il gioco delle tre carte copertina

1° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

2° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

3° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

4° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

5° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

6° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

7° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

8° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

9° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

10° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

11° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

Questo significa compiere un crimine senza necessità, che dovrà essere giudicato e punito.

La vecchia pubblicazione del quarantacinque, e le sue derivazioni teoriche, ha dato i suoi frutti, diceva che se si vogliono dominare i mercati, e il mondo, non c’è necessità di grandi astrusità, basta togliere alle singole nazioni la sovranità monetaria.

Una nazione senza quella sovranità non potrà, mai e poi mai, decidere il suo futuro.

Se ha bisogno di infrastrutture, per esempio, ogni nazione deve elemosinare i soldi ai burocrati nascosti, e piazzati là dai venti cocainomani, pagare per di più gli interessi che a questo punto, vengono incassati dai singoli azionisti delle varie banche private.

Se questi ritengono che sia conveniente affamare milioni di individui, lo potranno fare tranquillamente.

Non crediate che i pochi soldi che mettono in circolazione in ogni nazione, siano di proprietà degli stati, no, il meccanismo è diverso, e stupefacente, è la banca centrale europea, diretta da personaggi non eletti dalla gente, che decide quanto denaro prestare alle banche centrali nazionali!

Ma c’è di peggio, abbiamo perso, per via dei ricorrenti trattati comunitari, ratificati spesso dalle singole nazioni in maniera non democratica, anche la nostra sovranità politica, che è stata consegnata alla comunità.

Siamo irrimediabilmente nelle mani di questi criminali.

Per inciso vi riporto, giusto per capire la personalità malata della gente che dobbiamo subire, due loro pensieri, che ho sentito con le mie orecchie: “ma perché dovremmo favorire una massa di ignoranti zoticoni che non chiedono altro che avere alibi per subire passivamente e lamentarsi?” e la seconda: “non è colpa nostra se questi sprovveduti cafoni credano ancora che la costruzione dell’europa sia stata fatta per i loro interessi!”

Con queste due frasi si può tranquillamente introdurre il tema che analizzeremo domani: il controverso argomento della costruzione della società dei consumi”.

Il maggiordomo avvisa che la cena è pronta, i tre lasciano lo studio, e attraversano una enorme stanza che si potrebbe definire un soggiorno, ma si potrebbe definire anche in altri modi, per esempio una pinacoteca, oppure una raffinata biblioteca di libri antichi, oppure una sala museo che accoglie particolarissimi e pregiati oggetti, per lo più provenienti dal continente asiatico, appesi alle pareti in maniera organica, spiccano per grandezza e la raffinata fattura, quattro arazzi, in vari tavolini, sono sistemati oggetti di valore, e argenteria artistica, in un altro tavolo fa bella mostra di se, una variopinta  scacchiera, con i pezzi dalla conformazione mai vista, particolarissimi.

Già un’altra volta Cristiano è stato attirato dalla scacchiera e dai pezzi, e chiede allo statista informazioni.

“Proviene tutto dall’india, tavolo, pezzi e scacchiera, non capisco come mai ti abbia attirato uno tra gli oggetti di valore minore, ho, per esempio, una decina di libri del tardo medio evo, dal valore che non potete immaginare, un valore complessivo che si potrebbe quantificare corrispondente ad una decina di ville signorili nella capitale.

Come potete vedere, ci sono quadri di tutti i movimenti artistici dal diciannovesimo secolo in poi, mi piace possedere soprattutto i primissimi quadri che hanno decretato la nascita di ciascuna corrente artistica”.

Ma un motivo esiste perché gli occhi di Cristiano si siano posati sulla scacchiera.

“Mi ha attirato la scacchiera perché per me, qualsiasi oggetto riferibile agli scacchi, ha un suo valore affettivo, anche se è stata pagata pochi spiccioli.

All’età di dodici anni, ho conquistato il titolo di campione europeo giovanile nella mia fascia di età, e qualsiasi raffigurazione che rimanda a questo gioco, mi ricorda quei bei tempi andati.

In casa ho una collezione di oggetti scacchistici niente male”.

Durante la cena la signora Luisella scopre che Cristiano gioca a scacchi, e lo invita, al termine, a disputare una partita con lei, affermando però che è un po’ “arrugginita”.

Cristiano risponde che è nelle stesse condizioni, e accetta la sfida.

Dopo cena, i due sono impegnati per almeno tre ore a dare sfogo al cervello, la partita è molto interessante ed equilibrata, il gioco degli scacchi è una sorta di piacevole schiavitù mentale, per chi in passato ha raggiunto buoni livelli, e non si registrano regressi in termini di bravura, quello che si è imparato in passato, non viene dimenticato.

