Il potere ha paura della Verità

Giovanna D’Arco

di Viliana Cancellieri

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           L’uomo nasce e cresce in una FAMIGLIA, in una NAZIONE e dovrà amare e difendere la propria famiglia quanto la propria Nazione.

         Difendere la propria Patria significa anche potere e dovere, in alcuni casi, combattere per essa.

         Quando una Nazione viene ingiustamente aggredita o offesa, essa ha il DOVERE di difendere se stessa con qualsiasi mezzo. La pace è un valore grande, ma più in alto vi è il valore della giustizia.

         Il principio della legittima difesa vale a livello del singolo quanto a livello sociale: un singolo individuo potrebbe anche decidere di subire senza reagire ma se tale aggressione riguarda i propri figli e il proprio popolo non si può scegliere: si ha l’obbligo di difenderli legittimamente.

        Combattere deve essere sempre una “extrema ratio”: usare le armi è sempre e solo un rimedio estremo.

Giovanna D’Arco

perché?!

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         Non è senza significato citare Giovanna d’Arco la quale lottò non per il potere o per il successo, né per coltivare chissà quale ambizione, ma per servizio della Verità e del suo popolo. E per tutto questo affrontò le prove più terribili.

Giovanna D’Arco: un personaggio straordinariamente moderno, tra i primi a rivendicare il legame tra territorio e politica.

 Giovanna D’Arco: un personaggio che ha conosciuto fama e gloria ma anche angoscia e solitudine profonda. In un tempo in cui regnava la confusione totale (ieri come oggi!), Giovanna si presenta come colei che indica una direzione semplice e sicura che, nello smarrimento e nell’oscurità, porta coesione tra le genti e luce ai popoli.

 “Bisogna dare battaglia, perché Dio conceda la vittoria”

Giovanna D’Arco, una giovane donna del popolo, laica e consacrata nella verginità; una mistica impegnata, non nel chiostro, ma in mezzo alle realtà più drammatiche della Chiesa e del mondo. Una donna forte che portò, senza paura, la luce del Vangelo nelle complesse vicende della storia. Una donna, che ha voluto combattere come un uomo; una Cristiana, che non  si è piegata dinanzi a un tribunale della Chiesa.

Un destino paradossale quello di Giovanna perché mostra che anche nelle peggiori occupazioni, cioè facendo la guerra, si può seguire Cristo. E’ in quella situazione che la sua santità si afferma dimostrando che non esiste nessuna situazione, per quanto paradossale, in cui la grazia di Cristo non possa agire visibilmente.

1429: una ragazza venuta dal nulla era riuscita a modificare gli equilibri della guerra dei 100 anni che opponeva Francia e Inghilterra per la conquista del trono francese. Le lotte intestine fra pretendenti al trono erano sfociate in una guerra civile fra  i francesi, alleati agli invasori inglesi, e i lealisti che sostenevano il principe ereditario Carlo. Grazie all’intervento di Giovanna D’Arco, i lealisti ottennero una brillante  vittoria in una delle battaglie più decisive della storia europea.

9 gennaio 1431, il famigerato Tribunale dell’Inquisizione si riunisce in seduta. Il tribunale vuol capire come una giovane contadina sia riuscita da sola a ribaltare il corso di una guerra che sembrava non dovesse avere mai termine. Le imprese eccezionali della fanciulla erano il frutto di un patto con Satana?

La carriera militare di Giovanna durò un solo anno. Catturata dagli inglesi e dagli alleati fu consegnata nelle mani dell’inquisizione per essere processata come strega ed eretica.

“Dolcissimo Dio, in onore della Vostra Santa Passione, vi chiedo, se voi mi amate, di rivelarmi come devo rispondere a questi uomini di Chiesa”

Tra i giudici l’ambizioso vescovo Pierre Cauchon

“Sta attenta! Chi sei tu per poter anche solo pensare di sapere la differenza tra il bene e il male?”

“Sono solo una messaggera e voi che dite di essere i miei giudici, voi dovete stare attenti.”

Giovanna non si faceva illusioni.

“Sono sicura che gli inglesi mi faranno condannare a morte. Pensano che così conquisteranno più facilmente la Francia. Cauchon vuole  dimostrare che ho riportato brillanti vittorie in guerra  ricorrendo alla stregoneria e stringendo un patto con il demonio attraverso atti  sessuali osceni e sacrileghi.”

