Balotelli, un perfetto italiano

di Augusto Grandi
girano
balotelliMario Balotelli, uno di noi. Un perfetto italiano dell’era di Boldrini e compagnia. E non si tratta di ironia. Viziato, arrogante, ignorante (l’ortografia è un optional nei suoi interventi scritti, “qual’è” è solo l’ultima dimostrazione), presuntuoso. Un perfetto giovane italiano. La differenza maggiore, rispetto ai suoi coetanei, è nei guadagni in cambio di prestazioni lavorative ampiamente insufficienti. Mentre, in genere, i giovani italiani sono sottopagati anche quando lavoran bene. Per il resto, però, il pessimo Balotelli è come loro. Con le cuffie perennemente sulle orecchie (o sugli orecchi, per essere compresi dal sedicente campione) in modo da non ascoltare i commenti dei vecchi. Incapace di qualsiasi autocritica, perché è sempre colpa degli altri. Confuso oltre ogni livello accettabile quando si dichiara italiano ma considera gli africani come suoi unici fratelli. E ancora ignorante quando dimostra di non saper nulla di ciò che, in Nigeria come in altre parti dell’Africa, i fratelli fanno agli altri fratelli. Altro che le critiche dei vecchi della nazionale nei confronti di uno che, in campo, manco si degna di correre. Lui, il fratello afro-italiano, assicura di aver dato tutto. Può darsi, ma se tutto ciò che aveva da dare era quello che si è visto, non si capisce perché debba essere pagato così tanto. Ma è l’unico in una situazione di questo tipo? Certo che no. Lui è il frutto non della sua Africa, ma degli idioti che, in Italia, si piccano di pedagogismo, di psicologia, di sociologia. Quelli che, ancora oggi, si battono per evitare che i giovani italiani fancazzisti ed ignoranti vengano bocciati a scuola. Perché bocciarli, solo perché non studiano e non sanno? Forse perché gli altri, quelli che studiano e sanno, avrebbero tante ragioni per incazzarsi di fronte a valutazioni di comodo a favore dei somari. Così come avrebbero mille ragioni per incazzarsi, e non lo fanno, tutti quegli italiani che devono aspettare mesi per un’analisi medica perché i servizi si tagliano per i cittadini italiani ma aumentano per gli immigrati. Ed allora Balotelli è un perfetto italiano boldriniano, soddisfatto per essere strapagato ma in guerra comunque con il mondo perché, in fondo in fondo, consapevole di valere davvero poco. Una figurina, l’ha definito giustamente De Rossi. E il povero Galliani è costretto a difenderlo per giustificare una spesa assurda e la mancanza di potenziali acquirenti. Con gli immancabili gauchisti al caviale che difendono l’emblema del politicamente corretto, come se davvero le critiche avessero qualcosa a che fare con il razzismo. Lui, l’italiano Balotelli, viene fischiato ovunque non per il colore della pelle ma per il contenuto della scatola cranica, per la maleducazione, per i comportamenti. Ormai ogni squadra di calcio ha, nella formazione, qualche calciatore con la pelle scura. Che viene applaudito, sostenuto, difeso. Nello stesso momento in cui si fischia l’italiano che sogna i fratelli africani. Quelli che, giustamente, non hanno nulla a che fare con lui.
Augusto Grandi
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