A fine partita Cristiano è in leggero vantaggio, ma concede l’onore delle armi e propone il pareggio, che viene accettato.

Il giorno dopo, è domenica, i tre uomini decidono di non ritirarsi nello studio, ma trascorrere la mattinata in soggiorno, dovranno parlare di consumismo, e dato che il tema appassiona anche la signora Luisella, in quattro spulciano quell’argomento in maniera meno analitica del solito, ne risulta una chiacchierata bonaria nella quale tiene banco soprattutto la signora.

Tra una frase e l’altra, si mette in evidenza il fatto che anche questo argomento deriva da presupposti commerciali, e si può datare dai tempi della nascita delle varie civiltà industriali, di come in qualche modo sia una concezione nata da bisogni elitari, o supposti tali, riconducibili a società opulente.

Ma se il tutto si limitasse a ciò, non avrebbe avuto quella dimensione che si è conquistata finora, bisognava invogliare la gente ad avere nuovi bisogni, e per fare ciò bisognava condizionare il pensiero della gente.

Una tra le teorie che ne avrebbe decretato il successo, affermava che bisognava creare in maniera artefatta, un esercito di idioti.

Il motivo è presto detto, tra le sue caratteristiche principali figurano elementi che invogliano a buttare via oggetti funzionanti, e sostituirli con altri nuovi, dalle caratteristiche superiori.

Lo vediamo in ambito automobilistico, quando si decide di costruire un nuovo modello di auto che ne sostituisca un altro che magari ha avuto successo, gli si impone lo stesso nome, e viene presentato in maniera più appetibile, ma dal prezzo superiore.

Ma sono due prodotti che non hanno elementi che li possano accomunare, solo il nome.

Perché simili concezioni abbiano successo, è necessario plagiare la gente, e si spendono tanti soldi in pubblicità, creando un meccanismo che, partendo da slogan e simili amenità, si mette in atto una spirale che spinge la gente verso il desiderio di possedere oggetti inutili, che vengono magari presentati tra le mani di personaggi famosi, il meccanismo mentale che viene messo in moto è intuitivo, al momento dell’acquisto la gente si identifica con il personaggio, ed è soddisfatta, se non addirittura felice.

Nuovi acquisti vuol dire più produzione, che significa più guadagni, si torna sempre allo stesso punto!

Oltre che rimbecillire la gente, le teorie che spingono ad adottare simili concezioni, partono dal presupposto che le risorse del nostro pianeta sono inesauribili, ma ciò non è vero, stanno creando oggetti non necessari, sfruttando materiali che potrebbero essere utilizzati per oggetti più utili, disperdendo energie naturali per il loro trasporto e fabbricazione, sfruttando risorse per il loro imballaggio, inquinando il suolo, le acque e l’aria.

E poi si pone il problema del loro smaltimento, ma a loro questo non interessa, o meglio, possono sfruttare anche quella opportunità.

E si sono inventati il sistema delle carte di credito per favorire gli acquisti, associandole a rate e cambiali, e sono contenti quando scoprono che hanno creato meccanismi mentali che non si possono definire altrimenti che compulsivi.

E in genere, la loro fabbricazione, per contenere i prezzi, nega diritti ai lavoratori, e vengono adottate logiche lobbistiche, e spesso monopolistiche.

Immorale è un altro atteggiamento presente nella teoria, quello che il prodotto debba avere una vita limitata, per essere sostituito più volte.

A volte, in certi oggetti dalla tecnologia avanzata, vengono inseriti aggeggi elettronici equiparabili a contatori, una volta raggiunto quel numero di azioni prestabilite, bloccano il sistema, e il costo della riparazione è superiore all’acquisto del nuovo prodotto, costruito nel frattempo.

I quattro concordano che sarebbero necessari atteggiamenti comuni degli acquirenti, per spezzare questa catena, che tra l’altro, non tiene conto delle necessità del terzo mondo, e crea favoritismi per le società opulente, che prelevano risorse da quei continenti svantaggiati.

Sarebbe necessaria una decrescita generale del mondo cosiddetto ricco, controbilanciate da azioni rivolte al benessere del terzo mondo, un consumo consapevole, un riappropriarci della nostra intelligenza, combattere lobby commerciali e produttive, controllare che per costruire certi oggetti non siano stati sfruttati i lavoratori, preferire prodotti nati da realtà artigianali, e non industriali, da paesi in difficoltà, e boicottare aziende che assumono atteggiamenti poco etici.

