I numeri (negativi) dell’Expo 2015

di CAlessandro Mauceri

Dazeba News

expoROMA – Mancano pochi giorni all’EXPO 2015, fiore all’occhiello del governo Renzi e simbolo dell’italianità “che avanza”, ma è già possibile fare un bilancio di come l’Italia sta gestendo questo evento. Un bilancio fatto di numeri.

Numeri come quello dei Paesi partecipanti: alla manifestazione,  stando al sito ufficiale, dovrebbero partecipare 145 Paesi divisi in 53 padiglioni. Di questi, però, quelli che hanno aderito al tema principale della manifestazione, la nutrizione, saranno sono “solo” 94. Cosa faranno gli altri lo si saprà all’inaugurazione. Anzi “alle inaugurazioni” dato che per l’Expo 2015 sono previste due cerimonie di apertura: la prima, il 30 aprile 2015, in Piazza Duomo a Milano (preceduta da una sfilata di Giorgio Armani); la seconda, il giorno dopo, con il “taglio del nastro”.

Sempre che si riesca a completare i lavori nei pochi giorni rimasti. Secondo il sito dell’Expo (Open Expo, proprio quello “ufficiale” e ideato per consentire ai cittadini di conoscere i numeri dell’evento), ad oggi risultano “conclusi” solo il 9% dei lavori. L’indice globale di avanzamento temporale (ossia il rapporto tra i giorni lavorati rispetto a quelli previsti dai contratti) mostra un grave ritardo (solo l’82% delle opere sono state realizzate). Diversa l’opinione del commissario unico dell’evento Giuseppe Sala che ha dichiarato: “Non si può fare una percentuale esatta dell’avanzamento dei lavori ma siamo obiettivamente intorno al 90%. I lavori sono quasi completati per quanto riguarda le infrastrutture”. Una discrepanza che la dice lunga sul modo in cui finora è stato gestito l’”affare” Expo 2015. L’indice globale di avanzamento dei lavori (quello che mette in relazione gli stati avanzamento lavori, sal, emessi mensilmente per il pagamento delle prestazioni, e quelli complessivi) sarebbe “solo” del 55%. Negativo, invece, il numero che indica il potenziale ritardo (“quanto il procedere dei lavori sia in linea con il trascorrere del tempo”) che si attesta  sul -37%.

A dire il vero, i numeri “negativi” dell’Expo 2015 non sono pochi e l’evento rischia di diventare una conferma della incapacità del Bel Paese di gestire progetti dai grandi numeri.

Numeri come quello dei commissari nominati: ad oggi, sarebbero almeno cinque i commissari che si sono succeduti nella gestione dell’evento. Commissari che, a volte, si sono dimessi volontariamente (come nel caso di Pisapia), ma che, il più delle volte, sono stati costretti a dimettersi a causa di processi e indagini legati proprio alla gestione dell’Expo 2015. Un “mangia mangia” generale che va avanti ormai da molto tempo anni. E a proposito di “mangiare”, dopo la polemica per la decisione di avere come sponsor dell’evento le maggiori industrie a livello globale del fastfood (quasi uno schiaffo per una manifestazione dal titolo “Nutrire il pianeta”), anche per la gara d’appalto per la gestione della ristorazione nell’area italiana i numeri sono sembrati strani tanto che su di essa pende un ricorso al Tar.

Che nei “numeri” dell’Expo 2015 c’era qualcosa che non andava si sa e da tempo. Come a febbraio, durante la presentazione di «EXPO delle idee» da parte del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Come ha fatto rilevare in una intervista al Corriere della Sera, Rezina Ahmed, console del Bangladesh a Milano,  alla manifestazione non è stato previsto neanche un traduttore. Una gaffe non da poco per una manifestazione come l’Expo che ospita rappresentanti da 145 Paesi: “Abbiamo chiesto dove trovare gli auricolari per seguire la traduzione simultanea, hanno risposto che questo servizio non era disponibile” ha detto al Ahmed. Zero anche le traduzioni del materiale distribuito: tutti i depliant erano stati stampati soltanto in italiano.

Una disattenzione, si dirà. Peccato che il problema “traduzioni” pare riguardi anche il sito ufficiale dell’evento consultabile in due lingue straniere, inglese e francese. Come ha detto il Corriere della Sera, le traduzioni in inglese e in francese del sito ufficiale dell’Expo 2015 contengono un numero eccessivo di errori. “È scandaloso e imbarazzante” ha detto Antoine Boissier, insegnante all’Institut Français di Milano. A farle eco Sandra Bertolini, presidente dell’Associazione Italiana Traduttori e Interpreti che, in una intervista ad Adnkronos, ha detto che alcune parti del sito non sembrano nemmeno “tradotte da un essere umano” e “certamente non da un professionista”.

Traduzioni di bassa qualità. Ad essere alti sono altri “numeri”: quelli relativi al costo per le tasche dei cittadini. Expo 2015 costerà agli italiani non meno di un miliardo e 300 milioni di Euro (833 milioni a carico di tutti gli italiani e 467 a carico di comune di Milano, regione Lombardia e Camera di Commercio).

Soldi che, nel giro di pochi mesi, potrebbero dileguarsi come nebbia al sole. Infatti, mentre in altri casi (si pensi Parigi con la torre Eiffel o a Bruxelles con l’Atomium) l’eredità delle esposizioni universali sono ancora visibili e fruibili e, soprattutto sono diventate una fonte di guadagno per i Paesi ospitanti, per l’Expo 2015 non sarà così: a ottobre, terminata la manifestazione, la società EXPO 2015 avrà tempo fino ad aprile 2016 per svuotare tutto e liberare l’area da tutte le strutture costruite per l’EXPO. L’area, arricchita di tutti gli impianti e le opere realizzate con i soldi degli italiani, sarà riconsegnata al legittimo proprietario, Arexpo: una società cui partecipano la regione Lombardia, il comune di Milano, la Fondazione Fiera Milano e il comune di Rho. Sarà questa società che deciderà cosa farne. E già non mancano le polemiche circa la possibile speculazione edilizia che potrebbe seguire.

Il tema dell’Expo 2015 dovrebbe essere “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Fino ad ora però ad essersi nutriti, e lautamente, sono stati giri di malaffare e quanto di peggio il Bel Paese poteva mostrare di essere. Eppure l’Expo 2015, almeno sulla carta, avrebbe dovuto essere un ritratto dell’Italia “che avanza”. Della nuova Italia, quella voluta da Renzi. Non a caso nei giorni scorsi, rivolgendosi agli operai dei cantieri dell’Expo 2015, Renzi ha detto: «La nostra faccia non basta, ci vuole il vostro cuore». Il fatto è che tra inchieste, processi, ritardi accuse di violazione di copyright e gare d’appalto andate deserte o bloccate dal TAR e interessi privati, l’Italia, con l’Expo 2015, sta rischiando di rimetterci la faccia…

 

CAlessandro Mauceri

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