni crescita nazionale su una percentuale (il famigerato rapporto 3% pil-debito) divenuta un idolo intoccabile. L’economia reale italiana sta saltando per aria per colpa di questo rigore giudicato eccessivo dalla maggioranza dei nostri concittadini.
L’autonomia dei governi è zero di fronte ai diktat europei. Da qui una domanda: che senso ha votare per dei partiti che sanno solo scazzarsi su Berlusconi o su Bossi e che poi votano come un gregge impaurito ogni ordine impartito da quei poteri privi di mandato? Gratta gratta, sulle cose fondamentali (cioè quelle economiche) non ci sono differenze tra le diverse fazioni; essi sono una cosa sola. Il siparietto sull’iva o sull’Imu è solo una parte in commedia perché il fiscal compact approvato e inserito in Costituzione non lascia margini di crescita. Dovremmo privatizzare e liberalizzare, ci viene detto. Certo, continuiamo a calare le braghe a compagnie di giro (quando all’osso non c’è rimasto nulla) o alle potenti banche d’affari (quando invece si tratta di mettere le mani su acqua ed energia).
La crisi finanziaria ha bruciato tanti di quei soldi che in confronto – lo dico a mio rischio e pericolo – lo spreco della Casta è ridicolo! Eppure a quella globalizzazione finanziaria non viene dato alcun freno; di contro, allo sviluppo di imprese e famiglie si obietta sempre il rispetto dei vincoli europei.
I cittadini potranno anche non votare ma queste cose lo conoscono eccome. Perché le hanno imparate sulla propria carne viva.
Gianluigi Paragone
Gianluigi Paragone
Un articolo di Gianluigi Paragone
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