L’argomento, seppure trattato in maniera succinta, si può considerare esaurito, per la sera il Francese propone di parlare di come i sindacati, che hanno goduto di grande autonomia e prestigio durante tempi economici favorevoli, caratterizzati da progresso e conquista di nuovi diritti per i lavoratori, in questi anni di crisi hanno perso rappresentatività.

In attesa del pranzo Cristiano scopre quale sia il legame che unisce i tre, si parla delle loro vite trascorse, e dell’ambiente che li ha visti percorrere le stesse strade.

Studiavano, seppure in facoltà differenti, nella stessa università francese, e in quel periodo erano molto uniti, e il loro impegno non si limitava allo studio, ma facevano parte degli agguerriti gruppi di studenti che hanno lottato contro il sistema, e che viene ricordato dalla storia come il maggio francese, i due uomini, già laureati, collaboravano con l’università, mentre la signora, stava completando gli studi.

Furono arrestati più volte, e subirono anche bastonate dalla polizia, ma non cambiarono mai atteggiamenti, e la comunione di intenti non poteva portare ad altro che al rispetto reciproco e all’amicizia.

Dopo il pranzo, e dopo un altro scontro scacchistico, che ha decretato un altro pareggio, i tre uomini si ritirano nello studio, pronti ad affrontare il nuovo argomento già stabilito.

Parlano soprattutto i due coetanei, mentre Cristiano sta per lo più ad ascoltare, il Francese mette l’accento, ancora una volta, sull’importanza della pubblicazione del quarantatre, sempre quella.

Mette in risalto i metodi per annichilire i lavoratori, nel caso siano riusciti ad ottenere vantaggi troppo consistenti dalle loro lotte.

Devono essere messi, loro, e i loro rappresentanti, nelle condizioni di essere obbligati ad accettare qualsiasi proposta.

Il metodo di gran lunga preferibile, è quello di creare in maniera fittizia crisi economiche, che si raccomanda di far terminare quando i lavoratori abbiano perso in pochi anni, i diritti acquisiti in decenni, anzi in secoli di lotte, e i sindacati abbiano perduto credibilità.

Si mette in risalto che il pericolo maggiore per i padroni è il radicalismo dei sindacati, quindi bisogna, prima di tutto, comprarli, e costringerli a concordare soluzioni, ecco che torna la parola enunciata un paio di giorni fa: concertazione.

La crisi economica, è finalizzata a ricattare i lavoratori, le parole chiave sono quelle che si sentono continuamente in televisione, delocalizzazione, parziale occupazione, agenzie interinali, precariato, disoccupazione, sottoretribuzione, non c’è lavoro per tutti, un’azienda statale non competitiva deve essere alienata, quindi privatizzare aziende e servizi, c’è la globalizzazione, e quindi vi dovete accontentare, tutti termini che sono prepotentemente entrati nel nostro cervello, ma che nascono da molto lontano, e a questo punto, sarebbe da ciechi convincerci che la crisi è reale, e non indotta.

Argomenti che sarebbe necessario analizzare attentamente, ma oggi è domenica, e tutti hanno capito che il libro pubblicato nel quarantatre, era riferibile alla situazione attuale, e non può essere un caso che queste condizioni di crisi, alienazione di sovranità, la stessa costruzione della comunità, e della sua moneta, la globalizzazione e simili amenità, non siano derivate da strategie che vengono da molto lontano, e i poteri nascosti, massonerie, i cocainomani descritti in precedenza, i personaggi che hanno formato gli attuali burocrati della comunità, l’organizzazione w, e chissà quanti altri, hanno avuto tutto il tempo per pianificare disastri, e bisogna riconoscere che hanno avuto un mare di pazienza, ma sono riusciti pienamente nel loro intento, la restaurazione sostanziale degli antichi poteri assolutistici, e la formalizzazione di un nuovo livello di schiavitù.

Siamo sostanzialmente e drammaticamente tornati indietro; secoli di lotte, sudore e sangue azzerati in pochi anni, intelligenze storiche che hanno tracciato il cammino, ora vengono relegate nel dimenticatoio, la gente viene rincretinita da programmi televisivi che hanno il solo scopo di deviare l’attenzione su argomenti senza consistenza, gli stupidi costruiti ad arte si accontentano di scimmiottare personaggi famosi, anch’essi costruiti ad arte.

“Hai sentito che la principessa del galles è di nuovo incinta?”

“Che bel goal ha segnato il centravanti!”

“Stai seguendo lo sceneggiato?”

“Mi tocca pagare il ricovero, eh, vabbè, ci tocca … c’è la crisi!”

