I quarantenni di destra? Categoria dello spirito

di Augusto Grandi
girano

Arriva un nuovo partitino a destra? Indubbiamente se ne sentiva la mancanza. Troppa unitarietà diventava fastidiosa. Meglio qualche sana divisione in più. Per raccattare qualche altro zero virgola,  ne non fa mai male. A scendere in campo saranno i sedicenti quarantenni che, assicurano, non sono una emanazione di Fini e Aledanno. Non è importante sapere se i due personaggi in cerca di partito operano o meno dietro le quinte. Sarebbe più interessante scoprire se essere quarantenni rappresenta una categoria dello spirito, un programma politico, un progetto culturale. Ex giovani non ancora cresciuti? mani-sulla-poltrona-300x199Uomini di grandi qualità ancora inespresse? Cosa significa, al di la’ del dato anagrafico, essere un gruppo di quarantenni? Mah. Per ora si sa solo che vorrebbero allargare l’area di destra. Oddio, tutti quelli che si impegnano in politica vorrebbero ampliare l’area di riferimento. Essere degli zero virgola non entusiasma nessuno. Ma su quali progetti vorrebbero ampliarsi? Moderati, duri e puri, intransigenti, inciucisti? Cosa sono? Cosa vogliono essere e rappresentare?

Indubbiamente sono già riusciti a creare polemiche, a provocare malumori, a suscitare timori. Persino qualche entusiasmo.  Ma se l’entusiasmo di qualcuno può essere comprensibile, i timori degli altri sono totalmente immotivati. Perché basterebbe contrapporre al nuovo che avanza un progetto, un’idea, un modello nuovo di cultura politica. Ma forse è questo il problema: la mancanza di proposte. Tutti impegnati a stabilire alleanze sulla base della somma delle percentuali, nessuno che offra un progetto innovativo e culturalmente diverso. Allora hanno ragione quelli che propongono candidati trasversali, alla Marchini. Privi di una visione diversa da quella solita della spartizione del potere. Una poltrona a destra invece che a sinistra. Ma, sia chiaro, con le medesime strategie, con gli stessi obiettivi, con identica politica. In questa situazione un nuovo partitino fa paura perché aggiunge qualche candidato nella spartizione delle poltrone. Bisogna dividere con qualcuno in più. Peccato per loro che la mancanza di progetti, di idee e di un rinnovamento culturale costringerà i potenziali spartitori a restare a guardare. Non avranno nulla da dividersi perché non riusciranno a vincere. Così potranno continuare ad incolparsi a vicenda per le nuove sconfitte.

Augusto Grandi
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I quarantenni di destra? Categoria dello spirito

Un pensiero su “I quarantenni di destra? Categoria dello spirito

  • 18 Novembre 2015 alle 17:26
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    PORTIAMO LO STIVALE DALLO SCARPARO ?

    Tanti emigrati italiani, in tutti i continenti. Molti hanno facilmente avuto successo in un altro Paese, sono apprezzati, ammirati. Spesso i più brillanti degli europei. Fra di essi tanti, prima di emigrare, avevano fatto un buco nell’acqua in Italia. Ne cito solo uno, conosciuto: Gugliemo Marconi fu costretto a brevettare la sua invenzione (la radio, rifiutata in Italia) nel Regno Unito.

    Chi volesse sapere perché la stessa cosa si ripete da tanto e per tanti individui, cerchi prima la risposta ad un’altra domanda: “Quali le differenze fra Italia e il resto della U.E. ?”
    Cosi capirà anche per quali motivi l’economia italiana ha (e avrà) enormi difficoltà a riemergere.

    Sono molti a lamentarsi della diminuzione del potere d’acquisto. D’altra parte negli ultimi anni sembrano aumentate inefficienze e giri a vuoto.
    Forse non si pensa l’ovvio: che le inefficienze in aumento hanno dato una mano a far peggiorare l’economia, ad abbassare il potere di acquisto.
    Perché tutto ciò succede frequentemente, in U.E., solo nello Stivale ?

    Tanti espatriati hanno fatto esperienze di buon livello in altri Paesi. Hanno imparato, migliorato, perfezionato, inquadrato le loro capacità. Sono divenuti efficienti, costruttivi, capaci…, ad un livello che é divenuto ormai raro in Italia.

    Se gli espatriati si dessero da fare per il Paese (invito i più motivati e qualificati a farlo), allora il Paese avrà un’occasione per riprendersi. A patto di averne la volontà (è l’incognita). Occasione da non sprecare perché sarebbe, mi sembra, l’ultima per evitare la povertà, per non divenire il Paese latino-americano della U.E..

    Un espatriato, il sottoscritto, ha paragonato, mentre girava a lungo per l’Europa per un lavoro di buon livello e gratificante, metodi di lavoro e rapporti sociali italiani con quelli di tanti popoli della ex-U.E. (i quindici). Ecco le sue conclusioni, succinte.

    L’economia italiana difficilmente potrà riprendersi, se conserviamo l’attuale modello sociale. Perché si tratta di una società che non funziona.
    La società italiana ha oggi, ben diffusi, comportamenti inefficienti. L’opposto di ciò che ci vuole per competere nell’era della globalizzazione.
    La verità mi sembra: non si può dire che in Italia esistano una vera società italiana ed un patto sociale. La società italiana é una grossa e pesante struttura (che viene persino chiamata “Democrazia”, ma per un espatriato essa é una plutocrazia), con i piedi di argilla. Sono i N.C.I (nuovi comportamenti italiani) che hanno reso d’argilla i piedi, i quali invece avevano bisogno di una buona e lunga fisioterapia. I comportamenti degli Italiani d’Italia hanno avuto, negli ultimi 40 anni, una costante : il peggioramento continuato.

