11 Settembre 2001 e la “Israel Lobby”

La teoria del complotto

di Nico Forconi

Palestina“Leggende metropolitane e “teorie del complotto” finiscono come sempre per mescolarsi, quando si parla di Israele (in generale) e del sionismo (in particolare), che li si associ a tematiche quali il signoraggio bancario o gli (auto)attentati dell’11 Settembre 2001.

E’ questo uno dei motivi per i quali, chi si occupa di tali tematiche, finisce per essere etichettato con termini quali fascista o nazista ed, in tutti i casi, antisemita.
In questo topic riporterò un paio di pagine tratte da “La Israel lobby e la politica estera americana”, in cui non si asserisce che “nessun ebreo, l’11 Settembre 2001, si trovava sul suo posto di lavoro nelle Torri… sicuramente erano stati avvertiti degli attentati…” né che “Silverstein, in quanto ebreo, era a conoscenza degli attentati… è per questo motivo che quel giorno non si trovava nel suo ufficio…”, ma si evidenziano esclusivamente i rapporti tra l’Amministrazione Bush e quella che gli Autori del libro definiscono “Israel Lobby”.
Particolare attenzione è rivolta ai membri di uno dei principali gruppi di ricerca e di supporto legati al mondo neoconservatore, ben noto a tutti i “teorici del complotto”: il “Project for The New American Century” (“PNAC”).

Ricordando a tutti voi che, i membri del “PNAC”, con la stesura del “Rebuilding America’s Defenses”, hanno anticipato eventi “catastrofici e catalizzatori” come neanche il miglior Nostradamus avrebbe potuto fare, vi auguro buona lettura.

Il movimento neoconservatore (neocon), svolgeva un importante ruolo nella vita intellettuale e politica americana già negli anni Settanta, ma ha iniziato ad attirare su di sé l’attenzione dopo gli attentati dell’11 Settembre 2001.
Il gruppo ha avuto un ruolo di primo piano nel plasmare la politica estera unilateralista dell’Amministrazione Bush, in particolare per quanto riguarda la sciagurata decisione di invadere l’Iraq, nel Marzo 2003.

Il neoconservatorismo è un’ideologia con un orientamento ben preciso sia in politica interna sia in politica estera, sebbene qui ci interessi solo la seconda.
La maggior parte dei neoconservatori magnificano le virtù dell’egemonia americana, a volte anche l’idea di un Impero americano, e sono convinti che la forza degli Stati Uniti debba essere usata per incoraggiare la diffusione della Democrazia e dissuadere i potenziali antagonisti persino dal tentare la competizione con gli USA. A loro avviso, diffondere la democrazia e difendere la supremazia statunitense è il modo migliore per instaurare una pace che duri nel lungo periodo.
I neoconservatori sono altresì convinti che, grazie al carattere democratico del sistema americano, quella degli Stati Uniti sia percepita come un’egemonia benigna dalla maggior parte degli altri Paesi, e che la leadership statunitense sarà salutata con favore se verrà esercitata con fermezza.
Nei confronti delle Istituzioni internazionali (e specialmente dell’ONU, che considerano tanto un organismo anti-israeliano quanto un freno alla libertà di azione dell’America) sono tendenzialmente scettici e, nei confronti di molti alleati, sono circospetti (specialmente verso gli europei, giudicati alla stregua di sognatori pacifisti che cavalcano a buon mercato la pax americana).
Nella convinzione che la leadership statunitense sia “un bene, tanto per l’America quanto per il mondo” – per citare il sito web del neoconservatore “Project for The New American Century” – sono in linea generale favorevoli all’esercizio unilaterale della potenza statunitense.

Un tratto molto importante del neoconservatorismo è la convinzione che – per forgiare il mondo in modo da recare vantaggio all’America – la forza militare sia uno strumento di grande utilità. Se gli Stati Uniti dimostrano la propria capacità sul piano militare e dimostrano altresì di essere disposti a fare uso della propria potenza bellica, i loro alleati ne seguiranno l’esempio, e i potenziali nemici, sapendo che è inutile resistere, decideranno di “accodarsi” agli americani. Il neoconservatorismo, insomma, è un’ideologia politica decisamente aggressiva.