“Hai notato come stiano aumentando i costi dei servizi?”

“Bisogna fare sacrifici, non ci sono soldi in circolazione”.

“Bisogna andare in germania a lavorare …”

“Sto lavorando in nero, l’azienda non si può permettere di assicurarmi, pazienza …”

Dalla civiltà siamo passati alla barbarie.

E allora bisogna dare organicità all’azione della fondazione dello statista, per cercare di invertire questa spirale infame, costruire dal nulla una nuova partecipazione, acquisire concetti culturali propri, formare la gente a situazioni che consentano loro di capire che il mondo sta girando al contrario, dare risalto alla battaglia culturale che il gruppo scandinavo ha intrapreso, capire quando movimenti che sembrerebbero a favore della gente, si dimostrano solo una valvola di sfogo per le loro rabbie, quindi funzionali a tenere la cose come stanno.

Conquistare la democrazia, è complesso, e ha bisogno di meccanismi che per forza di cose non possono essere immediati, ma è facile perderla in tempi ragionevolmente brevi, quello che sta succedendo in questi anni; evidentemente l’attenzione della gente è venuta meno, ed ha perso un diritto dopo l’altro, senza accorgersene.

E allora è necessario in qualche maniera, invertire l’attuale regresso, con azioni che prevedano sinergie tra la fondazione, l’opera sotterranea di chi vorrà unirsi per combattere la w dal suo interno, la dimostrazione che renderà evidente il movimento scandinavo, in funzione di una visione popolare della vita, la prossima pubblicazione del libro dello statista e quant’altro si renderà indispensabile.

E capire quanto tempo sia necessario per ristabilire la democrazia nel nostro continente, e pianificare azioni diluendole nel tempo, nella maniera più razionale possibile.

Grande risalto dovrà essere dato al fatto che questi poteri nascosti, in qualche modo, abbiano costruito pazientemente condizioni che mirano a rendere idiota molta gente.

Dovremo dimostrare che abbiamo capito il loro gioco, e non siamo così stupidi come pensano, si dovranno accorgere quale forza può sprigionare la gente, quando è motivata, ed ha capito che bisogna assolutamente combattere i nuovi assolutismi, e liberarsi dalle nuove schiavitù.

E non bisogna aspettare, i tre immaginano in che direzione potrebbe evolversi la situazione sociale di questo passo, tra una decina d’anni, e concordano che, forse, le loro azioni potrebbero risultare tardive.

Ma tutto questo ha bisogno di risorse, la fondazione è istituita per tale scopo, e bisognerà dedicare molta cura e intelligenza a puntualizzarne gli obiettivi, per questo i prossimi giorni saranno dedicati a scegliere priorità in tal senso.

Quattro persone sono riunite nella cucina del palazzo romano, sono la padrona di casa, la signora Luisella, suo marito, lo statista, il Francese e Cristiano, lo statista cerca di dare organicità alla discussione: “Finora abbiamo solo, per così dire, giocato un gioco indubbiamente importante, ma nessuna decisione è stata presa, è arrivato il momento di stabilire regole e priorità, presumo che quello che si è detto finora sia stato giudicato da tutti come veritiero e condiviso, e desidero sapere se tutti avete intenzione di partecipare al progetto della fondazione, sappiate che per venirne ammessi, occorre che diate la vostra disponibilità, precisando che qualsiasi vostra futura azione politica o pubblica, deve ottenere l’approvazione della direzione della fondazione, nella mia idea stiamo costruendo un soggetto palese, si, ma certe nostre azioni dovranno essere sotterranee, non vorrei dare vantaggi a chi abbiamo intenzione di combattere, per ora ne fanno parte solo due nomi, il mio e quello di mia moglie, se ci fosse qualche impedimento che decreta che non è possibile la vostra partecipazione, lo vorrei sapere in questo momento, e vi avviso che le prossime decisioni verranno prese da noi quattro, più poche altre persone che inviteremo oggi stesso”.

Lo statista incassa la disponibilità dei due, e qualche minuto dopo i quattro si riuniscono nello studio, e firmano una montagnetta di documenti che li impegnerà per sempre.

Il primo, significativo passo della fondazione è compiuto, la sua prima riunione ufficiale è in corso, ora si tratta di stabilire quali altri nomi affiancheranno i quattro, e poi, una volta stabiliti i nomi, la direzione del nuovo soggetto sarà al completo.

“Cristiano, tra noi, tu sei il più giovane, quello che presumibilmente dedicherà più tempo di tutti alla fondazione, ti invito ad esprimere due nomi di persone che reputi possano lavorare attivamente e intelligentemente, all’interno del nostro gruppo”.