    Il Bel Paese ha avuto negli ultimi anni tante trasformazioni. Ma i fondamenti dell’Italia sociale attuale sono tali da incoraggiare le trasformazioni negative e scoraggiare quelle positive. L’adattabilità italiana (anche al peggio) e l’abbassamento del livello di guardia dei comportamenti accettabili (grande differenza rispetto all’ Europa) hanno fatto il resto.

    Negli ultimi decenni parecchie evoluzioni della società italiana sono state negative. Ed accelerate. Abbiamo messo al bando quegli strumenti che permettono in altri Paesi lo sviluppo. Li abbiamo sostituiti con nuovi strumenti che, oltre ad ostacolare lo sviluppo, accelerano il degrado.
    Tutto ciò é successo per una serie di ragioni concomitanti che é possibile individuare, se solo avessimo una capacità seria di riflessione sociale, di paragone, di analisi. Tutte cose un po’rare nel Paese Confuso, ove la caratteristica più comune é l’assenza di punti e valori di riferimento……
    Ad un espatriato in un Paese avanzato, che vive in una società seria, che convive con situazioni, parametri e abitudini positivi, é possibile trovare le ragioni di un così rapido degrado, visto che la lunghezza della indagine (circa un decennio) e il gran numero di paragoni gli hanno aperto gli occhi già da parecchi anni.
    Lo ha potuto fare facilmente, avendo avuto un’attività in un quadro internazionale ed essendo stato spinto a viaggiare tutta Europa per più di venti anni.

    Cambiare atteggiamento

    Non serve scovare la causa del malfunzionamento di un paio di servizi nazionali e fermarsi lì. Bisogna andare oltre, capire perché non sappiamo gestire un Paese che, per voler competere, dovrebbe essere moderno non solo nei meccanismi strutturali, ma anche nei comportamenti e nelle forme di pensiero. E dovrebbe saper gestirsi a livello europeo (cioé con risultati positivi).
    Un Paese che non applica la costituzione e le leggi regolarmente e nei riguardi di tutti, che non ha istituzioni funzionanti a livello europeo può, un giorno o l’altro, divenire handicappato per l’economia. E’ già grippato da tempo per la certezza del diritto.
    Il mercato globale é una grossa scure, che divide le economie in due gruppi : i realisti efficienti e i chiacchieroni falliti.
    Non c’é più posto per un terzo gruppo (al quale apparteneva l’Italia prima del ’90): quello della mediocrità, dei piccoli sforzi, della poca chiarezza, della limitata organizzazione (anche mentale) e della lottizzazione.

    Per smentire un’opinione diffusa sulle colpe della sola politica, basta una frase pubblicata da TIME alla scoperta di Tangentopoli: “Gli Italiani scoprono con rabbia di essere stati governati da una banda di lestofanti, i quali hanno gestito Tangentopoli. Non sanno che la gestione del potere politico, invischiato in Tangentopoli, é la migliore espressione della mentalità italiana di oggi”.

    Quali le prospettive per il sistema italia ? A inizio secolo sembrano possibili due tipi opposti di evoluzione:
    a) attivare le riflessioni necessarie per individuare obiettivamente le cause del degrado sociale ed economico. Verità nude e crude sono necessarie. Ciò permetterà di identificare le misure, anche educative, in grado di fare evolvere il sistema Italia semibloccato in sistema positivo (sono positivi, cioé non bloccano ma supportano l’economia, i sistemi di molti Paesi della U.E). Si tratta in pratica di divenire “socialmente capaci e maturi”.
    b) non osare iniziative, per cambiare tutto ciò che é urgente cambiare. Restare cioè con la attuale rassegnazione a ciò che non va, col doppio scenario che finge obiettivi mai raggiunti, e lasciare che il sistema continui a degradarsi. Il sistema Italia rischia di allontanarsi allora ancor più dall’Europa. Gli imprenditori vedrebbero aumentare le proprie difficoltà, l’occupazione diminuirebbe, il numero dei tonfi “tipo ALITALIA” rischia di aumentare. In compenso molti poteri nascosti sarebbero conservati e gestirebbero la decadenza.

    La testimonianza di espatriati e viaggiatori in Paesi avanzati) é necessaria per innescare una riflessione (fuori da ogni contesto politico) che é necessaria ed urgente, che permetterebbe di capire in cosa siamo lontani dai Paesi capaci di sviluppo, cosa ci é necessario per divenire competitivi.

    Senza il coinvolgimento di espatriati, l’immobilismo italiano, povero di idee sane, incartato nella lottizzazione, nella qualità di lavoro alla pressappoco, continuerà a fare guai, a sprecare risorse. Come nella Sanità e infrastutture del Sud, come nella Giustizia, come nel Calcio…. La mentalità italiana (e in certi contesti il “savoir faire”) ha subito una mutazione, una brutta mutazione. Ci conviene analizzarla seriamente e subito. Se non lo facciamo……ebbene, allora stringiamoci la cinta……..potrebbe capitare il peggio ! Il Terzo Mondo sta dietro la porta…

    Ulrico Reali
    (analista del degrado italiano, disponibile per una presentazione)

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