Giovanna fu sottoposta a un esame umiliante: una visita approfondita per verificare se avesse avuto rapporti sessuali a conferma del suo legame con Satana. L’indagine non lasciò dubbi: era illibata. Prima di essere catturata, inoltre, Giovanna aveva più volte dato prova di misteriose doti di chiaroveggenza. Il 12 febbraio 1429 aveva annunciato ai lealisti:

“L’erede al trono, il principe Carlo, sta subendo una pesantissima sconfitta sul campo di battaglia!”

Il campo di battaglia era distante centinaia di Km. E’ difficile chiarire come Giovanna D’Arco potesse sapere che i francesi erano stati sconfitti a Orléans. E’ impossibile che un piccione viaggiatore o un messaggero a cavallo possano aver percorso tanta strada per portarle la notizia in un solo giorno.  Poco tempo dopo, Giovanna diede ancora prova delle sue sorprendenti doti profetiche.

“Le Voci mi dettarono la mia insegna: uno stendardo bianco ricamato di gigli. Poi mandai a cercare una spada che sapevo trovarsi nella chiesa di S. Caterina di Fierbois, dietro l’altare. La spada era sotto terra, tutta arrugginita, e vi erano incise 5 croci. Sono state le Voci a dirmi che si trovava là”

I monaci del santuario le risposero che non sapevano di cosa stesse parlando ma la giovane disse loro di scavare dietro l’altare: in quel punto, era sotterrata la spada.

“Avevo 13 anni, quando Dio mandò una voce per guidarmi. Tornavo verso casa attraverso una scorciatoia nella foresta, quando uno strano vento cominciò a soffiare: sembravano parole che mi chiamavano. Tutto si muoveva così in fretta: non potevo muovermi, non potevo respirare, Dio mi aveva affidato un messaggio, un messaggio da consegnare. Ha detto che dovevo salvare la Francia dai suoi nemici e riportarla nelle braccia di Dio. Una luce appare sempre nella stessa direzione dalla quale provengono le voci. Quelle voci sono di Angeli  e Santi.”

Furono le voci che portarono Giovanna sui campi di battaglia per liberare dagli invasori il suo paese.

“La voce mi ordinò di andare a contrastare l’assedio di Orléans. Non potevo più trattenermi nel mio villaggio”

Giovanna aveva bisogno di un esercito per portare a termine la sua missione. Si rivolse all’erede al trono: Carlo VII.

Indossando abiti maschili, si recò a corte ed ebbe l’ardire di chiedere un colloquio con il principe. Incredibilmente l’ottenne.

Ora doveva persuadere il principe. Carlo era un uomo scialbo,  pessimista e diffidente che riusciva a deludere anche le persone a lui più devote. Quel che accadde a corte rimase un mistero. Giunta a corte, Giovanna riuscì ad appartarsi con il principe facendo in modo che i cortigiani si allontanassero. Sussurrò qualcosa all’orecchio di Carlo e da allora ottenne tutta la sua fiducia. A distanza di mesi, gli inquisitori chiesero:

“Cosa dicesti al re per fargli credere che eri inviata da Dio?!

“Non riuscirete mai ad estorcermi questo segreto. Chiedetelo a lui!”

L’esercito fu affidato, dunque, a Giovanna che intanto fece scrivere una lettera ai soldati Inglesi che assediavano Orleàns

“Voi che stringete d’assedio la città di Orleàns, in nome di Dio ritornate nel vostro paese. Se non lo farete, riceverete presto notizie dalla Pulzella che  giungerà tra voi e vi infliggerà una grande sconfitta”

Gli inglesi non si ritirarono e Giovanna, il 29 aprile 1420 entrò in città col favore delle tenebre. L’esercito, guidato dalla Pulzella, ebbe la meglio in molti scontri. All’alba del 7 maggio, assalirono la fortezza Leturel ma il nemico resistette. A mezzogiorno Giovanna fu colpita da una freccia: la giovane la estrasse con le sue mani, poi fu portata in salvo. L’ora del tramonto era vicina e i francesi stavano per ordinare la ritirata. Improvvisamente Giovanna ritornò sul campi di battaglia, restituendo ai francesi l’entusiasmo perduto. La fortezza fu conquistata e gli inglesi si ritirarono. Guidata dalle voci, la giovane aveva ottenuto un risultato incredibile.