“È presto detto, non ho dubbi sulle figure dei nuovi partecipanti al progetto, sono miei coetanei, un politico Pugliese, che si chiama Igor, ed una mia amica Sarda che risponde al nome di Libera, entrambi fanno parte della w”.

“Benissimo, voi sarete il futuro della fondazione, contattali rapidamente, e, se fossero favorevoli, fai firmare loro questi documenti, uno di essi stabilisce che si dovranno impegnare in favore della gente, e contro i poteri nascosti che ben conosciamo, per tutta la loro vita, e passiamo a te, Jaques, ti chiedo se anche tu hai una persona con le stesse caratteristiche, ma esperto anche in economia politica, deve aver dimostrato personalità e seguito, naturalmente dovrà essere estraneo a concezioni neo liberiste”.

“Ho il nome, lo conosco bene, è un trentenne giornalista Francese, che per lo più è impegnato in continue conferenze per combattere gli attuali canoni economici imperanti, una persona intelligente e carismatica, farà sicuramente al caso nostro e non ho dubbi sulla sua partecipazione al progetto, ci chiama Pierre”.

“Benissimo, stessa procedura riguardo ai fogli da firmare, contatta poi il gruppo degli Scandinavi, fai loro scegliere un rappresentante, e se fosse di tuo gradimento, fai firmare, il gruppo sarà così al completo.

Penso che non abbiamo troppo tempo per aspettare la risposta positiva di queste nuove quattro persone, e andiamo a stabilire noi stessi i dettami vincolanti della fondazione, buttiamo giù una sorta di elenco di obiettivi e priorità, e una volta incassata la loro disponibilità, trasmetterò il tutto ad un notaio, che decreterà la nascita formale della fondazione, ci saranno tempi e modi per aggiungere eventuali postille o precisazioni espresse dai nuovi componenti, la prima riunione comincia adesso”.

Interviene per prima la signora:

“So quanti danni abbia causato il clima di monopolio culturale in cui si è dovuta confrontare la società finanziaria europea e mondiale, sono certa che Jaques approverà il passo che suggerisco di compiere, spezzare quel monopolio, e fondare una casa editrice che, oltre ad affrontare temi commerciali, favorisca pubblicazioni che vadano in direzione opposta al clima di non cultura a cui stiamo assistendo, non ci dovremo però limitare a stampare libri, ma percorrere anche altre strade”.

Ottiene l’approvazione del Francese e degli altri.

Interviene il transalpino:

“Io propongo di contrastare duramente quest’ordine di cose, in una maniera che forse non approverete, ma penso che se ragionate attentamente un po’ di approvazione potreste concedermela, propongo di finanziare uno studio legale che si occupi di difendere la povera gente dai soprusi dei potenti, e questo può essere un metodo di autofinanziamento, dopo i primi tempi penso che possa camminare con le proprie forze, ma il tutto deve essere finalizzato a promuovere azioni legali contro le persone visibili che stanno affamando il mondo, e chissà che qualche criminale che si è tenuto finora al buio, non sia costretto ad uscire allo scoperto, l’idea è di accusare molti funzionari e uomini politici di soprusi e sofferenze indotte, e persino di omicidi dolosi che finora sono stati catalogati come suicidi”.

Anche questa linea di condotta ottiene l’approvazione degli altri tre.

Interviene lo statista, “sapete benissimo come la penso riguardo al problema culturale, che, per me, è alla base della democrazia; hanno cercato di inebetire per decenni la gente con teorie che, secondo me, hanno fatto presa sulla gente, a causa della loro impreparazione culturale, basti pensare al problema del consumismo, ma non solo, penso che questo compito possa essere assolto dalla casa editrice, affiancata da una rete televisiva e qualche sito internet, e da pubblicazioni periodiche o giornaliere, bene, precisato questo vi espongo le azioni politiche che, secondo me, sono indispensabili per i primi anni, e cioè lavorare per azzerare i vari segreti di stato e trattati segreti, che hanno finora impedito la regolare vita democratica, so che in certi avvenimenti sono coinvolto anch’io, ma in genere ho agito secondo coscienza, la mia coscienza di allora, ebbene, sono pronto comunque ad affrontare qualsiasi azione, anche penale, ho bisogno di andare a letto, la sera, e non essere assillato da implicazioni  che gettino ombre sul mio cammino politico, sarà quel che sarà”.

Tutti approvano anche la linea dello statista, per ultimo interviene Cristiano.

142 SEGUE…

 

 

11° parte Il gioco delle tre carte di Mariano Abis

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