Terminal 3, puzza di bruciato?

Nico Forconi

controinformo

Il 18 Aprile del 2007, verso l’ora di pranzo, un incendio devasta lo stabilimento della “De Longhi” situato nella periferia di Treviso.

Alle 18:30 circa, il Presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, rassicura tutti sui risultati delle analisi effettuate che “non danno motivi d’allarme perché non è presente la diossina nella colonna di fumo elevatasi dall’incendio.”

A tranquillizzare ulteriormente la popolazione, interviene l’Arpav(“Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto”) che, tramite un comunicato datato 18 Aprile 2007, lo stesso giorno dell’incendio, fa sapere che “non ci sono motivi di ritenere che vi sia rischio legato alla diossina nel rogo dell’azienda De Longhi.” [1]
Terminal3
Foto tratta dalla pagina di FB “L’Aeroporto di fiumicino è uno schifo
 Nonostante le rassicurazioni, un gruppo di abitanti non si fida dei risultati dei campionamenti dell’Arpav, e decide di effettuarne di propri, privatamente. Alla testa di questo gruppo di dissidenti, c’è una certa Laura Pollini che, abitando a circa 5 chilometri dal luogo del disastro, è molto preoccupata.
Per chi non lo sapesse, Laura Pollini, che dovrà poi presentarsi in aula per rispondere alle accuse di “danno all’immagine” e “procurato allarme” [2], è l’allora compagna di Luciano Benetton.
    Il 7 Maggio 2015, è il Terminal 3 dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino ad andare in fiamme; ad oltre 2 settimane dall’incendio, si attendono ancora i risultati dei campionamenti effettuati dall’Arpa (“Agenzia Regionale Protezione Ambiente”) e dalla Asl Roma D.
Gli unici dati in possesso di AdR sono quelli forniti dalla “HSI Consulting”, azienda operatore nel settore delle indagini di igiene occupazionale e ambientale [3] e, anche in questo caso, i parametri riferiti a “sostanze organico volatili, di idrocarburi policiclici aromatici, di metalli, polveri e fibre aerodisperse, […] non hanno superato i limiti […] previsti dalla normativa vigente sia nazionale che internazionale per i luoghi di lavoro.”. [4]Nell’attesa di ulteriori risultati, dall’8 Maggio, a poche ore dall’incendio, si possono già osservare i primi impiegati che lavorano senza mascherine o indossando quelle di tessuto-non-tessuto dette “da chirurgo” [5], ritenute non idonee o meglio completamente inutili, per difendersi dagli agenti inquinanti, poiché non in grado di trattenere le polveri sottili, PM10 e PM2, 5 eccetera.
Mascherine che sembrano necessarie, visti i centinaia di intossicati [6] e che sono fornite da AdR (“Aeroporti di Roma”), società controllata da Gemina S.p.A., incorporata nel 2013 da Atlantia S.p.A., holding di Aeroporti di Roma ed Autostrade per L’Italia, che ha come principale azionista, col 45,56% di capitale, Sintonia, la holding che fa capo alla famiglia Benetton.Proprio mentre stiamo realizzando questo post, inizia a cricolare la notizia che l’Asl Roma D, oltre ad aver diffidato AdR a proseguire il monitoraggio dell’aria tramite aziende private, dopo aver sollecitato l’Arpa Lazio, ha disposto il sequestro del Molo D poiché sarebbe stata rilevata la presenza di diossina, di Pcb e di furani in quantità rilevante [7].Se lo sapesse Laura Pollini…
Nico Forconi
Nico forconi

 

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