In nome di Allah, si consuma la strage

 

 

di Antonella Policastrese

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Una tranquilla serata di un Venerdì, 13 novembre. Ho appena finito di vedere la trasmissione di Crozza e rimango sintonizzata sulla sette, pochi minuti, il tempo di sentire Mentana che in un’edizione straordinaria, annuncia l’orrore scatenatosi a Parigi. All’inizio sono inebetita, non so se sia uno scherzo, ma dalla voce concitata del giornalista capisco che è vero, tutto vero.  Ascolto ed apprendo che a Parigi ci sono stati attacchi in tre zone differenti di Parigi, tra cui lo stadio ed il Bataclan. Allo stadio c’era anche Hollande fatto evacuare in tutta fretta, e da lì in poi le notizie saranno un’escalation di violenza. Non riuscivo a staccarmi dalla tv e più ci rimanevo, più dentro di me si agitavano sentimenti di rabbia, impotenza, perplessità, orrore. Come è possibile tutto questo? Parigi ridotta a ferro e fuoco, colpita nella sua incredibile normalità. Immaginate un  fine settimana e di conseguenza la voglia di tanta gente di andare in giro, godere di un divertimento normale, semplice, come andare in una sala di musica per ascoltare un concerto. La musica ad un certo punto viene zittita da colpi di arma da fuoco, e la morte spudoratamente freddamente stende le sue mani su tanti giovani che avevano la colpa di trovarsi in quel locale. Già quanti sono i giovani morti, ancora nessuno lo ha detto con esattezza e perchè al posto di note di una canzone nell’aria ha risuonato quell’oscena frase Allah Akbar. No, non si fa, non è ammesso che l’occidente in poche ore diventi teatro di una carneficina, dove si viene colpiti come le paperelle in uno stend del luna park. Trasformare l’occidente come in una zona del medioriente, destabilizzando il nostro vivere, tranciando di netto le nostre abitudini, significa che siamo noi  doverci uniformare a loro, magari cominciando ad indossare i loro abiti e pregare nelle loro moschee. Mentre le immagini dell’orrore scorrono  in me comincia a farsi strada una domanda: gli imam  scenderanno in piazza a sostegno della comunità francese, oppure domani si riuniranno nelle loro moschee per pregare come se nulla fosse, come se quei morti innocenti caduti per mano dei loro conterranei, avessero la colpa di essere occidentali da spazzare via per impadronirsi di questo occidente stanco, privo di identità, che rinuncia ai suoi simboli che parla di integrazione quando siamo noi che stiamo per integrarci  a loro. Io non ci sto. E scusatemi se continuo a ripetermi che dopo l’attacco a Charlie Hebdo il tiro comincia ad essere sempre più alto, che il terrore che questa gente sta spargendo nelle nostre comunità serve a fargli vincere questa sporca guerra che da vili hanno intrapreso contro la società civile. Non sono cose che si fanno ed ora  mi aspetto una condanna ben visibile permanente dagli imam e da tutti coloro che si dichiarano fedeli. Altrimenti il loro bersaglio saremo noi, gente infedele che va annientata.

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Antonella Policastrese

In nome di Allah, si consuma la strage

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