La superficialità di questa classe politica favorirà il razzismo e la guerra civile.
di Gabriele Garzoli
Sono le caratteristiche culturali che promuovono il razzismo. L’uomo come tutti gli animali che vivono in branco definisce i confini del proprio territorio di caccia e lo difende a spada tratta dalle invasioni da parte di soggetti non graditi, in quanto hanno deliberatamente occupato uno spazio vitale che non gli appartiene. La reazione degli stanziali è perciò più che giustificata e lo scontro fisico inevitabile. Questo accade per l’animale allo stato brado. Per l’animale uomo che ha sviluppato un discorso valoriale come l’ospitalità, le regole dovrebbero cambiare sulla base di una accettazione concordata . Perché questo non avviene e spesso si entra in conflitto con gli ospitati? Perché costoro pretendono di modificare le tradizioni e le abitudini degli autoctoni. A questo punto si sviluppa un conflitto culturale che definiremo razzismo. Il colore della pelle e quant’altro sono solo un segno contraddistintivo della diversa appartenenza culturale. Il congolese non potrà mai definirsi italiano in quanto il retroterra culturale ha ben poco da spartire con il nostro. 
La pretesa di cambiamento da parte dell’ospite è sicuramente un ostacolo che favorisce la tensione sociale. L’animale che diventa intollerante si esprime attraverso la violenza fisica. E’ decisamente pericoloso e potrebbe avere conseguenze deleterie non garantire il rispetto delle regole per una civile convivenza. Le dichiarazioni fatte da certi imam e il comportamento di alcuni gruppi non è assolutamente tollerabile. Ora se i signori del palazzo continuano a giustificare queste fughe in avanti quanto prima diventeranno il bersaglio della insofferenza popolare e rischieranno di essere presi a botte come capri espiatori. Mi auguro che si pronuncino seriamente in merito, diversamente la spirale di violenza e destinata a crescere giorno dopo giorno. Essere vittime di un razzismo economico già esaspera gli animi se a questo aggiungiamo quello religioso e di appartenenza veramente rischiamo la guerra civile.
Gabriele Garzoli