Molti neoconservatori sono legati a una complessa rete di centri studi, comitati e pubblicazioni che si propongono di promuovere la relazione speciale tra Stati Uniti ed Israele.
Prendiamo Richard Perle, uno dei neoconservatori di primissimo piano: è membro dell'”American Enterprise Institute” (“AEI”) e Socio dell’Organizzazione di destra “Center for Security Policy” (“CSP”), dello “Hudson Institute”, del “JPNSA”, del “PNAC”, del “Middle East Forum” (“MEF”) e della “Foundation for Defense of Democracies” (“FDD”), oltre che consigliere del “Washington Institute for Near East Policy” (“WINEP”).
I suoi amici neoconservatori sono altrettanto ben introdotti:
William Kristol, cofondatore del “PNAC”, Direttore del “Weekly Standard”, ex Socio della “FDD”, del “MEF” e dell'”AEI”;
Charles Krauthammer, firmatario di numerose lettere aperte del “PNAC”, editorialista del “Washington Post”, assegnatario del premio “Irving Kristol” dell'”AEI” (intitolato al padre di William, uno dei fondatori del neoconservatorismo), collaboratore del “Weekly Standard” e Socio della “FDD”.

L’elenco delle connessioni, passate e presenti, delizierebbe il teorico delle interrelazioni sistematiche:
Elliott Abrams (“PNAC”, “CSP”, “Hudson Institute”);
William Bennett (“PNAC”, “AEI”, “CSP”);
John Bolton (“PNAC”, “AEI”, “JINSA”);
Reuel Marc Gerecht (“PNAC”, “AEI”, “The Weekly Standard”);
Jeane Kirkpatrick (“PNAC”, “AEI”, “FDD”, “JINSA”, “WINEP”);
Joshua Muravchik (“PNAC”, “AEI”, “JINSA”, “WINEP”);
Daniel Pipes (“PNAC”, “MEF”, “WINEP”);
Norman Podhoretz (“PNAC”, “Hudson Institute”, “Commentary”);
Paul Wolfowitz (“PNAC”, “AEI”, “WINEP”);
James Woolsey (“PNAC”, “CSP”, “JINSA”, “FDD”).

Questa breve lista non esaurisce affatto le affiliazioni incrociate all’interno del movimento neoconservatore.
Quello che a qualcuno può sembrare un oscuro complotto (o una “conventicola di destra”), ha tuttavia ben altra natura: i vari centri studio e comitati e le varie fondazioni e pubblicazioni che hanno alimentato il movimento neoconservatore funzionano non troppo diversamente dagli altri network legati alla politica.

Lungi dal sottrarsi alla dimensione pubblica o dal tramare complotti nell’ombra, questi gruppi cercano attivamente di ottenere visibilità, nel dichiarato intento di determinare l’opinione del pubblico e quella dell’élite, e di orientare in tal modo la politica estera americana nella direzione desiderata.

Il network neoconservatore è innegabilmente impressionante; i principali quotidiani e periodici neoconservatori sono il “Commentary”, il “New York Sun”, il “Weekly Standard” e la pagina dei commenti del “Wall Street Journal”.
I gruppi di ricerca e di supporto più legati al mondo neoconservatore sono l'”American Enterprise Institute” (“AEI”), il “Center for Security Policy” (“CSP”), lo “Hudson Institute”, la “Foundation for Defense of Democracies” (“FDD”), il “Jewish Institute for National Security Affairs”, il “Middle East Forum”, il “Project for a New American Century” e il “Washington Institute for Near East Policy”.

In pratica, tutti i neoconservatori sono decisamente schierati in favore di Israele, circostanza che sono soliti ribadire in modo forte e chiaro [1].

Note e fonti:
[1] “La Israel lobby e la politica estera americana”, di John J. Mearsheimer e Stephen M. Walt, Mondadori Editore

Nico Forconi La teoria del complotto

Nino Forconi

11 Settembre 2001 e la “Israel Lobby”
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