L’armatura di Giovanna pesava quasi 36 Kg. La giovane non la toglieva mai: neanche durante il sonno. Esempio di dedizione per tutti i soldati. Restava ora un altro compito affidato a Giovanna dalle voci: Carlo doveva essere incoronato re nella cattedrale di Reims, allora in mano ai nemici. Giovanna vi giunse e il popolo le donò le chiavi della città. L’incoronazione doveva rappresentare la fine della sua missione. Ma il futuro le riservava una sorte infausta. Le voci non le avevano dato indicazioni a riguardo ma la Pulzella volle spingersi lo stesso alla conquista di Parigi.La sconfitta fu clamorosa. Giovanna aveva ricevuto una lezione di umiltà. Le voci le annunciarono una dolorosa notizia

“Udii Santa Caterina e Santa Margherita che predissero la mia cattura prima della metà dell’estate. Così è stato deciso ma non devo aver timore, Aspetterò che si compia il mio destino!”

A Compiegne, il comandante francese, si rifugiò con l’esercito entro le mura fortificate mentre Giovanna difendeva le retrovie. Il comandante della guarnigione, chiuse le porte della città e lasciò la Pulzella nelle mani del nemico. In quel momento, forse, la fanciulla sperò che il re sarebbe venuto in suo soccorso. Ma ciò non accadde. Fatta prigioniera venne condotta a Rouen dove trascorse tutto l’inverno.

“La cella era ottagonale  con una piccola feritoia dalla quale entrava poca luce. Ero legata giorno e notte alla caviglia e sotto il ginocchio con una robusta catena fissata al letto. La prigione era molto fredda e sporca. Fui tenuta in isolamento e fui anche sul punto di morire di fame. La minaccia della tortura, poi, era sempre in agguato. Sarei stata interrogata da inquisitori francesi favorevoli alla causa inglese. Cauchon fece di tutto per dimostrare che ero una strega e un’eretica!”

Giovanna affrontò il processo e fu interrogata  per 5 mesi due volte al giorno. La giovane dimostrò una lucidità mentale e una  competenza insolita in una contadina .

 “Ti trovi in stato di grazia?”

“Se non sono in stato di grazia che il Signore mi aiuti a entrarvi. In caso contrario spero che Egli mi conservi in tale condizione”

“Credi che Santa Caterina e Santa Margherita odino gli inglesi?”

“Esse amano chi è amato da Dio e disprezzano quelli che Egli disprezza”

“Dio prova avversione per gli Inglesi?!”

“Non so se il Signore aborrisca gli Inglesi ma sono sicura che essi lasceranno il suolo francese, tranne coloro che moriranno qui Dio ci sosterrà nella vittoria”

Giovanna fu irremovibile anche di fronte alle minacce di torture.

“Anche se straziaste le mie membra  fino a separare la mia anima dal corpo non potreste costringermi a ritrattare tutto ciò che ho detto e se ci riusciste potrei sempre accusarvi di avermi estorto una confessione con la violenza.”

Cauchon decise di seguire un’altra linea accusatoria: incriminarla per le sue azioni, non per le sue idee.

“Ti sei messa una tunica corta, un giustacuore, dei calzari alti; come se non bastasse, porti i capelli tagliati alti sulle orecchie e non è rimasto nulla sulla tua persona che riveli il sesso al quale appartieni, eccetto quello che la natura stessa ti ha conferito. Ti ha ordinato Dio di indossare indumenti maschili?”

“Gli abiti non hanno alcuna importanza. Sono un dettaglio.”

 “Un brano biblico dice: La donna non indosserà abiti maschili né l’uomo vestirà indumenti femminili”

L’accusa di indossare un abito dissoluto, immorale e contro natura è uno dei principali capi d’imputazione del processo: diventa il simbolo dell’insubordinazione alla Chiesa e al potere maschile.

“Non accetto nessuna proibizione. E protesto per le catene e i ceppi che mi avete messo perché volevo fuggire. Certo, è vero che volevo scappare e anche adesso lo voglio. I prigionieri hanno ben diritto di scappare. E voi Cauchon, voi dite di essere il mio giudice. Io non so se voi lo siate, ma state bene attento a non giudicare male, perché in tal caso vi mettereste in un serio pericolo. In quanto all’abito, esso non cambia la mia anima; indossarlo non è contro la Chiesa! Preferisco di gran lunga vestirmi da uomo”

“Sono sospette le tue idee sul libero arbitrio umano”

“Nessuno è responsabile delle mie parole e delle mie azioni: né il re né nessun altro; se ci sono stati degli errori, io sola ne sono responsabile”.

Il 24 maggio 1431 Cauchon ordinò che venisse condotta nel cimitero di Rouen. Qui venne dichiarata eretica e scomunicata. Doveva essere condannata al rogo. Come mai non era stata liberata come le avevano detto le voci? A questo punto la  Pulzella crollò. In preda al panico gridò:

“Basta! Confesso! Le Voci sono una mia invenzione: confesserò tutto ma non lasciatemi morire!”

Cauchon esibì una falsa confessione precedentemente preparata e la ragazza fu obbligata a firmarla. La condanna venne revocata ma ciò che aspettava Giovanna era peggiore della morte sul rogo. Fu condannata all’ergastolo e rinchiusa in una squallida cella. 4 giorni dopo, all’improvviso, indossò di nuovo gli abiti maschili ritrattando la sua confessione e confermando il suo ruolo di eletta dal Signore.

“Scelgo il rogo alle dura vita del carcere e alle violenze dei miei carcerieri che, non considerandomi più strega, si sentono sicuri di poter abusare di me. Ora lo so: la liberazione annunciata dalle voci è la morte. Il martirio sarà la mia vittoria, la morte la mia liberazione.“

“Dallo scorso giovedì, hai più udito le voci di S Caterina e S Margherita?”

“Si”

“Cosa ti hanno rivelato”

“Attraverso le due Sante, il Signore ha espresso il dolore per il mio tradimento. Per avere salva la vita ho rinnegato Lui e così facendo ho dannato me stessa. “

 “Tu Giovanna, comunemente nota come la Pulzella, ti sei macchiata dei reati di idolatria, invocazione del demonio e di numerosi altri crimini.  Ti dichiariamo eretica e relapsa”

Il boia le rasò completamente il capo e la condusse al rogo per essere arsa viva.

Mentre le fiamme le bruciavano le carni e il fumo la soffocava Giovanna mostrò una calma straordinaria.

“E se tu sei il fuoco raffreddati un poco, le tue mani ora avranno da tenere qualcosa. Se tu sei il fuoco io devo  essere il legno. Ecco entro in te per  offrirti il mio modo  migliore di essere sposa”.

Prima di spirare invocò il nome di Gesù. Gli ultimi istanti di una vita regalata in toto alla lucida follia o alla dogmatica verità di una missione venuta dall’alto. Gli ultimi istanti di un connubio tra  fuoco e carne: un abbraccio che si è fatto cenere, una verginità che si è persa in un rogo, una consapevolezza di unione che si è fatta concreta. Qualcuno udì un ufficiale inglese commentare:

“Siamo perduti. Abbiamo ucciso una Santa”

La Pulzella era morta ma continuò a rappresentare un esempio per i francesi fedeli al loro re. Nell’arco di 20 anni, ciò che le voci le avevano profetizzato si avverò. Gli inglesi vennero cacciati dalla Francia. Per il paese cominciò un’epoca di pace: dopo quasi 100 anni di guerra, Carlo VII regnava su una nazione riunificata. Ma la vicenda di Giovanna componeva un neo nel passato del re che volle una revisione del processo. Cauchon era ormai morto. Vennero chiamate le persone che avevano conosciuto, in vita, la ragazza: il risultato fu:

“Poiché lo svolgimento del processo e la sentenza emessa furono contraddistinti da ingiustizie ed evidenti errori di fatto e di diritto, dichiariamo tale procedimento senza effetto  e quindi nullo”

Il nome della pulzella era stato riabilitato e Carlo VII poteva sedere al trono senza temere di essere accusato di eresia. Giovanna divenne un’eroina in tutto il mondo. La Chiesa, dopo 500 anni, riesaminò il caso e nel 1920 proclamò Giovanna D’Arco Santa

La vera santità della fanciulla è il “potere dell’essere che da lei traspare e che ha reso la sua vita un evento-simbolo“.

Giovanna riassume le figure della dama e del cavaliere in un momento in cui il movimento cavalleresco era degenerato in una schiera di macellai. La sua appartenenza alla sfera dell’azione e il suo battagliero dinamismo si fondono con il sogno pacifista

” Quando si andava all’assalto, tenevo alto il mio stendardo, per essere certa di non dover uccidere nessuno. Non ho mai ucciso nessuno”

In lei coesistono personalità multiple: l’eterea, la violenta, la religiosa, l’eretica, la femminista, l’idealista, l’Amazzone.

“Tenete la croce in alto, cosicché

io possa vederla anche attraverso le fiamme.” 

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E’ veramente un cavaliere senza macchia e senza paura colui che difende la propria Anima con l’armatura della Fede  (S. Bernardo)

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 Viliana Cancellieri

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